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Informatica al guttalax: perché lamentarsi se Windows fa venire la diarrea? Ovvero: l’ipocrisia del software che non si sa come è fatto (ma gli effetti si vedono!)

Ieri uno dei post più quotati dei blog di WordPress era il seguente: [IT] Informatica al vetriolo: perché nessuno si lamenta che il firmware del frigorifero è “proprietario”? (ovvero: l’ipocrisia dei linuxiani medi)

Si tratta di un post dei soliti che non meriterebbe attenzione…

E invece no, perché è uno di quei post che fa tanto “senso comune”. Sì, in fondo, che ci frega se il software è proprietario o no? Oppure, per dirla come un commento a suddetto post: “la gente mangia il Kinder fetta al latte ma non sa come è fatto”.

Sbagliato. Per legge su tutti i prodotti alimentari devono esserci scritti gli ingredienti. Per legge qualsiasi prodotto elettronico deve essere testato per la sicurezza. Per legge sui cosmetici, i saponi, ecc. deve esserci la composizione e così per i farmaci e qualsiasi altro prodotto. Tranne uno: il software.

Si può obiettare che il software non è un prodotto materiale. D’accordo, ma influisce eccome sulla materia: immaginate le centraline che controllano la corrente elettrica o gli scambi ferroviari.

Ma anche volendo paragonare il software ad altri prodotti immateriali: delle canzoni posso acquistare gli spartiti, i libri sono di per sé “open”, le immagini anche. Solo il software è chiuso. Perché?

Io lo trovo perfettamente innaturale. Io pretendo di sapere come è fatto il software che uso.

Poi perché lamentarsi se Windows non funziona, se è instabile, se è insicuro? Sarebbe come se acquistassimo una caramella che ci fa venire la diarrea e poi ci lamentassimo… be’ c’è poco da lamentarsi, la prossima volta leggi gli ingredienti e scoprirai che le caramelle senza zucchero sono lassative.

Ah, ma con Windows la ricetta non c’è… ma l’effetto è lo stesso, a ben pensarci 😉

  1. 9 agosto 2008 alle 11:52

    ottimo articolo

    l’immagine è bellissima 🙂

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  2. andrea
    9 agosto 2008 alle 12:02

    Giustissima osservazione, ma forse a molti conviene così.

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  3. 9 agosto 2008 alle 12:02

    I problemi di quel post sono molteplici:
    – assumere che avere il codice sorgente interessi solo a uno sviluppatore
    – confondere software libero e open source (e meno male che aveva il libro free as in freedom, forse, come suggerito da un commento, oltre a comprarlo bisognava leggerlo)
    – assumere che a chi si interessa del free software non importi come sia il firmware del videoregistratore (boiata gigantesca, basta pensare che una intera sezione della gplv3 parte da una riflessione su TiVo e simili) o del telefono (altra boiata, basti pensare alla causa FSF vs Skype) o del telefonino (terza boutade, o meglio boutanade… si pensi a openmoko freerunner e soci)

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  4. guiodic
    9 agosto 2008 alle 12:06

    @Shaitan: osservazioni perfette…

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  5. 9 agosto 2008 alle 12:18

    Mmmm considerazioni interessanti…
    Però…
    del kinder fetta al latte non ti dicono come viene fatto (il listato): ti forniscono solo la lista degli ingredienti.
    Quindi se un software venisse rilasciato con ricetta KFAL, ci verrebbe fornita la merendina e un elenco delle funzioni e delle variabili utilizzate, ordinate dalla più frequente alla meno frequente, proprio come si fa con gli ingredienti.

    Ovviamente sto scherzando/delirando/ragionando per assurdo! 🙂

    Ciao
    (complimenti per il blog!)
    Ghisa

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  6. 9 agosto 2008 alle 12:26

    Mi permetto, pur considerando molto interessante il tuo articolo, che ci sono alcune cose come il pane che non richiedono che i componenti usati, che non superano un certo X %, siano dichiarati per legge.

    Vi assicuro che sono tanti questi componenti: migliorativo, stabilizzatore ecc.

    La cosa mi fa inc…… molto perchè la maggior parte delle persone ha una visione del pane come di un alimento sano e invece non lo è come Windows 🙂

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  7. guiodic
    9 agosto 2008 alle 12:34

    Ovviamente i paragoni tra immateriale e materiale non calzano mai a pennello 🙂
    Comunque è significativo che il software proprietario è uno dei pochi (se non l’unico) prodotto del quale non sia sa assolutamente nulla di come è fatto. In più il produttore non ha nessun obbligo ad esempio di mostrare il codice a qualche autorità per controllare che non sia pericoloso ad esempio per la privacy. La gente dovrebbe fidarsi e basta.

    p.s comunque ci sono molti prodotti sui quali trovi delle ricette su come farli in casa, ad esempio i biscotti di una nota marca.

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  8. piergiu
    9 agosto 2008 alle 12:51

    bravo, bell’articolo anche il tuo, hai rielaborto bene la frase del kinder fetta al latte, ma qui

    http://eldino.wordpress.com/2008/08/08/it-informatica-al-vetriolo-perche-nessuno-si-lamenta-che-il-firmware-del-frigorifero-e-proprietario-ovvero-lipocrisia-dei-linuxiani-medi/#comment-1901

    mi riferivo alla RICETTA del prodotto XD hahaahah
    comunque hai colto in segno il significato!!

    certi ti offrono un dolce e anche la sua ricetta e riesci a capirla, puoi modificarla, oppure mangiartela perchè, appunto sai come è prodotta, oltre agli ingredienti che ti servono…

    altri ti offrono il dolce senza dirti la ricetta, e a volte nemmeno gli ingredienti, e sta a te fidarti o meno di mangiarla, a seconda della persona che te lo offre(se ha la faccia diabolica stile strega di biancaneve e i sette nani mentre dà la mela avvelenata)(p.s.: la mela nn centra quà 😛 ahahah )

    saluti, e buone vacanze!!

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  9. 9 agosto 2008 alle 15:18

    sono d’accordo in pieno con te 😉

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  10. 9 agosto 2008 alle 16:08

    sei fortunato che per il momento ti legge solo gente che piu o meno sostiene le idee del pinguino, altrimenti sai che flame… 😀

    comunque quello che hai presentato è un argomento molto complesso, è facile darti ragione se si è aperti a capire di cosa si parla, se invece si fa solo fanboysmo bè, allora ti si dà torto…

    ma come hai detto per i cibi si mostrano gli ingredienti per legge, non esistono leggi che obblighino a farlo col software e il motivo principale è certamente che questo di è ampliamente sviluppato e diffuso solo negli ultimi venti anni, non dando alla gente nemmeno il tempo di accorgersi di quanto la tecnologia si stesse evolvendo, lasciando così disinteressati anche coloro che dovrebbero tutelarci… col tempo però anche i nostri capi hanno iniziato a scoprire l’informatica, troppo tardi purtroppo, ora abbiamo una grande potenza (dicasi Microsoft) che impedisce e/o comunque non offre alcun lato positivo nell’apertura forzata del software.

    sarà così ancora a lungo 😉

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  11. gilean
    9 agosto 2008 alle 17:01

    tu non hai il diritto di vedere cio’ che c’e’ nel software che usi. Il diritto che puoi avere (o meglio il potere) e’ quello di non comperarlo se non ti piace. Ma chiunque crei qualcosa ha diritto su di essa.

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  12. 9 agosto 2008 alle 18:02

    Mi dispiace che tu non abbia compreso il senso del post, che non era una deificazione del software proprietario, ma una critica volutamente provocatoria (da qui la sua appartenenza alla serie “Informatica al vetriolo” da te parodiata con dubbio gusto e faciloneria) a gente come te, che fa del software una crociata ideologica, piuttosto che utilizzarlo ed esaltarlo per le sue virtù pratiche, tecniche e produttive, e dimostrare sul campo che è migliore nel tuo settore d’interesse. Inoltre, permettimi di correggerti su un punto:

    “i libri sono di per sé “open”, le immagini anche.”

    Sono open se la licenza con cui sono distribuite non si chiama
    “copyright”. Ed al momento, ottimisticamente, solo un 5% delle opere d’ingegno sono open. Il fatto che molte immagini siano indicizzate su Google Immagini, come quella da te usata per il post, non significa che tu possa usarle liberamente, senza neanche citare la fonte da cui l’hai presa e/o l’autore del fotomontaggio. Questo si chiama “furto”.

    Per il resto, il tuo post è spiccatamente di parte, e non risponde con argomentazioni valide e sensate alla domanda che avevo posto, per cui mi pare superfluo commentare ulteriormente, ma me ne rammarico, perché ho il tuo blog tra i miei 155 feeds RSS e mi attendevo un contropost giustificato da argomenti validi, e non un modo semplice semplice per aggiungere contenuti al tuo sito in preda ad uno stroboscopico entusiasmo.

    Saluti,
    eldino

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  13. 9 agosto 2008 alle 18:24

    Caro Eldino, dira faciloneria significa che non hai letto il resto degli articoli di questo Blog, altrimenti non penso lo avresti scritto.

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  14. guiodic
    9 agosto 2008 alle 18:33

    @gilean: parli come se tutto questo fosse giusto e naturale, ma non lo è.

    @eldino: vedo che non hai colto… ho scritto open e non libero. Un libro posso vedere “come è fatto”, un’immagine anche. Un software no. Cogli la differenza?
    Quanto al tuo post… se ce lo spieghi, perché non s’è capito dove sta l’intelligente provocazione.
    Semplicemente dici cose non vere: chi si batte per il software libero lo fa anche per i telefonini, i videoregistratori, ecc. quindi hai proprio preso un grosso granchio.
    Poi non si capisce perché chi sostiene il software libero è di parte, chi invece lo critica no.

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  15. manu
    9 agosto 2008 alle 18:54

    @ eldino:
    se ora, 9 agosto 2008, stai ancora qui a parlarci di “furto” è meglio che lasci perdere le netlabel e ti metti ad ascoltare cd con DRM, perché non hai capito niente di come si sta evolvendo la condivisione delle informazioni. E con questo NON voglio dire che chi produce opere d’arte non debba essere retribuito, anzi. Questo è però un discorso lungo e complesso e non voglio affrontarlo qui.
    Ma parlare di “furto” è del tutto obsoleto. Intendo come concetto. E se non lo capisci ora, te ne accorgerai poi.

    E il senso del tuo post “al vetriolo” non l’ha capito nessuno, semplicemente perché un senso non ce l’ha.

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  16. guiodic
    9 agosto 2008 alle 18:58

    grazie manu per la segnalazione, hai completamente ragione.

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  17. Ikitt
    9 agosto 2008 alle 19:52

    Provo a fare un giochino scemo:

    Tizio: “Cosa significa che esiste la liberta` di stampa?“
    Caio: “Significa che tutte le persone dovrebbero avere il diritto ad esprimersi tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo di espressione delle opinioni personali o creatività.“
    Tizio: “Hai mai scritto un libro?“
    Caio: “No.“
    Tizio: “Hai mai scritto un articolo di denuncia?“
    Caio: “No.“

    +++

    Piu` seriamente (?), non e` che tutto quello di cui non si ha IMMEDIATA e SUBITANEA esigenza sia solo una pippa mentale da idealista. Di molto del software opensource non ho mai guardato i sorgenti. Ma quando ce n’e` stata la necessita`, e` stato molto utile poterlo fare.
    La tanto favoleggiata pragmaticita` consiste nel concentrarsi sul POSSIBILE, non sul fissare intensamente la punta del proprio naso (e possibilmente bollare come idealista-pipparolo-che-non-ha-mai-lavorato chi cerca di guardare un centimetro oltre).

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  18. gilean
    9 agosto 2008 alle 20:35

    Guidodic

    Io non sono ne per l’open ne per il closed, come molti di voi fanno sia sui forum dedicati ad Ubuntu, sia su quelli dedicati ai sistemi operativi Microsoft. Permettimi solo di dirti una cosa: colui che e’ “accecato” dall’amore per l’open vedono nella libertà solo la libertà del codice, non comprendendo che la libertà reale consiste anche nel tenere per se il codice di un programma scritto. Vi sta bene? daccordo, allora avrete compreso cosa vuol dire davvero libertà. Insistete che Microsoft e’ l’antiCristo perchè fa software Closed? beh allora semplicemente non compratelo, nessuno vi obbliga a farlo. Per il resto mi trovo essenzialmente daccordo con Eldino. Spero che questo post non venga inteso come provocatorio o altro, e’ solo il mio punto di vista “libero”.

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  19. guiodic
    9 agosto 2008 alle 20:41

    Infatti io non lo compro.
    Quanto alla “libertà di tenere chiuso il codice” riguarda il programmatore, non l’utente. Quindi la libertà di uno contro quella di milioni. Io scelgo la seconda.

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  20. gilean
    9 agosto 2008 alle 21:08

    l’utente e’ libero di non comperarlo. Cosa ti sfugge di questo passaggio? il programmatore deve per forza essere OBBLIGATO a rendere open il codice solo perche’ chi lo usa (o vorrebbe usarlo) vuole cosi’? in tal caso è come dire che voglio provare a fare il frocio con il tuo didietro e che tu il didietro me lo devi dare per la mia libertà. Tu come la prenderesti? 😀

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  21. guiodic
    9 agosto 2008 alle 21:14

    Ma infatti t’ho già detto che non lo compro… poi il paragone non c’entra nulla.
    Comunque allora spiegami come mai le ricette posso copiarle e il software no. Eppure la cucina va avanti e ristoranti non falliscono per questo 🙂

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  22. 9 agosto 2008 alle 21:48

    Perchè da tanto fastidio che ci siano persone che preferiscono l’open source e lo dicono?

    A me se Apple o Microsoft non lo fanno importa relativamente e non lo acquisto, ma questo non mi impedisce di dire ed elogiare l’open, e allo stesso tempo far notare l’importanza delle differenze presenti fra open e closed.

    Giusta la libertà del programmatore, giusta la mia libertà di preferire i programmatori open, o no?

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  23. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 1:11

    gilean
    “Permettimi solo di dirti una cosa: colui che e’ “accecato” dall’amore per l’open vedono nella libertà solo la libertà del codice, non comprendendo che la libertà reale consiste anche nel tenere per se il codice di un programma scritto.”

    che sarebbe a dire libertà di privare il prossimo della libertà, e questo non va. la libertà è una cosa sacrosanta, ma la mia libertà finisce dove inizia la tua. chi chiude il software priva gli utilizzatori di determinate libertà, invade la loro libertà, punto.

    tu mi dici che nessuno obbliga ad usare il software proprietario, ma il software closed per sua natura tende ad imporsi contro la volontà del’utente, questo per esempio tramite formati e protocolli chiusi.

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  24. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 1:23

    gilean
    “Ma chiunque crei qualcosa ha diritto su di essa.”

    non è vero, infatti la durata del copyright non è eterna, ma temporanea. lo scopo originario di questo strumento è di incentivare gli autori a produrre di modo che la collettività ne tragga vantaggio,
    e basta.

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  25. 10 agosto 2008 alle 3:40

    Non mi piace chi dice “la tua libertà finisce dove inizia la mia. E perchè? perchè sei egoista? No caro, la libertà, proprio perchè è libertà impone una capacità gestionale, ed a volte è libertà anche non prestare attenzione a questa “legge empirica”. Io dico che se voglio far un sw, ci sudo sopra, ci perdo tempo e poi lo voglio vendere senza che sia copiato (se fosse un macchinario rivoluzionario potrei brevettarlo, il sw no!) il sw closed potrebbe anche essere buona cosa. Ammettendo che un ordine superiore e super partes abbia controllato il codice in favore degli utilizzatori e della garanzia di qualità dell’azienda/del programmatore/degli investitori ecc…

    Manca un organismo di controllo secondo me!

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  26. Ikitt
    10 agosto 2008 alle 8:09

    Bergs:
    E` proprio questione di egoismo: non prestare attenzione alle conseguenze delle proprie azioni verso gli altri (ovvero calpestare la liberta` altrui in nome della propria) e` giusto quello che fa l’egoista 🙂

    Il macchinario rivoluzionario puoi brevettarlo, vero, con due piccoli “pero`” che spesso sono sorvolati
    1) il brevetto e` accettato solo se si rispetta il requisito di innovazione (vabbeh, questo punto e` applicato sempre piu` solo in teoria)
    2) SI DIVULGANO I DETTAGLI TECNICI, TUTTI, DEL FUNZIONAMENTO DELL’OGGETTO DI BREVETTO!

    Il punto (2) e` banalmente impossibile con il sw closed 🙂

    Inoltre, lo spirito originario dei brevetti e del diritto di autore *ERA* proprio quello di conciliare i diritti dei singoli con quello della collettivita`. Riguardo proprio i brevetti, l’idea di base era (a rileggerlo sembra fantascienza, invece…) quella di stimolare gli inventori a inventare _E_ a divulgare le loro scoperte (vedi qualche riga sopra!) in cambio di un monopolio TEMPORANEO sui frutti del loro lavoro, tutto questo nell’interesse della collettivita` tutta (inventore + altri) perche` cosi` l’innovazione, passato qualche tempo, sarebbe diventata patrimonio di tutti.

    Si, sembra proprio fantascienza, di questi tempi.

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  27. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 10:50

    bergs
    “Non mi piace chi dice “la tua libertà finisce dove inizia la mia. E perchè?”

    la tua libertà finisce dove inizia la mia significa che non ho il diritto di togliere o limitare la libertà del prossimo. questa è la base, se non sei d’accordo su questo non ha senso continuare a discutere.

    la libertà altrui al limite si può ridurre ma deve esserci veramente un valido motivo sotto, dato che vai a interferire sul bene più prezioso che l’essere umano ha.
    e non vedo nessun valido motivo che giustifichi il software proprietario.

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  28. guiodic
    10 agosto 2008 alle 11:27

    Sono convinto che il sw proprietario, insieme ai formati chiusi e ai brevetti software, frenino l’innovazione e l’economia.
    E questo è un male per tutti, utenti, aziende, programmatori, ecc. In realtà l’idea che il software è “di norma” proprietario e solo come “eccezione” libero, è un’idea imposta dall’industria del software proprietario. Se gli stati non avessero accettato questa visione, oggi rabbrividiremmo all’idea che il software possa essere proprietario.
    E’ solo una questione di punti di vista.

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  29. Ikitt
    10 agosto 2008 alle 11:34

    A favore dei brevetti sw, nella loro incarnazione presente e futura, si schierano sostanzialmente gli azionisti dei monopolisti dei vari settori e pochi altri (fatta eccezione per chi “si sente tutelato” e “non vuole regalare i frutti del suo lavoro” che fanno storia a se – chiedere a Microsoft se e` vero).

    La cosa divertente e` che ai tempi della prima mobilitazione anche numerosi produttori DI SOFTWARE PROPRIETARIO si dissero fermamente contrari all’introduzione dei brevetti sw in europa.

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  30. gilean
    10 agosto 2008 alle 15:26

    GUIODIC

    “Sono convinto che il sw proprietario, insieme ai formati chiusi e ai brevetti software, frenino l’innovazione e l’economia.
    E questo è un male per tutti, utenti, aziende, programmatori, ecc. In realtà l’idea che il software è “di norma” proprietario e solo come “eccezione” libero, è un’idea imposta dall’industria del software proprietario. Se gli stati non avessero accettato questa visione, oggi rabbrividiremmo all’idea che il software possa essere proprietario.
    E’ solo una questione di punti di vista.”

    Se il tuo discorso fosse supportato dai fatti, l’evoluzione naturale ci insegna che a quest’ora ogni utente utilizzerebbe Linux nel suo pc e non conoscerebbe nemmeno Windows, questo perchè Linux sarebbe superiore in ogni aspetto a windows stesso. Purtroppo pero’ non e’ cosi’,di conseguenza c’e’ qualcosa di sbagliato nella tua asserzione. E per favore non mi parlate di monopoli microsoft, perche’ chiunque puo’ rinunciare ad una licenza OEM facendosi rimborsare i soldi, e al giorno d’oggi vendono PC con linux preinstallato. Piccola curiosità: qua in italia la Dell ha dovuto ritirare i suoi PC con linux perche’ non li comperava nessuno, e lasciare quelli con XP. come mai? ripeto non voglio alimentare flame, ma onestamente non sopporto discorsi fatti coi paraocchi da parte di fermi sostenitori dell’unica verità possibile. Per mia natura tendo a farmi una idea globale della situazione, non per nulla nel mio pc utilizzo vista per lavoro ed ubuntu perche’ mi piace imparare ad utilizzare qualcosa di nuovo, che non ho mai usato.

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  31. sid9477
    10 agosto 2008 alle 15:38

    “una licenza OEM facendosi rimborsare i soldi”
    non credo che i tempi del rimborso siano velocissimi…

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  32. guiodic
    10 agosto 2008 alle 15:49

    gilean, ma perché devi raccontare baggianate sul mio blog?
    Ottenere un rimborso in Italia è quasi impossibile, quanto a Dell non ha neppure cominciato a vendere i pc con Ubuntu in Italia.
    Se vuoi raccontare fandonie vai su qualche altro blog per favore.

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  33. Ikitt
    10 agosto 2008 alle 15:54

    gilean:

    non ti parlero` di monopolio microsoft, che ad esser rigorosi non sussiste (monopolio = 100% del mercato, unico fornitore).
    Tuttavia posso parlarti di posizione dominante, e di relativo abuso. Di questo, peraltro, e` convinta anche una corte USA.
    Vabbene essere equilibrati, ma che ci siano storture nella situazione attuale e` certificato.

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  34. gilean
    10 agosto 2008 alle 16:12

    Guiodic

    che mazza dici? io ho ottenuto il rimborso della mia licenza OEM di windows Vista (ne avevo una full) sul mio portatile…ma che fai vaneggi? inoltre ti ho detto che non voglio creare flame, quindi sei pregato di rispondere con educazione, non mi pare ti abbia insultato con nessuna mia parola. Per quanto riguarda i portatili dell leggiti questo e fatti una cultura.

    http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/dell-linux/dell-linux/dell-linux.html

    @Ikitt

    Su questo hai ragione, ma c’e’ da riflettere su come microsoft abbia avuto ad un certo punto della storia la sua posizione dominante (fermorestando il fatto che e’ sbagliato che cio’ avvenga).

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  35. gilean
  36. guiodic
    10 agosto 2008 alle 16:15

    Non ho detto che è impossibile, ho detto che è difficile. Per certe marhe è praticamente impossibile, c’è gente che ha dovuto rivolgersi ai tribunali.
    Nell’articolo dove sta scritto che Dell ha ritirato la vendita dall’Italia? Avanti, dove sta scritto?
    Leggi e cerca di capire cosa leggi.

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  37. gilean
    10 agosto 2008 alle 16:23

    Guiodic, guarda che forse non sei bene informato. Prima hai detto che dell non ha mai distribuito in italia pc con ubuntu come tu hai scritto


    guiodic 10 Agosto 2008 alle 15:49

    gilean, ma perché devi raccontare baggianate sul mio blog?
    Ottenere un rimborso in Italia è quasi impossibile, quanto a Dell non ha neppure cominciato a vendere i pc con Ubuntu in Italia.
    Se vuoi raccontare fandonie vai su qualche altro blog per favore.

    poi dopo aver compreso che hai detto una fesseria hai ripiegato dicendo che dell non ha mai RITIRATO la vendita dall’italia. In effetti Dell ha diminuito le vendite dei pc ubuntu, e proprio per questo ha deciso di ripiegare gli ubuntu su pc di fascia medio-bassa, leggi

    http://notebookitalia.it/dell-xps-m1330n-con-ubuntu-linux-1128.html

    ad ogni modo noto che da quando il discorso non ti e’ convenuto piu’ i miei messaggi ora sono moderati da te. E’ questa la libertà che inneggi con la tua filosofia open? non c’e’ che dire, complimenti

    p.s. sono Gilean.

    p.p.s.
    Leggiti pure questi

    http://www.onehardware.it/24/05/2007/dell-e-linux-i-dettagli-dellofferta/

    http://notebookitalia.it/dell-xps-m1330n-con-ubuntu-linux-1128.html

    Buona lettura.

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  38. Ikitt
    10 agosto 2008 alle 16:28

    gilean:
    (e con questo chiudo, perche` siamo OT qui)
    Se adesso una posizione dominante, comunque ottenuta (aspetto pero` non secondario, il fine non giustifica i mezzi, e i traguardi raggiunti non legittimano qualsiasi comportamento tenuto per raggiungerli) si rivela dannosa, e` il caso di dargli una sistemata.

    Non lo pensano solo quattro gatti su internet, lo pensano anche la commissione europea e la giustizia USA, come minimo.

    +++

    Mi chiedo (questa discussione mi ha riportato alla mente vari episodi) cosa spinga certe persone, di fronte alle recriminazioni di certi UTENTI (che vorrebbero ottenere vantaggi PER GLI UTENTI), non a verificare se le recriminazioni sono fondate, non se i vantaggi possono essere effettivi, ma in primis a fare quadrato attorno all’azienda (esempi notevoli sono apple, microsoft, nvidia) CONTRO gli altri utenti. E poi si vedra`.

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  39. guiodic
    10 agosto 2008 alle 16:30

    I commenti vengono bloccati da akismet, informati.
    Tu hai detto che Dell ha ritirato la vendita dall’Italia, viceversa Dell non ha mai neppure programmato tale vendita. Quindi la bugia l’hai detta tu.
    Se hai la faccia tosta di dire che io sto facendo finta di aver detto una cosa per un’altra allora rinnovo l’invito a non scrivere più commenti su questo blog. Qui *non* siamo sul forum di Ubuntu.

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  40. gilean
    10 agosto 2008 alle 16:38

    A parte il fatto che di commenti su questo blog non ne scrivero’ piu’, perche’ mi pare scritto da uno che non ha il paraocchi, proprio due sctrisce di acciaio lunghe decine di Km, cerchero’ di spiegamri meglio, facendo capire anche il mio errore, dopodiche’ scrivi quel che vuoi e resta nei tuoi deliri di Opensource-Rulez.

    Che Dell non abbia ancora venduto pc in italia hai ragione, mi sono sbagliato io (questo errore non l’ho fatto in malafede, il mio dell l’ho preso su ebay da un italiano, che a sua volta lo prese all’estero). Cio’ pero’ non toglie il senso della mia affermazione, ovvero che le vendite dei pc con ubuntu sopra sono state inferiori alle aspettative, tanto da indurre dell a ripiegare su questa soluzione su pc di fascia bassa. Detto questo, amico bello saluti a te ed a questo Blog, personalmente non ci mettero’ piu’ piede, soprattutto perche’ scritto da un individuo che pare un anti-dovella (cerca su google e capirai, ops ma forse google non e’ open ed e’ una multinazionale come Microsoft, ti consiglio di farti il tuo bel motore di ricerca open, per contribuire al progresso dell’umanita’ 😀 ).

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  41. Ikitt
    10 agosto 2008 alle 16:47

    “i fatti separati dalle opinioni”, diceva qualcuno.
    Fatto: http://www.computerworld.com/action/article.do?command=viewArticleBasic&articleId=9077678
    Opinioni: mettetecele voi.

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  42. 10 agosto 2008 alle 16:51

    Il software open source ha molteplici vantaggi di cui il piu’ importante è appunto il possesso degli ingredienti, cosi’ da poterli modificare a piacimento nel caso in cui ci sia necessita’ di un prodotto-idea differente. E’ un vantaggio strategico a cui non tutti sembrano interessati.
    Sul fatto che il sw proprietario fermi l’innovazione non sono d’accordo. Semmai si potrebbe dire che il sw open source acceleri l’innovazione, un processo cui partecipa anche il sw proprietario. E’ vero che anche il sw open source puo’ fornire un tornaconto economico, ma alcuni vogliono qualcosa di piu’, un vantaggio competitivo, altrimenti si dedicano ad altre attivita’, e sebbene gli utenti si trovino meglio con il software OS, quello proprietario rappresenta un punto di mediazione secondo me inevitabile. Non si puo’ imporre la legge dell’open source a tutti, in fin dei conti nessuno e’ stato male usando Windows, se invece bevi del latte scaduto potresti passare la giornata in bagno…
    Pero’ e’ anche vero che il monopolio MegaSoft tende a strangolare i concorrenti. E’ chiaro che se tutti sono DA SEMPRE abituati a Windows non cambieranno per Linux, per paura di dover reimparare tutto da zero anche se ovviamente non e’ cosi’, ma l’utente medio lo pensa. Per questo Dell ha ritirato tutti i suoi computer con Linux installato. Purtroppo e’ solo una minoranza che pensa a tutte queste questioni e ai vantaggi che potrebbero derivare dal cambiare mentalita’, dall’utente passivo a quello attivo che si informa e cerca la soluzione migliore. Oggi la possibilità di informazione e’ altissima ma il marketing e la svogliatezza degli utenti lasceranno questo stato di cose a lungo perche’ sono loro a volerlo.

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  43. guiodic
    10 agosto 2008 alle 17:20

    @oriefeiro: sai, vale la lege della relatività. Se il sw libero acclera l’innovazione più di quello proprietario, vuol dire che quello proprietario la frena 🙂

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  44. 10 agosto 2008 alle 17:59

    casualità della sorte, proprio oggi mi è accaduta una vicenda che mostra quanto un codice aperto possa anche aiutare l’utente finale…

    mi accingevo a compilare una cosetta scritta in C (su ubuntu ad un amico), vado di gcc ma mi dà errore… leggo l’output, rileggo e penso… quindi visualizzo il codice con un editor, dò un’occhiata confrontando con l’output di errore e capisco. installo libusb-dev, ricompilo e va a buon fine. se non avessi avuto il codice a disposizione come avrei fatto? non sarei mai riuscito a capire il motivo dell’errore ed ora il mio amico non starebbe aggiornando ubuntu…

    preciso inoltre che non sono un programmatore…

    🙂

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  45. eldino
    10 agosto 2008 alle 18:12

    Toh, che bella discussione che è nata 🙂 Fammi dire la mia su 2-3 commenti che ho letto (tra virgolette riporto la parte specifica a cui mi riferisco, così da facilitarvi la lettura)..

    @guiodic
    “vedo che non hai colto… ho scritto open e non libero. Un libro posso vedere “come è fatto”, un’immagine anche. Un software no. Cogli la differenza? Quanto al tuo post… se ce lo spieghi, perché non s’è capito dove sta l’intelligente provocazione.”

    Anche un software proprietario in versione trial o shareware puoi utilizzarlo per un certo periodo per renderti conto se fa o non fa quello che vuoi. “Open” nel mondo linux è l’abbreviazione di “open source”, poi se tu usi questo termine per indicare “bistecche di capra con contorno di fagioli lessati”, io non posso che alzare le mani 🙂 Non hai capito la provocazione perché sei abituato a leggere forum e blog di gente che la pensa come te, non sei abituato al confronto civile, ecco perché insulti e aggredisci il prossimo 😉 Se fossi convinto di ciò che dici e delle tue conoscenze, non lo faresti. Idem se avessi un’apertura mentale maggiore del buco di una cappella.

    “Quanto alla “libertà di tenere chiuso il codice” riguarda il programmatore, non l’utente. Quindi la libertà di uno contro quella di milioni. Io scelgo la seconda.”

    Ovvio. Perché ti conviene che ci sia qualcuno che lavori per te gratis, ma così facendo difendi la tua libertà (di non sborsare un euro, principalmente) ma limiti la libertà altrui (in questo caso, dello sviluppatore). Se fossi un programmatore e avessi sudato settimane per trovare un bug neli cicli if-then-else innestati del tuo codice java o non avessi i soldi per comprare le scarpe a tua figlia, di sicuro ci penseresti 2 volte prima di regalare il frutto del tuo lavoro. Anche perché, qua parlate parlate, ma vorrei vedere quanti di voi hanno mai versato 5 euro via paypal a dei progetti open. Ah scusa, tu sicuro non lo hai fatto, visto che hai ammesso di non voler pagare per il software 🙂 Come se uno sviluppatore fosse un lavoratore di serie C e non debba campare pure lui…

    @gilean
    “Permettimi solo di dirti una cosa: colui che e’ “accecato” dall’amore per l’open vedono nella libertà solo la libertà del codice, non comprendendo che la libertà reale consiste anche nel tenere per se il codice di un programma scritto.”

    Sublime. Finalmente qualcuno dotato di buon senso e raziocinio, che ha sintetizzato eccellentemente un grande concetto. Grazie al cielo!

    @manu
    “Ma parlare di “furto” è del tutto obsoleto. Intendo come concetto. E se non lo capisci ora, te ne accorgerai poi.”

    Le tue convinzioni in merito alla condivisione libera e a volte gratuita delle informazioni e dei contenuti saranno molto probabilmente simili alle mie, ma putroppo, come saprai benissimo, esistono delle leggi in merito, che per quanto obsolete possano essere, tutelano il 98% delle opere d’ingegno sul mercato, per cui il tuo/nostro modo di vedere non ha valore giuridico, e tuttora, 9 agosto 2008, se ti scarichi da internet o usi abusivamente una di queste opere senza neanche citare la fonte (cosa che si fa anche per una questione di netetiquette), si chiama “furto”. Mi dispiace per il tuo orgoglio, gli sono solidale.

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  46. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 18:43

    gilean
    “Se il tuo discorso fosse supportato dai fatti, l’evoluzione naturale ci insegna che a quest’ora ogni utente utilizzerebbe Linux nel suo pc e non conoscerebbe nemmeno Windows”

    quindi win per il fatto che è più diffuso è il migliore? lo si usa perchè lo si trova sul pc (quando non si è obbligati ad usarlo), perchè lo si è sempre usato e non si conoscono altre cose, perchè tutti lo usano. in media l’ignoranza informatica è molto alta.

    riguardo al monopolio ms ciò è stato possibile proprio perchè si può chiudere il software, non ci fosse ms ci sarebbe quacun altro al posto.
    infatti in molti settori del software, non solo quello dei sistemi operativi, c’è l’azienda x che la fa da padrone, vedi autodesk per ex.

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  47. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 19:02

    eldino
    “Anche un software proprietario in versione trial o shareware puoi utilizzarlo per un certo periodo per renderti conto se fa o non fa quello che vuoi.”

    se il codice sorgente non è pubblico non è possibile sapere cosa fa esattamente il programma, potrebbe per ex avere funzioni maligne che quando si è connessi in rete entrano in azione.

    “Ovvio. Perché ti conviene che ci sia qualcuno che lavori per te gratis, ma così facendo difendi la tua libertà (di non sborsare un euro, principalmente) ma limiti la libertà altrui (in questo caso, dello sviluppatore).”

    è una questione di libertà, non di prezzo. i sostenitori del software libero sono contro il freeware, non importa se è gratis.
    la libertà dello sviluppatore non viene affatto limitata, semplicemente non è libero di togliere libertà agli altri, e la cosa mi pare sacrosanta.

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  48. 10 agosto 2008 alle 19:07

    @guiodic: puo’ essere che sia come dici tu anche se si ragiona piu’ sulla base di sensazioni, in fin dei conti una trovata di un genio un po’ egoistico potrebbe superare lo sforzo di anni di sviluppo in comunita’, quindi non vedo perche’ demonizzare chi fa sw proprietario, l’importante e’ che tutti abbiano pari opportunita’, cosa che in regime monopolistico non sussiste, che si tratti di MegaSoft o un altro.

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  49. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 19:24

    orieferio
    “l’importante e’ che tutti abbiano pari opportunita’, cosa che in regime monopolistico non sussiste”

    già ma cos’è che permette i monopoli? il fatto che il software si possa chiudere e si possan tener segrete le specifiche

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  50. punkadiddle
    10 agosto 2008 alle 21:29

    aggiungo che gli sviluppatori di software closed di solito non hanno alcun diritto sui software che creano, son quindi sullo stesso piano degli utilizzatori. i diritti son tutti in mano alla software house di cui sono dipendenti.

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  51. 10 agosto 2008 alle 22:22

    E allora se il sorgente fosse un obbligo, una costrizione che io ritengo non giusta, ci sarebbero sicuramente meno concorrenza, meno case di software e forse anche minore spinta innovatrice. Megasoft è dov’è ora perche’ ha fatto la furba e nessuno l’ha sculacciata severamente, o nessuno ha offerto alternative migliori all’IBM al momento buono. E’ la storia che ha determinato questa situazione, e tutti i governi continuano a tollerarla. Certo che se tutto fosse stato open source una cosa del genere difficilmente sarebbe accaduta, ma comunque Linux sarebbe sempre quello di oggi, e forse Firefox non sarebbe dov’è ora se IE non detenesse l’80% del mercato… Scusate, ma io la vedo cosi’. 😛

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  52. 10 agosto 2008 alle 22:26

    Riguardo ai dipendenti, è cosi’ perche’ questo vige il capitalismo, il fattore lavoro è proprieta’ del padrone finche’ lo paga, tu sei solo un mezzo per sputare idee. E’ per questo che molti lavorano in proprio. 😉

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  53. guiodic
    10 agosto 2008 alle 23:34

    Non commenterò la serie di asinini luoghi comuni contenuti nel post di eldino. Rimando al resto del blog, che spiega come funziona *davvero* l’industria del software proprietario.

    Più interessante invece il commento di oriefeiro:

    se il sorgente fosse un obbligo, una costrizione che io ritengo non giusta, ci sarebbero sicuramente meno concorrenza, meno case di software e forse anche minore spinta innovatrice

    Contro-osservazione: quante software house “producono” sistemi operativi basati su GNU/Linux? Alcune decine, più le centinaia di progetti no-profit.
    Quante software house producono Windows… tic, tac, tic, tac… sì, la risposta è: una sola.
    Quindi la tua conclusione mi pare un po’ azzardata 😉

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  54. guiodic
    10 agosto 2008 alle 23:41

    gilean scrive

    le vendite dei pc con ubuntu sopra sono state inferiori alle aspettative, tanto da indurre dell a ripiegare su questa soluzione su pc di fascia bassa

    Dell ha iniziato a mettere Ubuntu sulla serie Inspiron (fascia bassa) poi lo ha portato sulla serie xps (fascia alta). Cioè l’esatto opposto di quanto affermi. Il bello è che era pure spiegato nell’articolo linkato! almeno leggere quel che si linka…
    Come diceva qualcuno: fatti, non pugnette 🙂

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  55. sid9477
    10 agosto 2008 alle 23:49

    “Il bello è che era pure spiegato nell’articolo linkato! almeno leggere quel che si linka…”
    troppo lungo… è meglio leggere solo quello che si trova su google XD

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  56. punkadiddle
    11 agosto 2008 alle 0:22

    oriefeiro
    “E allora se il sorgente fosse un obbligo, una costrizione che io ritengo non giusta, ci sarebbero sicuramente meno concorrenza”

    ma veramente è il contrario, la concorrenza c’è nel momento in cui vi è completa interoperabilità che solo il software open può garantire

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  57. manu
    11 agosto 2008 alle 9:58

    @eldino:
    non mi interessa se il mio modo di vedere ha valore giuridico oppure no, io vivo in base alla mia morale e alla mia etica, non in base a una legge fatta per tutelare interessi monopolistici o simili.
    E quando parlo mi esprimo in base alla mia morale, non in base a una legge che non rappresenta né me (fruitore) né la maggior parte dei creatori di opere.
    E tanto meno faccio propaganda a questa legge, come invece hai fatto tu additando una persona a ladro.

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  58. 11 agosto 2008 alle 11:26

    Ma non esiste solo il settore sistemi operativi! Eppoi quanti sistemi operativi proprietari sono esistiti e ancora esistono? Basta dare un’occhiata a wikipedia. Non c’è solo Windows, sicuro. Io non vedo male l’open source, anzi, pero’ bisogna anche rispettare scelte diverse da questa, se non danneggiano nessuno. Molte case che fanno sw proprietario potrebbero dire qualcosa di brutto su MegaSoft.

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  59. 11 agosto 2008 alle 14:10

    Sai che c’è io non critico windows…mi limito ad ignorarlo…

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  60. guiodic
    11 agosto 2008 alle 14:43

    @orieferio: sì ma anche altri settori del software sono in mano a monopoli o oligopoli. Quello dei s.o. è scandaloso ed enorme. Adesso forse qualcosa cambierà (secondo le statistiche nel Regno Unito il 3% dei pc venduti ha già GNU/Linux preinstallato) però la posizione di dominio di Microsoft nel mercato desktop/laptop è ancora in pratica inattaccata.
    Altri s.o., open source o proprietari, raccolgono le briciole, se si esclude Mac OS (negli USA, perché in Europa già è molto meno presente).
    Il modello del sw proprietario tende al monopolio, c’è poco da fare…

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  61. 11 agosto 2008 alle 16:06

    Io credo che l’unica via per scalzare MegaSoft dalla sua posizione sia permettere alle case di computer di poter vendere macchine senza alcun SO installato, magari con uno sconto, in alternativa al solito windows. Sarebbe un passo intermedio che alle case non costa nulla, anzi fa risparmiare loro del tempo, e il tempo per loro e’ denaro, e l’utente avrebbe gia’ più opzioni. Invece credo che sia dura che cio’ possa accadere perche’ MegaSoft puo’ fare sconti maggiori a chi non applica questa politica, e anche se si becca una multa certo non la porta al fallimento. Addirittura progettano i portatili ottimizzati per Vista, che se installi un altro SO ti calano di prestazione. Se gli utenti non agiscono da soli e’ dura…
    Ti faccio i complimenti per il blog che sto leggiucchiando da un po’. 🙂

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  62. guiodic
    11 agosto 2008 alle 16:14

    Grazie. Sono d’accordo, bisognerebbe tornare a com’era una volta: compri il computer ed eventualmente, a parte, il software.

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  63. 11 agosto 2008 alle 17:51

    Il posto è straordinario, ma l’immagine di per se è raccapricciante, speriamo non inventeranno mai un WC con sistema operativo windows incorporato, non vorrei che dopo aver tirato il discarico compare la schermata blu e non scende l’acqua perchè si è bloccata… XD…

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  64. 11 agosto 2008 alle 19:24

    @guiodic
    Nell’insultare sei forte, lo ammetto 🙂 Ma è nel controbbattere con argomentazioni sensate e oggettive che sei carente.. mmhh.. 😉

    @manu
    “E tanto meno faccio propaganda a questa legge, come invece hai fatto tu additando una persona a ladro.”

    Putroppo non è questione di propaganda, è questione che la legge vale più di quello che pensi tu o io. Se l’autore della foto, del brano, del testo o di qualsiasi altro contenuto, vede che il primo blogger pirletto se ne è appropriato senza permesso, scatta una bella denuncia e vince lui, perché la legge lo tutela. Tu puoi anche non essere daccordo, ma sempre in galera vai. Ma consolati, qualcuno ti porterà le arance.. forse. Se fossi maggiormente informato, sapresti che anche un contenuto libero, tutelato dalla Creative Commons e non dal copyright classico, prevede un tag “Attribution” che ti impone di citare l’autore dell’opera. Puoi usarla gratuitamente ma devi citarlo, altrimenti contravvieni alla licenza.

    Sarà l’abitudine di avere tutto gratis e subito che vi ha disimparato a rispettare il lavoro altrui..

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  65. guiodic
    11 agosto 2008 alle 19:40

    Ma cosa dovrei controbattere ad uno che mi dice che ho la mente meno aperta di un buco di cappella? Potrei solo risponderti che tu sei la cappella 😀

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  66. Castore
    12 agosto 2008 alle 12:40

    Per tutti.
    Spero sia condiviso che un monopolio sia un danno, intrinseco per il mercato e diretto per l’utenza (prodotti di minor qualità e prezzi più alti).
    Inoltre, dovrebbe essere altrettanto condiviso che il mondo dell’informatica NON sia un monopolio naturale e che la Microsoft non detenga questo monopolio in maniera onesta (andare a vedere il numero spropositato di multe antitrust).
    Chi critica il mondo Gnu/Linux si è mai posto il problema? Se sì che fa?

    Una filosofia open ha creato un sistema operativo paragonabile alle soluzioni proprietarie, in poco più di dieci anni. Ed i tassi di miglioramento sono visibili ed in aumento, chi usa Linux da più di due anni, avrà sicuramente notato i poderosi miglioramenti all’usabilità del sistema.

    Nokia (si quella dell’N70 lento e blindato) ha capito che utilizzando un SO open avrà alcuni bug risolti dalla comunità ed una miriade di programmi a gratis sviluppati dagli stessi utenti…
    Mi piacerebbe, ma tanto però, che tutti i dati, oggi salvati su un bel formato proprietario, non vi fossero più accessibili per “problemi di licenza”…

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  67. damagedbrain
    12 agosto 2008 alle 15:52

    io uso windows (per lavoro), pensate che prima usavo il dos, e prima ancora il pcdos, ricordo anche il drdos, per non parlare del sistema del commodore 64, quanti bei peek e poke per fare uno sprite… ve lo ricordate?
    se tutto fosse stato gratis, chi avrebbe investito nell’informatica?

    mi dispiace vedere quanta rabbia ci sia nelle parole di chi, un pò perchè di moda, un pò per noia, si affaccia al modo open source… non siete i migliori, in nulla, così come non sono i migliori i difensori del software proprietario, la differenza sta nel fatto che io che uso un software proprietario posso ammettere che a voi piaccia usare open source, per voi invece è inammissibile che io possa usare un software proprietario… chi è che parla ancora di libertà? 😉

    Io sviluppo software, se ci sono problemi lo devo mettere a posto, se mi si punta w2k server ho a disposizione un supporto tecnico (magari non buono, ma c’è) a cui potermi rivolgere, se invece usassi un open source a chi vado a chiedere aiuto? devo trovare l’ultimo che ha modificato il kernel o il core e pregare che nel frattempo non siano state fatte altre modifiche da altri…

    In definitiva il software open è buono per divertirsi, filosofeggiare etc… per lavorare servono sistemi consolidati, che abbiano un buon supporto tecnico ed un’ottima portabilità…

    p.s. giusto per rispondere ad un post tra quelli iniziali: tu mi dai la ricetta della merendina, ma il ‘pizzico in più’, il minuto di cottura in più o in meno, quello rimane al tuo estro culinario… il codice lo copio e lo incollo, dov’è l’estro informatico? non è la stessa cosa; invece del codice sorgente raccontami come hai lavorato, ed io faccio esperienza e riscrivo un programma tutto mio…ecco l’estro informatico!

    ciao ciao 🙂

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  68. Ikitt
    12 agosto 2008 alle 16:07

    damagedbrain:
    il tuo e` uno straw man (http://en.wikipedia.org/wiki/Straw_man) semplicemente da manuale.
    Ma secondo te, Red Hat (o Novell), cosa vendono (gia`, vendono)?

    ORRORE! vendono! Si saranno sicuramente attirate le maledizioni sempiterne di quel disgraziato di Stallman! Infatti, c’e` addirittura una ben precisa pagina (sotto la sezione filosofia, perche` questi spippettoni blaterano a giornate – giusto quello sanno fare; mica come noi che si lavora-): http://www.gnu.org/philosophy/selling.html

    Andiamo a leggere, per farci due risate sugli estremismi di questi fanatic. E troviamo una bomba atomica:

    “Actually we encourage people who redistribute free software to charge as much as they wish or can.” — FSF

    TO CHARGE AS MUCH AS THEY CAN! Alla faccia del tutto gratis, della mancanza di investimenti, miseria, terrore e morte.

    Forse il mondo non e` esattamente cosi` semplice come lo si dipinge, eh?

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  69. 12 agosto 2008 alle 16:28

    @damagedbrain: permettimi di dirti che quanto scrivi è ridicolo e stento a credere che lavori nel campo dell’IT. Tutti sanno che GNU/Linux è supportato commercialmente (peraltro meglio di Windows) da grandi aziende come Red Hat, Novell, IBM.

    In definitiva il software open è buono per divertirsi, filosofeggiare etc… per lavorare servono sistemi consolidati, che abbiano un buon supporto tecnico ed un’ottima portabilità…

    Mai sentito parlare di MySQL e Apache? Secondo te sono giochini? Lo sai che pilotano più della metà dei server web nel mondo? Lo sai che Google usa GNU/Linux? Lo sai che lo stesso fanno la Citroen, il governo brasiliano, il parlamento francese, molti enti pubblici tedeschi, la Camera dei deputati italiana, nonché milioni di aziende, enti pubblici, e privati nel mondo? Pensi che costoro non abbiano bisogno di un’assistenza professionale? Hai mai letto gli annunci di lavoro “cercasi sistemista linux/unix”? Lo sai che sono di più di quelli che per i sistemi Microsoft?
    Cerca di informarti prima di scrivere, sennò fai davvero brutte figure.

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  70. Castore
    12 agosto 2008 alle 16:50

    @Damagedbrain;
    Quindi il modo di lavorare di tutto il mondo della ricerca è una scemenza, perché dovrebbero solo raccontare ciò che hanno fatto e gli altri ripartire da zero…
    Ma pensa che invece pubblicano tutto per filo e per segno in modo che altre persone possano partire da dove hanno finito loro e non da un punto a caso. Ma sbaglieranno loro, molto meglio perdere tempo e risorse per rifare sempre tutto dall’inizio.

    Ma chi ha detto che non si può usare un software proprietario? Ma chi ha detto che siamo migliori?
    Certo che, quando capirai che non sapere che cosa fanno le cose che stai usando è potenzialmente pericoloso.
    Skype, che uso anche io, non ho mica idea di che cosa faccia…
    Perché ogni volta che si parla di open source si rinfaccia che alcuni software closed sono meglio.
    Ok, Photoshop è una bomba, ma il principio open non viene per nulla intaccato.

    Ma comunque, come ti ha già detto guiodic…da uno che dice che con l’open ci si gioca e basta…

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  71. damagedbrain
    12 agosto 2008 alle 16:52

    @guiodic -> se è così allora non ha senso discutere… piombiamo tutti i server windows e diamo vita al nuovo mondo dove la libertà di parola è inibita dalla libertà di open source…

    tu continui a parlare del meglio del meglio del meglio del meglio, ma allora chi sono tutti quei fessi che usano un sistema diverso dal tuo, da Google dalla Citroen, dal governo brasiliano, dal parlamento francese, da molti enti pubblici tedeschi, dalla Camera dei deputati italiana, nonché da milioni di aziende, di enti pubblici, e privati nel mondo?

    dobbiamo conformarci per forza all’open source o esiste un’alternativa? tu che davvero lavori nel campo (di concentramento) dell’IT ed hai in mano il “verbo”, ragguaglia i nostri poveri fratelli sparsi nel mondo “closed source” con la verità assoluta…

    Io portavo solo avanti esperienze personali, ma di fronte a Google alla Citroen, al governo brasiliano, al parlamento francese, a molti enti pubblici tedeschi, alla Camera dei deputati italiana, nonché a milioni di aziende, agli enti pubblici, e privati nel mondo che posso dire?

    p.s.: mangiate feci, 60 miliardi di mosche non possono sbagliare!

    ciao ciao 😉

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  72. 12 agosto 2008 alle 17:08

    Nessuno dice che devi conformarti, è una tua scelta.

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  73. 12 agosto 2008 alle 17:14

    @ikitt: penso che scriverò una serie di post contro i luoghi comuni che girano intorno al software libero.

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  74. Ikitt
    12 agosto 2008 alle 17:39

    damagedbrain:
    Facciamo un riassuntino. Prima la spari enorme dicendo che opensource deve essere tutto gratis (quando invece PERSINO -per chi non sa di cosa parla- la FSF spinge a guadagnare piu’ che si puo’ dal software libero). Poi passi a fare la vittima, ribaltando completamente la frittata. TU avevi detto che solo gli hobbysti usano OSS, e di fronte ad esempi del contrario (e non esattamente della informatica casareccia SRL) lamenti fantomatiche costrizioni e fantomatici complotti che vorrebbero tutto il software “liberato”.
    Infine la perla delle perle: prima dici che dopotutto la maggioranza usa software proprietario, quindi l’OSS e’ in minoranza, E POI sbeffeggi la minoranza dicendo che… confiderebbe nel numero per darsi ragione (esempio delle mosche, usato per dimostrare che NON sempre la ragione sta nei numeri). Surreale.
    Che dire: complimenti, davvero.

    Guiodic: ma il mio commento e’ stato cassato?

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  75. Ikitt
    12 agosto 2008 alle 17:40

    come non detto, visto ora 😀

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  76. 12 agosto 2008 alle 17:43

    @ikitt: no, è stato akismet, adesso l’ho liberato. Ottima la tua analisi logica dei post del nostro nuovo troll. O è un professionista, oppure è talmente stupido da non accorgersi che si autocontraddice.

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  77. damagedbrain
    12 agosto 2008 alle 17:53

    @ikitt -> io non ho mai detto che sono di più gli utilizzatori di un sistema piuttosto che di un altro, è stato guiodic, ma come al solito voi linuxiani siete accecati dall’odio verso chi la pensa diversamente che leggete anche cose che non ci sono.

    dico che open source IMHO (e ribadisco IMHO) non lo vedo come un sistema affidabile, che vuoi farci, sono un vecchio romantico che preferisce le piattaforme closed e non piattaforme dove chiunque possa metterci le mani (anche perchè se chiunque ci mette le mani io faccio più fatica a stargli dietro, sempre per i motivi di vecchiaia che ti accennavo 🙂 )

    mi piace pensare che l’open possa servire per imparare, magari per discutere tra amici sulle release installate, etc… ma per lavorare ci vuole altro

    non voglio che il primo sbarbatello universitario con i pantaloni calati e il cellulare di ultima generazione metta mano ad un software che ho creato io e lo modifichi facendo il fighettino annoiato.

    chi di voi si compra un’audi e poi gli craccka la centralina? non siamo ridicoli, il software viene scritto dai programmatori e viene venduto, tutta questa storia che chiunque possa mettere mano ai miei progetti mi mette i brividi…

    poi, secondo me, ognuno la pensa come vuole, secondo voi ognuno la deve pensare open source, qui sta la differenza
    meditate gente
    meditate
    😉

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  78. 12 agosto 2008 alle 18:02

    Io non ho detto quel che mi attribuisci.
    Ti ho solo dimostrato che molti – in ambito professionale e aziendale – usano piattaforme open source. Per il resto i tuoi sono solo luoghi comuni, tipo il ragazzo con i pantaloni abbassati e via discorrendo.
    Infine, se fossi davvero tanto “vecchio”, sapresti che fino ai primi anni ’80 il software era in gran parte libero o semi-libero.
    Conclusione logica: a) non sai di cosa stai parlando, oppure lo sai ma menti spudoratamente; b) probabilmente non sei quel che dici di essere; c) sicuramente sei un troll.

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  79. Ikitt
    12 agosto 2008 alle 18:05

    damagedbrain:

    Le opinioni sono importanti. E tutti hanno diritto ad avere opinioni diverse, contrarie. MA LE OPINIONI DEVONO ESSERE BASATE SUI FATTI,
    e qui di fatti a supporto mi pare ci sia penuria come di umidita’ nel deserto del Gobi.

    La risposta di Guiodic (che mi correggera’ se sbaglio) NON era che tutti usano OSS, bensi’ che ANCHE CLIENTI IMPORTANTI usano OSS, clienti che hanno bisogno di GARANZIE, QUALITA’ e SUPPORTO, e che ANCHE L’OSS puo’ fornirle. POI *TU* hai aggiunto tutto il resto.

    Ma te, sinceramente, sai come funziona il mondo opensource o vai per sentito dire? Ma te credi veramente che il primo che passa possa cambiare a suo piacimento il codice di qualunque progetto opensource?

    Forse hai ragione te, non ha senso discutere. Intanto ci medito un po, poi vediamo.

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  80. 12 agosto 2008 alle 18:12

    Aggiungo che l’esempio dell’automobile è il peggiore che potessi fare. Da quando esiste il motore a scoppio milioni di persone si dedicano al tuning e alle modifiche. Esistono ditte specializzate solo in questo.

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  81. damagedbrain
    12 agosto 2008 alle 18:23

    @guoidic -> non trarre conclusioni logiche troppo affrettate, finora mi sei sembrato un ragazzo responsabile.

    se riesci a ricordarmi quale fosse il software libero prima degli anni ’80, visto che, a quanto ricordo, l’open è arrivato dopo.

    Se ti riferisci al software che veniva sviluppato nelle università stai dicendo la stessa cosa che dico io, se invece ti riferisci al software aziendale c’è da dire che i tempi sono cambiati, all’epoca l’hardware era molto costoso e sicuramente solo per poche aziende, quindi la diffusione del software era minima e le aziende si avvantaggiavano della cooperazione tra vari programmatori, il software era libero, questo si, ma i pc non esistevano, internet era in una fase embrionale e la condivisione delle informazioni non aveva certo raggiunto i livelli odierni, non puoi paragonare ciò che si faceva negli anni ’80 con quello che si fa oggi…

    non sto qui a ricordare bbs e altre cose, ma di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, io sono per la condivisione delle informazioni, per la ricerca, sconfiggere l’ignoranza con l’evoluzione, ma un programma deve essere sviluppato e chiuso, basta, cosa sarebbe se ognuno potesse mettere le mani sulla gioconda, io gli metto un cappello, tu gli metti un anello, alla fine arriva un cretino che le fa i baffi… io l’open lo vivo così 😉

    se a te piace che qualcuno manipoli la tua opera d’arte (il programma) allora fai open, a me ‘sta cosa non piace e faccio closed, ma non puoi venirmi a dire che open è meglio perchè da libertà all’utilizzatore, la scelta di dare questa libertà deve essere solo del programmatore, che ci ha messo la fatica, quindi la sua libertà vale più di quella di chi il software lo usa solo.

    grazie per il troll :-))

    p.s. per le macchine non ho parlato di motore, ma di centralina, e non ho parlato di tuning o modifiche, ma di crack, le centraline non hanno software open, allora come fidarsi dell’esp in curva sul bagnato 🙂

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  82. 12 agosto 2008 alle 19:32

    1. continui ad usare le parole altrui in modo ambiguo. Tu hai detto che nessuno cracka (semmai dovevi dire hackera) la propria auto, invece moltissimi lo fanno, poi poco importa se il sw della centralina sia open o meno, il punto è che nel mondo dei motori le modifiche sono all’ordine del giorno.
    2. quando non esistevano ancora i contratti di non-divulgazione avevamo Unix. Una volta nati abbiamo avuto il Dos. Ci vedo una certa involuzione
    3. Salvador Dalì ha elaborato la Gioconda. Facendole i baffi.
    4. Riguardo alla libertà del programmatore, si tratta di punti di vista. Io penso che i diritti di milioni valgano più di quelli di uno solo. Tuttavia la legge affida all’autore la decisione e per me sta bene così.
    Semplicemente, cerco di evitare il software degli autori che non vogliono condividere il loro ingegno.

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  83. punkadiddle
    12 agosto 2008 alle 20:44

    damagedbrain dice:
    “ma un programma deve essere sviluppato e chiuso, basta, cosa sarebbe se ognuno potesse mettere le mani sulla gioconda, io gli metto un cappello, tu gli metti un anello, alla fine arriva un cretino che le fa i baffi…”

    paragone pessimo, non puoi confrontare una cosa astratta (il software che è un insieme di istruzioni e informazioni) con un oggetto materiale, ancor più se questo è un’opera d’arte, metti insieme cose diversissime tra loro.

    modificare, studiare e copiare il software è la cosa più facile del mondo e si può fare a costo zero (appunto perchè è immateriale), è innaturale e non ha senso privare tutti gli utilizzatori dallo sfruttare questi grandi “punti di forza” del software, in modo da renderli totalmente dipendenti dal produttore.

    la cosa più logica e di buon senso è che il software sia libero, il software proprietario è del tutto innaturale, è software monco, che viene privato di tutte le sue potenzialità e caratteristiche più interessanti al fine di comandare gli altri.

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  84. Hyu
    12 agosto 2008 alle 21:32

    @damagedbrain
    La chiusura del software consente all’iphone di inviare giornalmente informazioni sui programmi installati e il loro utilizzo ad apple senza che l’utente possa sapere cosa l’iphone invii realmente ad apple (notizia del tg1 di stasera).
    La chiusura del software impedisce tempestive risoluzioni di falle sicurezza. Un service pack di windows ci mette anche un anno per uscire, debian e le altre distribuzioni di linux impiegano da poche ore a un paio di giorni per risolvere falle di sicurezza. Questo perché possono mettere un paio di baffi all’occorrenza.
    L’unico sistema operativo bombardato da virus e malware, che non posso dare in mano a mia madre perché rischio che cancelli qualche cartella di sistema o mia personale perché non consente una VERA multiutenza, è un sistema proprietario.
    Gli unici formati che non puoi aprire (se non tramite reverse engineering) con qualcosa che sia diverso dal programma che li ha originati sono i formati proprietari.

    Ah, nel caso di software chiuso a pagamento “l’opera d’arte” non è proprietà di chi la programma, è proprietà di chi paga “l’artista”. L’artista non ha diritti su ciò che scrive e non può condividere le informazioni in suo possesso con altri.

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  85. damagedbrain
    13 agosto 2008 alle 10:55

    @guiodc
    Salvador Dalì ha elaborato la Gioconda. Facendole i baffi

    bisognerebbe chiedere a leonardo cosa ne pensa, visto che l’opera è sua…

    Vedi, il problema nel caso gioconda non è che qualcuno -per inciso sono molti- l’ha rielaborata, il problema è perchè mai avrà dovuto farlo.

    L’opera d’arte è l’ingegno del creatore, altre persone non possono stravolgere questo ingegno senza il consenso dell’autore stesso.

    La stessa cosa è applicabile al software, io ti faccio vedere il programma (il risultato delle istruzioni) tu perchè vuoi vedere le istruzioni? a parte un discorso meramente scolastico o di ricerca scientifica non devi avere la possibilità di prendere le mie istruzioni e variarle a tuo piacimento per modificare il risultato finale (il mio programma), se il programma ti piace lo compri e lo usi, se non ti piace te lo scrivi come ti pare, ma i vari problemi te li devi risolvere da te, non è giusto che io risolva i problemi e tu te ne approffitti.

    @punkadiddle
    la cosa più logica e di buon senso è che il software sia libero, il software proprietario è del tutto innaturale, è software monco, che viene privato di tutte le sue potenzialità e caratteristiche più interessanti al fine di comandare gli altri.

    adesso siamo al software utilizzato per comandare gli altri? io ti concedo di scrivere software open o closed, tu vuoi solo software open, chi è che comanda a chi?

    Il software open mi sa molto di anarchia, che mi starebbe anche bene se solo esistesse la buona educazione, ma visto che nella nostra società la buona educazione non esiste, allora è meglio abbandonare anche l’idea di anarchia…

    ciao ciao
    🙂

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  86. Castore
    13 agosto 2008 alle 12:46

    @DamageBrain:
    Rispondi a queste domande.

    Tu sei d’accordo per la divulgazione dei risultati delle sperimentazioni in ambito medico?

    Sei d’accordo sul REGIME di monopolio vigente in ambito informatico?

    Secondo te, una pubblica amministrazione, ha il diritto di conoscere gli standard con cui sono salvate le proprie informazioni, in modo da essere sempre certa di potervi accedere, magari con un software ad-hoc?

    Sei d’accordo sul fatto che se compri un pc, questo è TUO e tu ci devi poter fare quello che ti pare e SOLO quello che ti pare?

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  87. punkadiddle
    13 agosto 2008 alle 15:28

    damagedbrain dice:
    “La stessa cosa è applicabile al software, io ti faccio vedere il programma (il risultato delle istruzioni) tu perchè vuoi vedere le istruzioni?”

    ma per dinci, avrò il diritto di sapere cosa fa il programma che uso o no?

    “adesso siamo al software utilizzato per comandare gli altri? io ti concedo di scrivere software open o closed, tu vuoi solo software open, chi è che comanda a chi?”

    non voglio comandare proprio nessuno, le gente liberissima di scegliere programmi closed o open, solo mi piacerebbe ci fosse una maggiore consapevolezza di cosa comporti il software proprietario.

    è come se tu avessi scritto: “io ti concedo democrazia e dittatura, tu vuoi solo democrazia, chi è che comanda chi?”, se dici così di sicuro a te non dispiace essere comandato..

    “Il software open mi sa molto di anarchia”

    si vede che non hai mai lavorato a un progetto open-source, organizzazione ce n’è eccome, non è che si sviluppa ad cazzum canem a seconda di come gira agli sviluppatori, sei vittima di molti luoghi comuni, parli per sensazioni (l’open “mi sa” molto d’anarchia), per come le cose ti sembrano, così hai una visione superficiale in molti casi per nulla aderente alla realtà

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  88. damagedbrain
    13 agosto 2008 alle 16:32

    @Castore
    “Tu sei d’accordo per la divulgazione dei risultati delle sperimentazioni in ambito medico?”

    La divulgazione di risultati di sperimentazioni mediche mi sembra un pò diverso dal prendere il mio programma e violentarmelo liberamente, se io decido di darti il codice per farti imparare è un conto, che tu mi dica che tutto il software dovrebbe essere open è un altro paio di maniche

    “Sei d’accordo sul REGIME di monopolio vigente in ambito informatico?”

    al regime di monopolio ci siamo arrivati, ora dovremmo riuscire a smontarlo, ma non è facendo open che si combatte un monopolio, bisogna produrre software migliori ed essere politicamente ammanicati 😉 solo allora si potrà combattere il monopolio

    “Secondo te, una pubblica amministrazione, ha il diritto di conoscere gli standard con cui sono salvate le proprie informazioni, in modo da essere sempre certa di potervi accedere, magari con un software ad-hoc?”

    purtroppo nelle pubbliche amministrazioni c’è davvero tanto da fare (fidati), io sono dell’idea che se i dati che tratto sono davvero importanti, allora il software per trattarli non dovrebbe essere ne open ne closed, ma autoprodotto e basta

    “Sei d’accordo sul fatto che se compri un pc, questo è TUO e tu ci devi poter fare quello che ti pare e SOLO quello che ti pare?”

    certo che sono d’accordo, ma se non ho la capacità di scrivermi un sistema operativo o un driver per una stampante deve comunque esserci qualcuno che lo faccia per me, e se sono così lontano dall’informatica, allora open o closed per me non cambia nulla, prova a dare un listato in un qualsiasi linguaggio (anche semplice vai di basic) ad un utente normale (una segretaria, un commercialista e via) nessuno di loro sarà in grado di capire a cosa serve una sola delle istruzioni che leggono, quindi open o closed a loro non cambia niente, io se sono bravo me lo scrivo da solo, altrimenti prendo quello che c’è, e cerco di usarlo (usarlo non violentarlo) al meglio delle mie e sue potenzialità

    ciao ciao

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  89. damagedbrain
    13 agosto 2008 alle 16:38

    @punkadiddle
    “ma per dinci, avrò il diritto di sapere cosa fa il programma che uso o no?”

    ma se vai da un dottore per farti dare una cura mica studi tutti i suoi libri di medicina, o no? ti accontenti che la cura funzioni e basta, allora per un software perchè devi andare a vedere tutto il codice quando il risultato che ti da è quello di cui hai bisogno?

    “si vede che non hai mai lavorato a un progetto open-source, organizzazione ce n’è eccome, non è che si sviluppa ad cazzum canem a seconda di come gira agli sviluppatori, sei vittima di molti luoghi comuni, parli per sensazioni (l’open “mi sa” molto d’anarchia), per come le cose ti sembrano, così hai una visione superficiale in molti casi per nulla aderente alla realtà”

    ciaramente voglio sperare che l’organizzazione ci sia (visti gli interessi economici che smuove), io non ti sto parlando di progetti open-source e team di sviluppo, io ti sto parlando di un software che *io* faccio e che *tu* vuoi vedere e modificare, a me questo non piace, per quanto riguarda il lavorare in team ti assicuro che si fa anche con il codice closed, solo che il team è di poche persone e non tutto internet 🙂

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  90. punkadiddle
    13 agosto 2008 alle 20:32

    @ damagedbrain:

    è il software proprietario che porta a situazioni di monopoli e oligopoli, e questo si può facilmente dimostrare. un mercato del software veramente libero è possibile solo con software aperto.

    “io sono dell’idea che se i dati che tratto sono davvero importanti, allora il software per trattarli non dovrebbe essere ne open ne closed, ma autoprodotto e basta”

    perchè non andrebbe bene open? sai cosa fa e all’occorrenza puoi modificarlo e adattarlo alle tue esigenze

    “certo che sono d’accordo, ma se non ho la capacità di scrivermi un sistema operativo o un driver per una stampante deve comunque esserci qualcuno che lo faccia per me, e se sono così lontano dall’informatica, allora open o closed per me non cambia nulla, prova a dare un listato in un qualsiasi linguaggio (anche semplice vai di basic) ad un utente normale (una segretaria, un commercialista e via) nessuno di loro sarà in grado di capire a cosa serve una sola delle istruzioni che leggono, quindi open o closed a loro non cambia niente, io se sono bravo me lo scrivo da solo, altrimenti prendo quello che c’è, e cerco di usarlo (usarlo non violentarlo) al meglio delle mie e sue potenzialità”

    anche se non so programmare non cambia nulla, so che essendo il sorgente pubblico il programma non fa porcate a mia insaputa, non dipendo da un’azienda che può costringermi ad aggiornare o a usare certi programmi e certi formati, e che fa solo i suoi interessi e non quelli degli utenti, specie in situazione di monopolio.
    anche se non capisco una mazza d’informatica se uso un sistema e programmi liberi il computer è mio, il software è mio e di tutti quelli che lo usano, non c’è un’entità che lo controlla e a cui di fatto devo sottostare.
    se ci son problemi o bug verranno rapidamente risolti, se il codice è chiuso solo l’azienda può decidere se risolverli o se lasciare l’utente nella cacca, o sa cambiare il programma di modo da render più difficile la vita del cliente, l’azienda decide e controlla, io posso solo limitarmi ad usare passivamente.
    e non importa se sono un guru della programmazione o un superniubbo.

    “io non ti sto parlando di progetti open-source e team di sviluppo, io ti sto parlando di un software che *io* faccio e che *tu* vuoi vedere e modificare,”

    appunto io ti parlo di cose reali, tu mi parli di un ipotetico tizio A che fa un bel programma e un tizio B che vuole subito vederlo e modificarlo, cioè situazioni che non esistono nella realtà, solo nella tua mente.

    e i programmatori di software chiuso solitamente non hanno nessun diritto su ciò che producono, i diritti son tutti in mano alla software house dove lavorano.

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  91. Castore
    14 agosto 2008 alle 9:05

    @damagedbrain
    Intanto grazie per le risposte.

    Ok, sei d’accordo con la divulgazione dei risultati delle sperimentazioni, probabilmente perché ritieni che, in questo modo, si arriverà in maniera più rapida alla soluzione migliore.
    Ok, il mondo open usa questa filosofia e quindi, è molto più probabile che si arrivi, in questo modo, ad un risultato migliore ed in minor tempo. Nessuno vuole obbligare a farlo, volevo solo dimostrare che la filosofia open porta evidenti vantaggi per tutti.

    Sul monopolio abbiamo punti di vista differenti.
    Le multe e le sansazioni abbiamo visto che non servono, l’unico modo che abbiamo è creare una alternativa che la MS non possa comperare.
    Hai altre soluzioni rispetto all’open? QUali? La Apple? 😉
    Io dico che la comunità open è stata in grado, in meno di dieci anni, di creare un SO di tutto rispetto e le migliorie sono sempre maggiori, ho fiducia che sia questa la strada.

    PA
    Ok, software autoprodotto, quindi sei d’accordo che la PA dovrebbero avere il codice dei loro SW.
    Ora, allarga lo sguardo, le PA devono comunicare tra di loro, se ognuna avesse un SW autoprodotto si avrebbero problemi enormi.
    Allora cosa fanno? Prendono un SW Open e potranno sfruttare anche il lavoro della comunità. Ma prendere un SW closed è una follia.

    Ok, intanto tu mi dici che il pc debba fare quello che vuoi tu e solo quello che vuoi tu.
    Immagino che con Win o MacOsX tu sia certo che il tuo pc stia facendo solo quello che vuoi vero?. Inoltre, sei anche certo che un domani, il TUO pc ti farà fare tutto quello che vuoi?
    Il fatto che tu non sia in grado di leggere il listato di un SW è poco importante, puoi stare certo che qualcuno lo farà e, se esiste una backdoor in un SW (per fare un esempio) basta UNO solo a dirlo e la Backdoor è scovata.
    Notizia letta ieri, sugli Iphone la Apple si è lasciata la porta aperta per cancellare applicazioni ritenute da LORO inappropriate…

    Oggi, forse, ci sono software commerciali migliori di quelli Open, noi stiamo lottando per migliorare quello che c’è e, cercare di avere un parco software sempre migliore.
    Ma nell’open c’è anche altro, noi stiamo cercando davvero di migliorare il mercato e l’informatica per tutti, stiamo davvero cercando una alternativa che possa rompere il monopolio.
    Inoltre, la libertà è una cosa alla quale una persona non dovrebbe mai rinunciare alla leggera.

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  92. 15 agosto 2008 alle 1:51

    @damagedbrain (nomen omen?): non so se la tua è ignoranza, oppure voglia di flame. Il un caso o nell’altro vengo a nozze.
    Primo: gli artisti si sono sempre copiati tra loro, da che mondo è mondo. mai sentito parlare di “scuole” e “movimenti artistici”? Hai presente “Moby Dick” e “Il vecchio e il mare”. Studia, leggi, impara qualcosa.
    Secondo: i programmi *non* sono opere d’arte. E’ quello che vogliono far credere le indistrie del software per giustificare l’apposizione del copyright. Il realtà i programmi sono matematica e logica. Non trasmettono sentimenti, come la pittura o la letteratura, ma dati. Insomma non hanno nulla a che vedere con l’arte.
    Non ha quindi senso parlare di “violentare” un programma.
    Se la tua è oglia di flame, sei accontentato. Se invece è ignoranza, ti invito a studiare un po’ di storia dell’arte. Ciao.

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  93. damagedbrain
    15 agosto 2008 alle 10:26

    @guiodic
    …gli artisti si sono sempre copiati tra loro, da che mondo è mondo. mai sentito parlare di “scuole” e “movimenti artistici”? Hai presente “Moby Dick” e “Il vecchio e il mare”…

    certo, si copiano tra di loro per studiarsi, per migliorarsi, quando copiano spudoratamente possono parlare di feedback letterario e cavarsela in questo modo, ma di sicuro non prendono la divina commedia, gli cambiano l’incipit, e poi la rivendono pari pari, o forse qualcuno l’ha fatto? 😉

    …i programmi *non* sono opere d’arte…

    Mi dispiace che tu la pensi così, per i programmatori ogni programma è un’opera d’arte, è un creare qualcosa che non esiste tramite degli strumenti conosciuti, i nostri pennelli sono le istruzioni, la tavolozza è il compilatore, cosa abbiamo di diverso da un pittore? forse non ti trasmettono emozioni i paesaggi di videogiochi ormai ad altissima definizione? certo, un gestionale è un qualcosa di meno emozionante 🙂 però è comunque una creazione, un’opera del mio ingegno, non certo del tuo, se tu vuoi copiarlo me lo devi chiedere, ed io deciderò se fartelo fare o no…

    …Se la tua è oglia di flame, sei accontentato. Se invece è ignoranza, ti invito a studiare un po’ di storia dell’arte…

    sono talmente ignorante da adorare i flame 😉

    ciao ciao

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  94. 15 agosto 2008 alle 12:34

    1. Ancora una volta dimostri di avere un’idea piuttosto lacunosa di come stanno le cose. Nella produzione dei videogiochi i programmatori non si occupano della parte artistica, ci sono persone appositamente impiegate a ciò.
    I programmi, ripeto, sono matematica applicata, l’arte è un’altro ambito. Ovviamente anche nei programmi c’è creatività, ma è di altro genere, attiene alle capacità logico-matematiche, un paragone è assolutamente improponibile.
    2. Anche E=mc^2 è un’opera dell’ingegno di Einstein, ma egli non s’è mai sognato di farsi pagare ogni volta che qualcuno usa tale formula.
    Le equazioni, le teorie scientifiche, ecc. non sono sottoponibili a copyright né a brevetti. Grazie a ciò la scienza ha compiuto passi da gigante, poiché ogni scienziato non deve preoccuparsi di cose noiose come le leggi sul diritto d’autore, né chiedere “permesso” a qualcuno.
    L’informatica è una scienza, quindi dovrebbe essere applicato lo stesso criterio.
    3.Non dico che tutti devono essere obbligati a rilasciare i sorgenti dei programmi. Mi piacerebbe ma non è realistico. Mi accontento che gli Stati la smettano di tradurre in legge le volontà delle grandi major del software, del cinema e della musica.

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  95. Hyu
    15 agosto 2008 alle 14:45

    @damagedbrain
    Mi sa che sopra non mi hai letto, continui a pargonare il programmatore di un software proprietario ad un artista. Hai un idea di come funziona il sistema di produzione del software proprietario? Mi sa di no.
    Il programmatore, cioè il tuo affezionato artista, non ha nessun diritto sul codice che scrive. Affinché il codice non possa venire svelato da nessun dipendente, si creano vari team che lavorano su singole parti del software. La conseguenza è che la destra non sa cosa fà la sinistra.
    Il programma e il codice non appartengono al programmatore ma a chi l’ha pagato.
    L’opera d’arte appartiene all’artista, il software proprietario appartiene al padrone dei programmatori.

    Quando successe quel casino perché skype per linux andava a vedere le cartelle di firefox alcuni sviluppatori di skype risposero nel forum ufficiale alle accuse. La cosa stupefacente è che quegli sviluppatori non avevano idea di cosa facesse realmente il programma!! Rispondevano cose del tipo “probabilmente fa…” “suppongo che…”, se questi sono artisti io sono la gioconda

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  96. damagedbrain
    16 agosto 2008 alle 9:14

    @Hyu
    “Affinché il codice non possa venire svelato da nessun dipendente, si creano vari team che lavorano su singole parti del software. La conseguenza è che la destra non sa cosa fà la sinistra”

    se tu vuoi vederci del marcio mi dispiace ma il lavorare in vari team serve unicamente a frammentare il lavoro categorizzandolo per tipologie di sviluppo, quindi in un applicativo c’è il team che si occupa del database, quello che si occupa della gestione dell’input, quello che si occupa della gestione dell’output e così via, tutti coordinati da dei supervisori che sovrintendono all’avanzamento del lavoro ed ai raccordi di interoperabilità tra i vari team, a me sembra più un modo pulito di lavorare che non un voler nascondere il lavoro di uno sviluppatore all’altro.

    @guiodic
    “I programmi, ripeto, sono matematica applicata, l’arte è un’altro ambito. Ovviamente anche nei programmi c’è creatività, ma è di altro genere, attiene alle capacità logico-matematiche, un paragone è assolutamente improponibile.”

    se dopo tutti questi post, in cui mi parli di arte libera, che un artista copia un altro artista, che nel campo dell’arte l’open source è sempre stato realtà, e poi continui ad affermare con forza che lo sviluppo di un software è ben altra cosa rispetto all’arte, allora non posso che darti ragione.
    Ma questo significa per forza di cose che l’insieme normativo che sottintende alla gestione del software debba essere diverso da quello attinente all’arte, per cui il software non può (o non deve) essere open source come l’arte, dal momento che sono due cose diverse.
    O no?

    “Anche E=mc^2 è un’opera dell’ingegno di Einstein, ma egli non s’è mai sognato di farsi pagare ogni volta che qualcuno usa tale formula.
    Le equazioni, le teorie scientifiche, ecc. non sono sottoponibili a copyright né a brevetti. Grazie a ciò la scienza ha compiuto passi da gigante, poiché ogni scienziato non deve preoccuparsi di cose noiose come le leggi sul diritto d’autore, né chiedere “permesso” a qualcuno.
    L’informatica è una scienza, quindi dovrebbe essere applicato lo stesso criterio”

    Certo, ma come diceva punkadiddle (molti post fa) un programma è un insieme di istruzioni, quindi io il copyright non lo metto sulla singola istruzione, lo metto su tutto l’insieme, sul filo logico che lega le varie istruzioni, su quello che io ho fatto, non su quello che è servito per farlo.
    Poi, il fatto che l’informatica sia una scienza non significa che ogni cosa debba essere divulgata, i software fatti a scopo didattico, ossia per far crescere la conoscenza, sono quelli più attinenti all’accezione di informatica come scienza e di quelli è giusto vedere il sorgente; ma gli altri software sono attinenti più ad un ambito lavorativo che non scientifico, e quindi mi tengo il sorgente :-).

    ciao ciao

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  97. 16 agosto 2008 alle 12:41

    questo significa per forza di cose che l’insieme normativo che sottintende alla gestione del software debba essere diverso da quello attinente all’arte,

    Esattamente.

    per cui il software non può (o non deve) essere open source come l’arte, dal momento che sono due cose diverse.
    O no?

    Dovrebbe essere come la matematica.

    un programma è un insieme di istruzioni, quindi io il copyright non lo metto sulla singola istruzione, lo metto su tutto l’insieme, sul filo logico che lega le varie istruzioni, su quello che io ho fatto, non su quello che è servito per farlo.

    Questo non cambia di una virgola i termini della questione.

    ma gli altri software sono attinenti più ad un ambito lavorativo che non scientifico, e quindi mi tengo il sorgente :-).

    Non vedo dove sia la differenza…
    Ripeto, il software è logica e matematica, che poi tu la usi per uno scopo o per un altro non cambia i termini del problema.

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  98. Chuck
    12 agosto 2010 alle 22:33

    Scusate,ma ho letto tutti i commenti e mi è venuta spontanea una domanda: teoricamente per un hacker è possibile modificare una versione di linux,facendogli inviare ad esempio tutti i dati in mio possesso a lui e poi spacciarla per aggiornamento? se questo è possibile,mi sembra più sicuro windows,perchè sono sicuro che chi ci ha lavorato è un programmatore serio che lavora per rendere windows migliore,mentre su linux ci può lavorare chiunque e io non ho protezioni in questo ambito,perchè se non sono anch’io0 un programmatore,non so cosa sto scaricando,anche se conosco il codice sorgente

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    • 14 agosto 2010 alle 1:13

      scusa ma che intendi con “ci può mettere mano chiunque”? non è che “chiunque” può mettere mano nel tuo computer.
      E poi non è affatto vero in nessun senso che ci può mettere mano chiunque, non è che GNU/Linux è Wikipedia.
      Non è che io vado sul sito kernel.org e cambio il codice sorgente del kernel o su GNU.org e cambio quello di glibc. Non funziona così.

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  99. 27 luglio 2013 alle 4:57

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  1. 12 agosto 2008 alle 13:24
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