Xorg & ssh, altro che desktop remoto
Personalmente non mi piacciono i desktop remoti. Li trovo troppo slegati dall’ambiente dove opero perché pensati per riprodurre l’intero desktop del computer remoto, perdendo così in velocità e in integrazione con il sistema locale. Una soluzione non ottimale in molti casi. Ma soprattutto provo un certo disagio nel dover usare un programma particolare per fare qualcosa che, come vedremo, è già svolto egregiamente dal sistema stesso.
Su un sistema Unix in genere non c’è bisogno di usare una GUI per controllare un sistema remoto, basta una shell testuale. A volte però può essere molto utile usare un’applicazione grafica presente sul computer remoto. Ad esempio io non saprei fare a meno di synaptic e di un client grafico ftp. Certo potrei usare apt da terminale e un ftp testuale ma… non mi va.
L’ideale sarebbe quindi poter lanciare un’applicazione che gira sul PC remoto, ma viene visualizzata in quello che uso materialmente. Magari in modo trasparente, senza avere di mezzo un intero desktop che mi rallenta. E magari potrei desiderare di far interagire applicazioni locali e applicazioni remote, banalmente con semplici copia e incolla dagli appunti, ad esempio.
Delusione Red Hat, ovvero quando chiarezza fa rima con sicurezza
Premessa: il software libero/open source deve molto a Red Hat, così come deve molto a Novell, anche se quest’ultima ha compiuto scelte discutibili.
Red Hat è un’azienda che spende molti soldi nello sviluppo, nell’acquisizione di software che poi rende libero, nella lotta contro i brevetti. Quindi grazie e ancora grazie cappello rosso.
Ma il problema nel quale è incorsa la settimana scorsa la maggiore azienda nel campo open source lascia un bel po’ di amaro in bocca.
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