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Discorso sullo stato di Ubuntu (Lucid Lynx e la rivoluzione che non si vede)

Attenzione: questo post è molto lungo, ma vale la pena leggerlo.

Prima di tutto mi scuso per la (forzata) assenza dal blog. E a quelli che hanno reclamato la prossima lezione del corso di programmazione dico subito che arriverà prestissimo.

Ma oggi, nel giorno  del rilascio di Ubuntu 10.04 Lucid Lynx, è probabilmente tempo di bilanci e di previsioni.

Ho iniziato ad usare Ubuntu come unico sistema operativo esattamente tre anni fa. Stava per essere rilasciata Feisty (considerata da molti una delle migliori release di Ubuntu). In questi tre anni, in cui ho speso tanto tempo ad imparare ed aiutare gli utenti, prima su Ubuntu-it poi su LQH, mi sono reso conto di un po’ di cose, positive e negative, che riguardano non solo GNU/Linux in quanto sistema, ma anche le persone che lo usano. In fondo il software libero non è solo un mezzo tecnico, ma per sua natura è un catalizzatore che crea comunità e queste ultime vanno considerate come parte del sistema stesso.

Ubuntu, ovvero GNU/Linux che non si piange addosso

Ubuntu forse non ha nulla di particolare rispetto ad altre distribuzioni pensate per il desktop. Non è più facile da usare di Mandriva o OpenSuse. Anzi, queste due distro hanno strumenti di configurazione molto avanzati che Ubuntu non ha e una storia alle spalle decisamente più lunga. Ci sono distribuzioni che includono di default i driver proprietari, mentre Ubuntu chiede un piccolo sforzo di installarli a parte (ok è facile, ma se non riesci a connetterti ad Internet non lo è poi così tanto). Ubuntu non include neppure codec liberi per i formati proprietari e qui è l’utente che deve occuparsene (anche se il sistema, alla bisogna, una mano gliela dà). E non include neppure Flash.

Insomma presa così, dal punto di vista puramente tecnico, non sembrerebbe una distribuzione più adatta di altre a chi non ha mai installato un sistema da solo (vedremo più avanti che in realtà non è così).

Ma Ubuntu – e Canonical – hanno un merito sopra gli altri. Ci credono. Credono a GNU/Linux sul desktop delle persone comuni e ne hanno fatto davvero il loro obiettivo, anche di business, cosa mai accaduta prima. Hanno incominciato a dire, dal 2004, che Ubuntu era facile da usare. Non era vero, o meglio non era più vero rispetto ad alcune altre distribuzioni, ma dicendolo sempre, in continuazione, è comunque passata l’idea che non è poi così complicato usare Linux.

Novell e Red Hat, gli attori più importanti nell’ambito open source, a cui dobbiamo moltissimo del sistema che usiamo, non ci credono e lo hanno detto più volte. Eppure sono proprio loro ad aver creato gran parte di GNOME, che è proprio un ambiente desktop. Sicuramente in relazione alle esigenze dei desktop aziendali, segmento sul quale peraltro solo Novell ha investito dal punto di vista pubblicitario, mentre RH si è sempre concentrata sull’ambito server.

Il fatto è che, per chi guarda ad oggi, il settore desktop fa guadagnare zero. Spaccato. Anzi fa perdere soldi.

Eppure Mark Shuttleworth, compilando il bug numero 1 su Launchpad, ha scritto che Windows ha la maggioranza schiacciante del mercato desktop e che Ubuntu è progettato per risolvere il bug. Una scelta quindi che è avvenuta sin dal primo giorno. E allora perché Canonical ha scelto questa strada?

Il motivo è che Windows ha avuto successo, anche nell’ambito server, anche nell’ambito remunerativo delle aziende, grazie al fatto che è (ed era) presente su tutti i desktop.

Quando c’era solo UNIX, Bill Gates pensò che…

C’è stata un’epoca, non così lontana, in cui nessuno avrebbe usato altro sistema che Unix nella propria infrastruttura informatica. Certo poi magari le postazioni degli impiegati potevano avere DOS, Windows 3.1 o Windows 95, ma nella sala macchine solo Unix.

Poi però la Microsoft creò Windows NT, disse che si poteva avere lo stesso sistema su client e server, disse che così il tutto diventava più semplice. I dirigenti che avevano sulla scrivania Windows, a casa Windows, sul PC dove il figlio giocava avevano Windows, che avevano iniziato con il DOS e che insomma conoscevano solo prodotti Microsoft, ci credettero subito. E non è che avessero tutti i torti. Far dialogare Windows e Unix non è impresa facile e spesso si deve sottostare a limitazioni.

Ovviamente Microsoft non si è sforzata molto nell’interoperabilità. Anzi più precisamente ha usato sue estensioni proprietarie contro l’interoperabilità, secondo la filosofia “abbraccia-estendi-estingui”, per cui si fa finta di abbracciare uno standard, poi lo si estende con aggiunte proprietarie e non documentate, o documentate male e scarsamente, (così che altri non possano riprodurle) e infine in tal modo si sostituisce uno standard pubblico con uno privato.

E così la sua supremazia sul desktop l’ha portata a primeggiare anche sui server, fino all’arrivo di GNU/Linux che ha fatto rivivere Unix grazie alla sua competitività.

Diffondere GNU/Linux tra le masse

Il fatto che un ragazzino di 15 anni installi Ubuntu per fare il figo con il cubo di compiz non porta neppure un centesimo nelle casse di Canonical. Oggi. Ma domani il discorso è diverso. Quel ragazzino conoscerà un altro sistema, userà OpenOffice, navigherà con Firefox, si abituerà all’ordine del menu di GNOME. E se domani quel ragazzino si troverà ad essere il capo di una azienda, o il capo del settore IT di un ente pubblico, forse farà scelte diverse rispetto ai dirigenti che negli anni ’90 sostituivano Sun OS con Windows NT. Forse già oggi il papà di quel ragazzino usa un po’ Ubuntu anche lui e forse quel papà ha una qualche responsabilità, magari è semplicemente padrone di un negozio e  pensa che la prossima volta che acquisterà un PC potrà risparmiare la tassa Microsoft. O forse è titolare di una piccola impresa con 10 computer e incomincia a pensare che può risparmiare davvero tanto in licenze.

Certo, capita relativamente di rado uno scenario simile. Non è una semina il cui raccolto sarà rapido. Ma può essere una scelta vincente.

Sta già accadendo, anche se non ne parlano

Si potrebbe pensare che questo è uno scenario futuribile. Niente affatto. Ieri mi sono fermato davanti ad una edicola. C’erano più riviste dedicate a Linux che a Mac. Non male in un mese in cui il governo ha tagliato i contributi per i giornali. Quando Apple dice che venderà 10 milioni di iPad nel 2010 (quindi solo una previsione), tutti i giornali ne parlano. Ma se Canonical annuncia che già oggi esistono 12 milioni di utenti Ubuntu, non vedrete servizi su Repubblica.it

Eppure, ripeto, succede, anche se è una rivoluzione silenziosa. Altrimenti non si spiegherebbe perché un software eccezionale come Lightworks, già presente da tempo su GNU/Linux, ora diventerà pure open source, aprendo la strada all’uso massiccio del nostro sistema operativo anche nell’ambito dell’editing video desktop. Altrimenti non si spiega perché persino un settore di mercato così ostico per il pinguino come i videogiochi potrebbe presto vedere la novità di Steam per GNU/Linux.

E’ vero, ogni tanto ci sono notizie in controtendenza, ad esempio la fine dello sviluppo di Songbird. E poi c’è il clamoroso fallimento di GNU/Linux sui netbook di cui abbiamo già parlato, a causa di scelte a dir poco ridicole e controproducenti.

Eppure, se ci allontaniamo un attimo dal giorno per giorno e guardiamo la situazione in un periodo di qualche anno (ad esempio proprio i tre anni in cui uso Ubuntu), be’ non solo la tendenza è positiva, ma è tremendamente positiva. Insomma nel post sui netbook ci sono andato pesante nel pessimismo. Mi sbagliavo.

Basti pensare, ad esempio, al fatto che il fallimento sui netbook non ha per nulla scoraggiato grandi gruppi come Google, Nokia e Intel a investire sul pinguino per questi dispositivi. Anzi, quest’anno vedremo Chrome OS e Meego.

C’è poi il mercato mobile. Tutti parlano di iPhone, ma in realtà Android è il fenomeno del momento e sta scalando velocissimamente le vette delle preferenze degli utenti. Le statistiche sono confuse (e spesso manchevoli di confronti adeguati) ma tutte dicono una cosa evidente: il mercato degli smartphone, nel 2010/2011, vedrà le piattaforme aperte primeggiare. Ma non leggerete mai su Repubblica.it dell’ultima applicazione del cavolo uppata in Android Market, leggerete sempre invece notizie sull’ultima scoreggia di Steve Jobs. Io ormai ci ho fatto il callo.

E torniamo ad Ubuntu Lucid

Le novità più evidenti di Lucid vanno considerate in prospettiva, nei prossimi 2 anni, fino alla successiva LTS. L’indicator-applet, qualcosa che non si capiva bene a che servisse, ora ha un senso: lancia certe applicazioni, ti segnala se sono aperte ma soprattutto ti permette di interagire con esse, ricevendo informazioni o immettendo dati (lo stato sui social network, ad esempio). Funzionalmente è in pratica la dockbar di Mac OS X, ma la realizzazione è del tutto originale e pensata per GNOME. Personalmente la considero una pallida imitazione, ma non è un giudizio negativo: le vere imitazioni (AWN, Docky, ecc.) portano con loro parte dei difetti della dockbar stessa. Viceversa uno dei punti di forza di GNOME come di KDE è proprio unire aspetti originali al meglio delle interfacce di Mac OS X e Windows.

C’è tanto da fare ancora e per ora l’utilità appare ancora limitata e soprattutto c’è un po’ di confusione. Ad esempio certe applicazioni si lanciano dall’indicator applet, come Evolution o Gwibber, tutte le altre dal menu Applicazioni, cosa che può rendere “nervoso” l’utente. Ma l’obiettivo di integrare perfettamente desktop e applicazioni, soprattutto quelle di comunicazione, è molto chiaro e condivisibile.

Una novità che vedremo a partire dalla versione successiva sarà un bottone nella barra del titolo chiamato Esfera che, in prospettiva, dovrebbe permettere l’interazione tra l’applicazione, il resto del desktop e altre applicazioni. In pratica è l’intercomunicazione tra processi applicata all’ennesima potenza, grazie all’ottimo dbus.

E che dire infine di Ubuntu One, che ora ha tutte le stesse funzione di Dropbox, te lo trovi già installato e pronto e in più conserva contatti, note, segnalibri e permette la sincronizzazione con gli smartphone? E poi l’Ubuntu Music Store.

Le armi segrete di Ubuntu

Il successo di Ubuntu, a mio parere, è nell’umanizzazione di Debian. Chi ha mai usato Debian conosce i problemi cui si va incontro nell’uso desktop: la stable è troppo vecchia; la testing è già migliore, ma ogni pacchetto sembra fare storia a sé, non esiste un desktop debian e l’utente deve costruirsi il suo sistema personalizzato (il che può anche essere visto come un vantaggio, ma solo per utenti che hanno tempo, voglia e capacità ); Sid è un terno al lotto, non sai mai se un aggiornamento ti sputtanerà tutto il sistema. Per poi passare a piccole ma importanti cose come l’hinting dei caratteri che non raggiunge la perfezione di Ubuntu (su Karmic la cosa che m’ha fatto incavolare di più era il bug di Firefox proprio riguardo l’hinting).

Ubuntu è invece una Debian più umana. Gli sviluppatori hanno pensato ad un ambiente desktop ottimale e cercano di prendere il meglio e metterlo insieme, armonizzandolo. Be’ non sempre ci riescono, ma questo è l’obiettivo.

Lucid da questo punto di vista è una ciambella ben riuscita. La uso da circa un mese e i difetti sono davvero pochi mentre i passi in avanti per avere un desktop pienamente integrato e fruibile sono considerevoli.

Un altro aspetto fondamentale è l’ottimo riconoscimento hardware rispetto non solo a Debian, ma a qualsiasi altra distribuzione, grazie all’inclusione dei driver, anche i più sperimentali. Cosa che evita all’utente problemi, senza che servano particolari interfacce di configurazione, Che poi in fondo è quello che l’utente si aspetta: che funzioni, subito, senza smanettamenti.

E’ questa la carta vincente. Sarà pure stata questione di fortuna, ma ho comprato un portatile praticamente a caso, solo perché costava poco ed era venduto senza sistema operativo. Lucid lo ha riconosciuto al 99,9%, funziona senza problemi la sospensione, l’audio e solo un tasto della luminosità mi ha dato rogne. Ho rubato una pennetta per il digitale terrestre a mia sorella e, guarda caso, funziona pure questa senza installare nulla. Lavoro in un ufficio dove nulla è stato comprato pensando a Linux, eppure uso stampante e scanner. Certo non tutto è perfetto ancora, qualche piccolo ritocco l’ho dovuto fare, il telecomando della dvb stick non va, ma ripeto, solo perché ho preso in considerazione dispositivi totalmente a caso. Con pochi controlli preventivi, probabilmente non avrei avuto neppure un solo problema, per quanto piccolo e facilmente risolvibile.

L’altra grande arma di Ubuntu è Launchpad. Lanchpad è l’unione di tutti gli strumenti di sviluppo di una distro in un unico posto: controllo versione, traduzione, bug tracker, supporto, persino compilazione remota e distribuzione del software stesso. Un grande lavoro che l’utente medio magari non vede, ma che permette uno sviluppo rapido e pienamente collaborativo, anche verso gli utenti che non sono programmatori ma che possono aiutare, ad esempio, con le traduzioni o nella distribuzione del software attraverso i repository PPA.

I falsi luoghi comuni

Spesso leggo dei falsi luoghi comuni che impedirebbero – in teoria – la diffusione di GNU/Linux. Ne ho presi di mira alcuni già tempo fa. Ma è il caso di tornarci sopra.

Ci sono troppe distribuzioni e questo rallenta l’adozione di Linux

In realtà è vero il contrario. Per esempio Ubuntu è nata come  fork derivata di Debian. E diciamoci la verità, quanti degli utenti Ubuntu avevano mai sentito solo parlare di Debian? Pochissimi. Questo dimostra semmai che proprio la libertà di creare nuovi progetti basandosi su quelli esistenti è uno stimolo alla diffusione.

GNU/Linux è frammentato, ci sono troppi formati di pacchetti e incompatibilità tra varie distribuzioni, se ci fosse un’unica distro questi problemi non ci sarebbero.

Uno dei maggiori problemi che si ritrovano gli sviluppatori di Android è la sua frammentazione. Le versioni successive non sono compatibili con quelle precedenti e viceversa, così gli sviluppatori devono creare diverse versioni dei programmi. Eppure Android è praticamente uno solo, non ci sono millemila distro, a parte alcune personalizzazioni che ciascun produttore immette nel suo telefonino. Lo stesso discorso potrebbe adattarsi a Windows XP contro Windows Vista, tanto che Seven (solo nelle versioni più care) ha un XP Mode (in pratica XP virtualizzato). E ovviamente vale anche per Ubuntu: i pacchetti per Karmic non vanno su Jaunty e spesso vale persino il contrario. Le incompatibilità non sono dovute, nella grande maggioranza dei casi, alla frammentazione: sono dovute al progresso. Pretendere la piena compatibilità nel tempo, pretendere la piena compatibilità tra varie distro, significherebbe semplicemente dire che per 10 anni bisogna fermare le macchine. Cosa che in effetti Sun ha fatto con Solaris (fino all’introduzione di OpenSolaris), ottenendo come risultato la perdita di quote di mercato a favore … del caotico GNU/Linux.
Certo si può dire agli sviluppatori: cercate di non esagerare. E a volte qualche esagerazione accade. Ma non si può né di deve pretendere che un programma di 5 anni fa giri su una distro di oggi, né tantomeno che un programma di oggi giri su una di 5 anni fa.

Non ci sono applicazioni professionali per Linux

Questo luogo comune si basa su due errori: il primo è la definizione di “professionale”. Una volta mi è capitato un utente che chiedeva un programma “professionale” per fare gli screenshot, come se fosse una attività professionale (cioè qualcosa per cui si viene pagati). Certo a volte qualche “professionista” ha l’esigenza di fare screenshot, ma in genere si guarda bene da usare programmi strani… preme Stamp e via.

Quello che tanti non sanno è che… GNU/Linux è esso stesso un sistema professionale. Milioni di programmatori e amministratori di sistema usano GNU/Linux. E fanno soldi grazie al fatto che sanno usarlo, configurarlo o programmarlo. Apache è un server professionale, MySQL è un DBMS professionale, Sugar CRM è un sistema CRM professionale, gcc è un compilatore professionale, eccetera eccetera eccetera.

In secondo luogo, tantissimi programmi professionalissimi sono sviluppati per GNU/Linux: il già citato Lightworks, il Siemens NX (forse il più avanzato sistema CAD/CAM esistente), Autodesk Maya e una caterva di altri programmi sia liberi che proprietari.

Il luogo comune nasce semplicemente da fatto che non esistono Autocad, Photoshop e Premiere per GNU/Linux. Cioè quelle applicazioni desktop che, per forza di cose, non conviene portare sul pinguino. E qui nasce il successivo luogo comune.

Bisogna costringere le grandi case di software a fare programmi per Linux

Programmi proprietari, chiaramente. Nessuno si illude di avere Autocad open, non accadrà mai. Ma all’utente che dice questa cosa non viene neppure in mente che poi dovrà pagare Autocad per Linux, e poi Premiere, e poi … oppure crackarli, fino a riempire il suo sistema open source di programmi proprietari crackati. E quale sarebbe, a questo punto, il vantaggio di usare GNU/Linux rispetto, ad esempio, a Mac?

La strada semmai è un’altra: trovare nuove modalità di competizione con il software proprietario e dimostrare che l’open source, che ha già vinto in alcuni ambiti professionali, può vincere anche in quelli che oggi sono più difficili. Non c’è alcuna ragione per la quale non possa accadere. Anzi sta già accadendo: il rilascio di Lightworks come software libero è un segnale che si può fare.

Su Linux è difficile installare i programmi

Chi sa usare Ubuntu sa che non è vero. Sa anche che da 15 anni tutti i sistemi GNU/Linux hanno il loro “app-store”, cosa che Apple ha introdotto solo pochi anni fa con iPhone. Ma se lo fa Apple è una figata, se lo fa GNU/Linux è una stronzata. Chissà perché.

Il pericolo dei luoghi comuni è far perdere tempo alla gente in discussioni inutili se non addirittura dannose. E allontanare così l’attenzione da ciò che, per davvero, bisogna fare.

E i problemi veri

I driver proprietari

Il primo problema vero di GNU/Linux sono i driver proprietari. Un driver proprietario è un freno allo sviluppo del sistema e, quindi, al suo miglioramento e in prospettiva alla sua diffusione. Non posso introdurre un server grafico più leggero e orientato al desktop se poi non sono in grado di farlo funzionare su una scheda Nvidia. Non posso migliorare quella ciofeca di driver Fglrx se non ho il codice.

I formati e protocolli proprietari

Per la verità questo è un problema che sta incominciando a scemare. La maggioranza degli utenti ancora usa MSN ma sempre più gente è attratta dalle chat di Google e Facebook, che sono basate su Jabber. Rimane però il grossissimo problema dei formati proprietari, penso soprattutto ai documenti di MS Office e al formato di Autocad. E’ chiaro che un’alternativa ad Autocad è credibile solo se permette alla gente di non perdere i vecchi progetti. E l’uso massiccio di OpenOffice è possibile solo se sono sicuro che non perderò la formattazione se scambio file con la suite di Windows. E’ il vecchio problema del vendor lock-in, inizi con un certo software e sei obbligato tutta la vita a usare quello.

Per risolvere davvero il problema basterebbe anche solo che la Pubblica Amministrazione fosse obbligata ad usare formati liberi. A quel punto qualsiasi azienda o privato sentirebbe il bisogno di usare programmi liberi.

I brevetti software

GNU/Linux legge (e scrive) praticamente qualsiasi formato audio/video esistente. E però nel Paese più ricco del mondo, dove l’informatica è più sviluppata, i brevetti software impediscono di farlo gratis: devi pagare la licenza al detentore dei brevetti, col risultato che un mondo come l’open source, che basa molto della sua competitività sul prezzo, si trova a dover scaricare sull’utente il rischio legale di installare codec che magari sono software libero, ma servono a scrivere e leggere formati coperti da brevetti. La battaglia contro i brevetti dovrebbe vedere tutti impegnati.

Certo è che se Google – come dicono i rumors – libererà il codec V8 (che per inciso è cugino di Theora, il codec libero) e lo userà per Youtube, le cose cambieranno rapidamente.

Il web e il cloud computing

Standardizzare il Web è l’assoluta priorità. Il W3C è troppo debole e non è riuscito ad imporre l’uso di un solo codec per il tag <video> del nuovo html5.

L’altro problema, sempre legato al web, è l’uso di programmi via browser che potrebbe conoscere una impennata con Chrome OS. Con il risultato che un sistema open come Chrome potrebbe uccidere un software libero come OpenOffice. O forse no, se al contrario Google facesse la scelta di rendere ODF il formato predefinito di salvataggio dei file. Ma è una partita rischiosissima.

Gli utenti che non usano GNU/Linux

Sì, uno dei problemi è rappresentato dagli utenti di altri sistemi che rifiutano non dico il cambiamento, ma anche solo la sperimentazione. Perché cambiare? In fondo Windows funziona, ogni tanto e poi devo usare Photoshop per ritoccare gli occhi rossi nelle foto.

E quelli che lo usano

Paradossalmente il problema più grosso non sono gli utenti che non usano GNU/Linux, ma una parte consistente di quelli che lo fanno per poi non perdere occasione per denigrarlo (e poi non si capisce allora perché lo usino). Basta visitare e leggere i commenti su ossblog oppure oneopensource per rendersi conto di quanto larga sia questa fascia di utenti. Alcuni magari sono solo troll che in realtà non hanno mai visto GNU/Linux in vita loro. Ma altri no. Sono quelli che non si informano, che parlano per sentito dire, che sparano sulla filosofia che ha permesso la nascita di GNU/Linux senza in realtà neppure conoscerla e senza capire che – per citare il progetto Fedora – la libertà è una feature del software open source che il software proprietario non può vantare, una caratteristica che poi implica tutta una serie di vantaggi – tecnici, economici – che altrimenti non ci sarebbero.

Esempio: perché GNU/Linux è più sicuro di Windows? Perché è Unix? Non solo: anche Mac OS X è Unix ma non è sicuro come GNU/Linux perché Apple è lentissima negli aggiornamenti di sicurezza. Viceversa su GNU/Linux è l’esatto opposto, le correzioni sono velocissime, spesso e volentieri arrivano prima che il problema diventi noto proprio grazie al fatto che si può esplorare il codice e modificarlo.

Le cose da migliorare

L’aggiornamento dei programmi

E veniamo a una nota dolente nell’esperienza comune di tutti. Ok, installare un programma è facilissimo. Ma aggiornarlo? Molto meno. Per aggiornare OpenOffice o aggiorno tutto Ubuntu (il che significa, peraltro, aspettare mesi) oppure uso un repository da Launchpad. Però devo sapere che esiste devo sapere come si fa ad aggiungerlo (cosa molto facile da Karmic in poi) ma soprattutto devo capire se è affidabile o no, se cioè non contiene programmi e librerie che mi sminchierebbero il sistema sovrascrivendo quelle originarie. Cosa non facile da capire, persino per un utente esperto, che quindi di norma o si tiene lontano da repo troppo pieni o corre il rischio. Anche perché il downgrade non è sempre immediato e spesso occorre farlo con apt-get da terminale perché Synaptic non funziona bene se devi downgradare 20 pacchetti ognuno dei quali è mutualmente dipendete da altri.

Lo stesso discorso vale per programmi non inclusi nei repository. E allora che si fa? Si torna al sistema stile Windows? Scarica, clicca, installa? Con i problemi di sicurezza, occupazione di risorse e inefficienza nella disinstallazione? Certo che no.

La soluzione al problema è già nel sistema stesso, ma richiede lavoro: le distribuzioni devono impegnarsi ad aggiornare periodicamente alcuni programmi chiave (Firefox e OpenOffice in primis) e lasciare alla comunità il resto, “certificando” repository che si dimostrino affidabili.

E’ più o meno quello che accadrà, nei piani di Ubuntu, dalla versione 10.10 con i miglioramenti al software center.

L’installazione e l’aggiornamento dei driver

Linux è un kernel fantastico, ma ha un grosso difetto: per installare un driver, devi ricompilarlo per quello specifico kernel. E’ un difetto strutturale che difficilmente verrà mai risolto e che, di contro, ha pure qualche vantaggio, visto che induce (quasi costringe) a rilasciare più driver liberi e a far collaborare i produttori con gli sviluppatori del kernel stesso. Ma questo impedisce, nei fatti, ai produttori di allegare i driver al loro hardware, o allegare solo un inutile (all’utente comune) sorgente. Un’escamotage l’ha inventato Dell: è DKMS. Questo programma, l’uovo di colombo, semplicemente prende il sorgente (se pacchettizzato per Dkms però), lo compila e lo installa senza che l’utente faccia altro. Non solo: se arriva un aggiornamento del kernel, si occupa di ricompilare il driver sul nuovo kernel. Ottimo. Però nessun produttore rilascia sorgenti in formato dkms. Molti preferiscono semplicemente lavorare con il team del kernel Linux e così succede che l’aggiornamento di un driver sia rilasciato solo con il nuovo kernel, costringendo ad esempio Ubuntu a creare i backport per le schede wifi e i driver delle schede audio. Ok, in fondo va abbastanza bene, ma l’uso estensivo di dkms sarebbe la soluzione pressoché definitiva. Perché la Linux Foundation e il team del kernel non lo adottano?

Altro aspetto sempre legato ai driver sono le incompatibilità tra kernel differenti anche a livello di sorgenti. Ci sono driver che non vengono mantenuti dal produttore in modo efficiente, col risultato che non si compilano  su una versione successiva del kernel. E qui c’è poco da fare: è il team del kernel che deve evitare repentini cambiamenti delle API, altrimenti non se ne esce.

Adottare le nuove tecnologie più velocemente

Una delle cose più interessanti negli ambienti desktop come GNOME e KDE, sono i cosiddetti framework. Si tratta di insiemi di librerie, script e programmi di supporto, fino anche a ambienti di sviluppo veri e propri per sfruttarli al meglio. Un esempio di framework è gstreamer che si occupa di tutta la multimedialità su GNOME. Ora però mentre gstreamer ha tanti pregi, perché permette di creare applicazioni multimediali complete con poche righe di codice, ha un difetto: il suo sviluppo è lento. Dopo due anni ancora non c’è un plugin stabile per la decodifica video della Nvidia (vdpau). Lo stesso vale per VLC che incomincerà solo ora, pur essendo senz’altro il miglior lettore multimediale del mondo (sia open che proprietario).

Mentre così abbiamo il paradosso che Linux supporta USB 3.0 prima ancora che sia distribuito sul mercato, dall’altro dopo tanto tempo ancora aspettiamo il supporto vdpau su gstreamer, mentre Mplayer e Xine già ce l’hanno. Ok, posso usare Mplayer o Xine ma perché dovrei farlo se io ho preinstallato Totem?

Il problema è che siccome un intero ambiente come GNOME è legato a gstreamer, un ritardo di gstreamer significa un ritardo di GNOME e un ritardo di GNOME significa un ritardo di Ubuntu.

A dirla tutta, il plugin per vdpau esiste già, ma nessuna distro lo installa e lo usa. Col risultato che ovviamente solo pochi intraprendenti possono testarlo e fare bug report.

Standardizzare le API

Sempre parlando di decodifica video, Adobe ha sostenuto che il nuovo Flash player su Linux non la supporterà perché la decodifica video su Linux è un casino. In realtà non è proprio così, però in parte è vero. Ogni scheda video ha la sua API per la decodifica, un po’ come se invece di OpenGL avessimo 3-4 librerie grafiche 3D: sarebbe disastroso. Ma una libreria unificante esiste già e l’ha fatta Intel: si chiama libva e funziona nativamente con le schede Intel (come la 4500HD e la GMA500) e su alcune Via, ma fa anche da frontend per le equivalenti API della Nvidia (vdpau) e della ATI (chiamata xvba). Il che significa che basterebbe usare libva per coprire il 99% delle schede esistenti (ovviamente di quelle che hanno la decodifica video). Solo che nessuna distro la adotta. Si può obiettare: se non la adottano è perché non è matura. Ma non diventerà mai matura se qualcuno non lo farà: l’open source funziona così.

Maggiore integrazione con le applicazioni esterne

Su Ubuntu ci sono due grandi applicazioni esterne a GNOME installate di default: Firefox e OpenOffice. Ora, mentre OOo è, a parte piccole sbavature grafiche, perfettamente integrato i GNOME grazie al lavoro di Novell (non di Ubuntu), Firefox è ancora troppo alieno. Esempio: se installo Epiphany, che è il browser di GNOME, per la decodifica dei video nelle pagine HTML5 userò gstreamer. Il che significa che potrò vedere i video h264, non solo quelli Ogg/theora. Firefox invece supporta solo questo formato per cui niente versione di Youtube senza il fastidiosissimo Flash.

Filesystem basato su database

Tempo fa parlavo di una feature straordinaria di Beagle, il programma di ricerca desktop, purtroppo ormai abbandonato, che funziona con Mono. BeagleFS permette di creare delle cartelle sulla base delle ricerche. Cartelle vere, presenti per davvero sul filesystem e quindi usabili in qualsiasi programma, persino da terminale. Significa poter salvare i file dove capita ma ritrovarli sempre. Non è solo una comodità, è un modo diverso di approcciarsi ai propri dati, è un modo diverso di usare i computer, l’innovazione più significativa negli ultimi 40 anni. Eppure non sembra interessare molti, nonostante tutti gli sproloqui sul desktop semantico.

Ma io non demordo: tra tracker, GNOME Zeitgeist e robe varie un giorno non troppo lontano vedremo qualcosa del genere. Avvicinandoci passo passo, in modo che gli utenti si abituino a lasciare perdere le abitudini delle cartelline o dei file salvati sul desktop.

Come si vede non sono problemi insormontabili: anzi, la soluzione o esiste già, o è proprio ad un passo, lì dietro l’angolo. Basta crederci, basta lavorarci. Ci sono tante cose da fare, ma, diciamoci la verità: sono più importanti queste cose o l’indicator-applet, che pure prima ho elogiato? Forse era il caso di ricalibrare le priorità, o almeno di dividersi i compiti preventivamente tra varie distro, ognuna della quali dovrebbe lavorare fianco a fianco con gli sviluppatori upstream: io miglioro GNOME, tu migliori Firefox, un altro migliora OpenOffice, un altro ancora lavora sull’adozione di dkms, eccetera. Non è una lamentela, è solo un modesto suggerimento. Non ci perdo nulla a usare Mplayer invece che Totem ma mi dà fastidio che il mio sistema non sia completo di già appena installato. Vivo lo stesso dovendo usare Flash ma vivrei meglio se potessi evitarlo, senza però rinunciare a Firefox.

Le cose che sono già migliori

Sia chiaro, GNU/Linux è un sistema fantastico. Molto migliore di Windows, più o meno alla pari con Mac OS X (faccio una media: ci sono punti su cui Mac primeggia, altri in cui è indietro). Faccio un breve elenco delle cose che considero più importanti, suggeritemene altre:

a) Posso scegliere. GNOME o KDE? O forse XFCE. Oppure LXDE. Solo per fare l’esempio più lampante, immediatamente visibile. E di ogni ambiente desktop, posso cambiare tutti gli aspetti.

b) Il computer è nelle mie mani, non io nelle sue: sicurezza, niente backdoor, niente spyware, il software fa esattamente ciò che dice e non si rifiuta di fare qualcosa perché non è autorizzato, i programmi non scadono come il latte, e soprattutto non devo crackare nulla per avere del buon software.

c) Usabilità: prendere il menu di Windows; ora prendete quello di GNOME. Qual è più facile da usare? Evidentemente quello di GNOME che mi cataloga le applicazioni, senza che io debba intervenire. Prendete Mac: come si lancia un’applicazione se non ho creato l’icona sulla dock? Devo aprire il finder o spotlight… un dramma.

d) Gestione centralizzata dell’installazione e degli aggiornamenti: su Windows e Mac non esiste nulla del genere. Molti programmi non si aggiornano (anche perché gli aggiornamenti costano) e alcuni ti installano un loro demone di aggiornamento. Se lo facessero tutti: dieci programmi, dieci demoni, venti programmi, venti demoni. Un casino tremendo.

e) compatibilità: sì, compatibilità. GNU/Linux supporta molto più hardware di Mac, ad esempio. E supporta piattaforme che né Mac né Windows supportano, come gli smartbook con processori ARM che presto usciranno sul mercato, promettendo ore e ore di funzionamento. Posso installarlo sulle console per videogiochi (anche se ultimamente Sony ha tolto il supporto per la Play Station, si può fare lo stesso). Lo troviamo persino nei televisori più moderni. Credo che solo il tostapane non vada, ma potrei essere smentito.

Conclusioni

Devo dire che tante volte mi dà fastidio l’atteggiamento di tanti utenti che si piangono addosso. Che non credono nel futuro di questo sistema. Alcuni danno la colpa alla congiura dei produttori hardware, altri a quella dei produttori software. Altri – comprensibilmente – sono frustrati dal fatto che un certo componente o un certo software non funzionino come dovrebbero o a volte per nulla.

Però, complessivamente, e insisto, le cose vanno molto diversamente dall’immagine che noi stessi a volte diamo. GNU/Linux e in generale il software libero stanno conquistando spazio, credibilità e consenso. Senza che magari questo venga strombazzato. Ma succede. Succede perché è una tendenza generale quella della costruzione collaborativa della conoscenza. Il successo di Wikipedia, che ha già battuto Microsoft e la sua Encarta, non è qualcosa di diverso, è solo una faccia della stessa medaglia. Forse – speriamo – un’anticipazione.

Le cose da fare per avere un desktop libero perfetto e decisamente più avanzato della concorrenza, non sono tante. Siamo a buon punto.

Ma ci riusciremo, come comunità, solo se non perdiamo di vista due imperativi.

Il primo, ricordare perché esiste il software che usiamo: il software libero nasce per risolvere un problema, l’esistenza del software proprietario. Ok all’interoperabilità, ok agli investimenti aziendali, ok anche ai compromessi quando servono a fare un passo in avanti. Va bene pure imitare Mac e sforzarsi di creare delle GUI più fighette. Ma se cadiamo nella trappola che per diffondere GNU/Linux serve più software proprietario in realtà uccideremmo GNU/Linux stesso, mancando l’obiettivo. Il punto è diffondere l’open source, non un certo sistema operativo, perché poi di sistemi liberi non c’è solo GNU/Linux ma tanti altri. Arrivo a dire che per me, utente Ubuntu, è meglio se tutti usassero Windows con OpenOffice e Firefox, piuttosto che avere centinaia di milioni di utenti GNU/Linux con MS Office e Internet Explorer (ovviamente è una iperbole, dubito che vedremo mai IE e Office per Linux).

Il secondo imperativo è non scoraggiarsi. Non credere che un certo evento possa interrompere il nostro percorso. Non credere che siccome tutti parlano di Mac, iPhone, iPad, Windows 7, eccetera allora GNU/Linux non conta nulla. Il software libero è molto ma molto più presente di quanto crediamo e vediamo. E sta cambiando il modo in cui ci rapportiamo ai computer e all’informatica.

EDIT: in questo articolo ho ironizzato su Repubblica.it ma guarda caso, oggi in home page c’è un lusinghiero articolo su Lucid (nche se scambia Firefox per un client di posta…) con tanto di fotogallery. Il Corriere della Sera on line ha fatto altrettanto e anzi ha linkato proprio questo mio articolo.

EDIT: ringrazio Jean Luis per la segnalazione. In realtà, non esiste Lightworks per Linux. Ebbene, sembra che mezzo mondo Linux si sia ingannato…. da Phoronix a Pollycoke …  Lightworks, l’editor video, è sviluppato solo per Windows XP e anticamente lo era per DOS. Ho reperito anche una brochure datata 1996. Probabilmente la confusione è nata da fatto che altri software della stessa casa e che hanno mantenuto lo stesso nome sono anche per Linux. Anche Wikipedia ha sbagliato.
Un epic fail globale direi. Sono in buona compagnia.
Il fatto in sé rimane significativo per l’apertura, quando ci sarà, del codice.
Dubito però che sarà possibile un porting.

Detto questo, programmi “straprofessionali” nel settore audiovideo su piattaforma GNU/Linux non mancano, ma purtroppo non sono opensource. Tra questo vale la pena di ricordare i prodotti Autodesk Inferno, Smoke, Flare, Flame e Maya, senza i quali non avremmo avuto Avatar che peraltro è stato renderizzato con Ubuntu. Questi prodotti, a parte Maya, esistono solo per piattaforme Unix o addirittura solo per GNU/Linux.

Sul fronte software libero, comunque, l’industria incomincia ad essere interessata a Blender (che è entrato nella produzione di Spiderman 2)   e , in attesa di Lumiera, con Cinelerra abbiamo un programma che, se saputo usare, fa davvero di tutto.

  1. 29 aprile 2010 alle 8:54

    Veramente un ottimo post! Complimenti!!

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  2. 29 aprile 2010 alle 9:00

    Da diffondere via mail, stampare e far leggere a tanta gente. Ottimo lavoro.

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  3. leo
    29 aprile 2010 alle 9:07

    quoto. bel post davvero!

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  4. Trap
    29 aprile 2010 alle 9:10

    Grazie, bellissimo post!!!

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  5. marco
    29 aprile 2010 alle 9:17

    che dire guiodic, mi hai aiutato tempo fa nel forum di ubuntu, continuo spesso ad aggiornarmi alle tue notizie…. post fatto davvero bene, ma non ne condivido il titolo, che, ad una prima lettura, è fuorviante…uso ubuntu da poco più di un anno, e non mi pento di aver rinunciato a mac, ne di aver lasciato windows.
    lunga vita a linux

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    • rockerrabbit
      29 aprile 2010 alle 22:45

      secondo me il titolo è perfetto per invogliare il lettore…chi legge il blog di Guiodic lo fa perchè appassionato ad ubuntu quindi se legge un titolo del genere vuole spiegazioni e continua a leggere l’articolo

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  6. Rief
    29 aprile 2010 alle 9:22

    Ma davvero, che bel post! Complimenti davvero, ottime tutte le osservazioni e bel modo di esprimerle.

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  7. shishimaru
    29 aprile 2010 alle 9:24

    …e volevo mettere più di 5 stelle,ma non posso.
    questo post è stata una vera e propria rinfrescata al cervello. perchè anche se ti sforzi di rimanere nel “vero”,finisci per andare lì dove va la massa,credendo cose possibilmente errate.
    beh,concordo in generale su tutto. e hai ragione quando dici che forse vanno riviste alcune priorità! in particolare quando non posso usare solo firefox per poter usare l’html 5 e così via. certo,posso usaer totem per i video,ma volevo fare solo un esempio.
    eccetera.

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  8. 29 aprile 2010 alle 9:25

    ottimo articolo, complimenti!
    un piccolo appunto, io credo che dal punto di vista della comunicazione sarebbe stato preferibile suddividere il post in due parti.

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  9. andy
    29 aprile 2010 alle 9:38

    su alcune cose non sono d’accordo:
    – software come photoshop x l’utente comune sono un must (illegalmente) e un SO che non ha sto software è x sfigati

    – sul desktop semantico: io sono casinista e smemorato ma solo l’idea di non poter scegliere io la gerarchia delle cartelle in cui salvo i miei file mi manda ai matti, non ho mai capito xchè c’è tanta gente che ha questa esigenza, devi solo sforzarti quando crei un file dove salvarlo e se creare una sottodirectory o no, poi la struttura è sempre la stessa da 10 anni a sta parte e sono passato da windows a linux semplicemente copiando le directory che avevo in c: in /home

    – sul lungo periodo vedi speranze per software che abbracciano l’open, ma purtroppo ci sono anche quelli che se ne vanno o le collaborazioni che finiscono male, come quel software di grafica per windows (nn ricordo il nome) che 2/3 anni fa diventò open source che aveva addirittura le primissime versioni per linux gratuite mentre quelle per windows rimanevano a pagamento, quel progetto è fallito dopo pochi mesi, quindi prima di esultare per l’apertura di questo software di video editing aspetteri di avere a disposizione qualcosa di usabile

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    • 29 aprile 2010 alle 10:26

      – software come photoshop x l’utente comune sono un must (illegalmente) e un SO che non ha sto software è x sfigati

      Hai una visione piuttosto strana, come del resto gli utenti che usano photoshop per gli occhi rossi. In realtà il 99% non ha bisogno neppure di GIMP, una roba tipo Pinta o Paint.Net è più che sufficiente. Se Microsoft ti fornisse qualcosa di menglio del Paint preinstallato, nessuno penserebbe neppure a PS.

      solo l’idea di non poter scegliere io la gerarchia delle cartelle in cui salvo i miei file mi manda ai matti

      Non perdi questa possibilità con il desktop semantico.

      come quel software di grafica per windows (nn ricordo il nome) che 2/3 anni fa diventò open source

      Immagino ti riferisci a Xara.

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      • andy
        29 aprile 2010 alle 14:51

        io non mi riferisco a me ma all’utente medio
        quello di cui l’utente ha realmente bisogno e quello che vuole sono 2 cose differenti, non a caso photoshop è installato nel 50 % dei computer delle persone che conosco, e non mi risulta che siamo una nazione di grafici

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        • 29 aprile 2010 alle 14:54

          Ripeto, se MS ti mette di default Paint è ovvio che poi uno cerca altro. Chiede in giro e tutti dicono Photoshop e lui lo installa.

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      • andy
        29 aprile 2010 alle 14:53

        esatto, Xara

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  10. Ermes_85
    29 aprile 2010 alle 9:46

    Sono d’accordo, però sono anche convinto che non tutto il software debba\può essere libero, esempio i giochi non ce interesse alcuno fare giochi open e ricordo che open non significa gratuito…

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    • 29 aprile 2010 alle 10:19

      che vuol dire che non c’è interesse?

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      • Ermes_85
        29 aprile 2010 alle 10:55

        per interesse intendo guadagno, nel mondo open.

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        • 29 aprile 2010 alle 13:01

          non sono d’accordo, guadagnare dai videogiochi open si può: basta vendere mappe, personaggi, nuovi livelli… essendo artwork e non software, non si viola nessuna licenza. Ci vuole solo qualcuno che abbia il coraggio di provarci.

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          • Ermes_85
            29 aprile 2010 alle 17:33

            Bhè questa può essere un’idea, niente male per giunta, però dubito che in futuro il mercato dei giochi diventi COMPLETAMENTE open.

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          • 29 aprile 2010 alle 17:35

            be’ l’importante è che esista, poi se è 100% o 50% o 20% non è che fa così tanta differenza. Superata una certa percentuale cambiano solo i guadagni delle aziende non la possibilità dell’utente di scegliere.

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  11. Yaura
    29 aprile 2010 alle 9:48

    (Ma quel bell’ Asus che modello è? E si trova con Linux pre-installato?)

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  12. 29 aprile 2010 alle 9:50

    Non ricordo quali sono i tag per il quoting, provo con “” ma nel caso mi sbagli ti chiedo cortesemente di modificare il mio commento e correggerli.

    Non è più facile da usare di Mandriva o OpenSuse.

    Questo é opinabile, IMHO è più facile almeno di OpenSuse.
    E con l’espressione “X é più facile di Y” intendo: “è molto probabile che un utente medio utilizzi con maggiore facilità X invece che Y”.

    Ubuntu non include neppure codec liberi per i formati proprietari e qui è l’utente che deve occuparsene (anche se il sistema, alla bisogna, una mano gliela dà). E non include neppure Flash.

    Per comprendere bene i motivi il confronto andrebbe esteso anche ad altre distribuzioni: credo che basti pensare a Debian, che non include nulla che non sia redistribuibile.

    Al di là delle conseguenze (Ubuntu mette comunque a disposizione vari installer di estrema facilità e meta-packages contenenti tutto il necessario, vedi {,x,k}ubuntu-restricted-extras), sono scelte che mirano a conservare lo spirito free della distribuzione, spesso accusata di strizzare un occhio alla fighezza di tool e tecnologie chiuse pur di conquistare utenti e, al contempo, chiudere l’altro sulla concreta aderenza ai principi del Free Software.

    Insomma presa così, dal punto di vista puramente tecnico, non sembrerebbe una distribuzione più adatta di altre a chi non ha mai installato un sistema da solo (vedremo più avanti che in realtà non è così).

    La mia conclusione é: non sono d’accordo, IMHO é la più adatta per soluzioni desktop.

    C’è stata un’epoca, non così lontana, in cui nessuno avrebbe usato altro sistema che Unix nella propria infrastruttura informatica. Certo poi magari le postazioni degli impiegati potevano avere DOS, Windows 3.1 o Windows 95, ma nella sala macchine solo Unix.

    Ni. Microsoft, grazie alla licenza BSD p.e.r.m.i.s.s.i.v.a. (acronimo che sta per “Fa Quel Che Cazzo Ti Pare Di Questo Codice”), i sistemi Microsoft da sempre integrano protocolli e tool di rete BSD.
    Windows fa affidamento a servizi fondamentali che provengono direttamente da UNIX -> chi usa Windows, pur vivendo nella totale ignoranza di ciò che segue, mangia quotidianamente “grosse fette” di UNIX.

    Ho rubato una pennetta per il digitale terrestre a mia sorella e, guarda caso, funziona pure questa senza installare nulla.

    Fattelo dire: questo é culo!
    Io lavoro con questi stramaledettissimi decoder USB e ogni giorno canto i morti a tutti i produttori delle innumerevoli periferiche esistenti (e spesso, con sommo piacere, ne canto qualcuno anche a Gasparri).

    Filesystem basato su database

    Il filesystem é di per sè un database, ma credo che volessi intendere altro, sicuramente relativo all’indicizzazione dei file.

    Domanda da parte di uno che l’indicizzazione non l’ha provata, la usa e pensa che non la userà mai: ma Tracker funziona?

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    • 29 aprile 2010 alle 10:19

      Ciao Alessio, allora:

      1. quando ho fatto l’elenco delle “mancanze” di Ubuntu non era una critica. So bene perché non ci sono i codec, ecc. e sono perfettamente d’accordo con questa politica. Quello ce volevo dire (forse non sono stato chiaro) è che la diffusione di una certa distro non dipende affatto da fattori del genere e Ubuntu lo dimostra. Viceversa tante distro si illudono che preinstallando codec, driver ecc. avranno successo. Ci sono utenti che ritengono che Ubuntu non ha il 50% del mercato desktop perché è (era) marrone 🙂
      2. Riguardo la facilità/difficoltà di Ubuntu rispetto ad altre distro, più avanti ho spiegato perché secondo me è in effetti più facile. E’ inutile avere yast se poi i pacchetti confliggono facilmente (come accade in alcune release di OpenSuse) oppure se certi hardware non funzionano. Viceversa Ubuntu punta sul far funzionare tutto al primo colpo senza interventi dell’utente, anzi cerca di evitare, come è nella filosofia di GNOME, di dare all’utente inesperto strumenti grafici per fare cose che solo un utente esperto dovrebbe fare. Secondo me a volte esagera… però sono d’accordo con la linea di fondo.
      3. Sì è vero che Win ha diverse cose di Unix, c’è persino un layer di compatibilità sviluppato dalla stessa Microsoft che permette di eseguire applicazioni Unix su Windows. Ma quello che sottolineavo è la politica di Microsoft di modificare/estendere gli standard per rendere più difficoltosa l’interoperabilità. Basta pensare ad esempio a ldap, kerberos, ecc. in Active directory.
      4. eh, sarà stato culo, ma mica tanto, non era la prima volta. Tantissime funzionano.
      5. sì esatto, parlavo appunto di indicizzazione, infatti ho citato beagle. Tracker funziona “abbastanza” bene ora. Ma ho paura per le prossime release del ciclo 0.7

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      • 29 aprile 2010 alle 15:53

        Grazie per aver corretto i tag, rispondo senza introdurre ulteriori complicazioni:

        1. Si vede che avevo inteso male.
        2. Si, avevo proprio inteso male
        3. “abbraccia-estendi-estingui”, una vera vergogna che spero li porti presto al suicidio.
        4. È vero, molte funzionano ma, senza offesa, prenderne una a caso, infilarla e vederla funzionare out-of-the-box è culo!

        Poi domanda:

        Anzi, queste due distro hanno strumenti di configurazione molto avanzati che Ubuntu non ha e una storia alle spalle decisamente più lunga.

        In particolare a quali strumenti ti riferisci?

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        • 29 aprile 2010 alle 17:47

          mi riferisco a yast in particolare. Dai, ammettiamolo, è ottimo.
          Una cosa del genere, su Ubuntu, sarebbe un bel regalo.

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  13. Marco
    29 aprile 2010 alle 9:54

    Bravo Guido. Analisi lucidissima e pienamente condivisibile.
    Secondo me un serio ostacolo ad una maggiore diffusione di Linux rimane la poitica dei costruttori/assemblatori di costringere l’acquirente a portarsi a casa Seven/OSX evidentemente influenzando così buona parte dei suoi futuri comportamenti informatici.
    Questa è una grossa responsabilità anche etica dei fabbricanti: finché non esisterà un mercato degno di questo nome di macchine senza preinstallato, sarà almeno “scomodo” rimuovere un OS o farne convivere due o più…

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  14. 29 aprile 2010 alle 9:59

    Ciao Guiodic, posso prendere uno stralcio del tuo articolo e farne uno per il mio blog? ovviamente ti cito e riporto tutto il resto dell’articolo.

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  15. 29 aprile 2010 alle 10:10

    Ti smentisco sul tostapane, tempo fa era stato costruito un tostapane con una *BSD sopra (mi pare netbsd), se trovo il link lo posto 🙂

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  16. 29 aprile 2010 alle 10:11
    • 29 aprile 2010 alle 10:27

      grandi! 🙂

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      • 1 marzo 2018 alle 18:05

        Fantastic article! Your page is awesome! How could any of this be better stated? It could not. I really appreciate this page. Do you love jesse grillo?

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    • fede73
      29 aprile 2010 alle 12:29

      Ora vado a compilarmi un toast.

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  17. 29 aprile 2010 alle 10:20

    bel post:aspettavo tue notizie da un po’, grande ritorno!
    sottoscivo in pieno i due imperativi!
    ciao

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  18. Urturino
    29 aprile 2010 alle 10:20

    Lungo si, ma ne valeva davvero la pena.

    Mai letta una rappresentazione sullo stato di GNU/Linux cosi ben fatta.

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  19. 29 aprile 2010 alle 11:00

    Grazie, Guido!

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  20. 29 aprile 2010 alle 11:24

    hai perfettamente ragione, anche se il vero problema è che ubuntu è per gli umani, ma sono gli umani che non sono più umani.
    come non sono più umani? no non lo sono, se potessero avere qualcuno che glielo porti a pisciare lo farebbero.
    i miei amici (non tutti per fortuna) del mondo dell’informatica non conoscono nulla (non che io sia un genio, ma mi sbatto per capire) o poco, sono veramente delle capre, ma vogliono usare il pc lo stesso, ed il bello è che comprano il più costoso sul mercato pesando che questo, perché più costoso, sia più facile da usare.
    alle volte mi chiamano per qualche problema, allora gli dico:”apri il browser” lui: “apro che?” io: “quell’affare che ti fa vedere le pagine di internet” lui: “ah..dillo prima, internet explorer” ed io :”si il browser”.
    insomma, la gente “comune” non si vuole sbattere nemmeno per capire il perché un qualcosa “non va” tipo: ” ho installato ubuntu, ma apro il coso di internet e non riesco a vedere youtube, invece con windows funziona subito”
    questo è il vero problema!

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    • Advange
      29 aprile 2010 alle 14:06

      Scusami se ti suonerà come una critica, ma quando dici “invece con windows funziona subito” cosa diavolo significa?
      Su Windows una volta installato non funziona assolutamente nulla: flash non è preinstallato in Windows così come non è preinstallato in Ubuntu. Se volete fare un favore ad Ubuntu non lasciate che sia “la gente” ad installare Ubuntu: fatelo voi!

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      • 29 aprile 2010 alle 14:11

        In effetti è proprio così, di default su Win non c’è assolutamente nulla.

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        • 29 aprile 2010 alle 17:28

          si, ma se l’utente medio va su youtube IE gli esce il link con scritto scarica ed installa, lui ci clicca e dopo pochi secondi ha il video.
          cosa che invece con linux a volte non succede.
          @guido a quanti post hai dovuto rispondere per sto cavolo di flashplayer che non andava? mi sembra che alla fine ti sei rotto e ci hai fatto una guida
          sul forum.
          piglialo, spostalo, linkalo, manco sanno cos’è un link gli utenti che arrivano da windows?
          per non parlare di skype e le webcam (lo so che skype è propietario)
          ma tutti lo vogliono e con la webcam bella funzionante da subito.
          è che l’utente medio non si sbatte e non ci tiene a farlo, vuole tutto click clack fatto (anche se non sa cosa ha fatto).

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          • 29 aprile 2010 alle 17:39

            @tdinox: se l’utente sbaglia la colpa è dell’utente. Flash si installa molto banalmente e fa tutto da solo. Manco devi andare sul sito a scaricarlo. Che vuoi di più?
            Riguardo skype, appunto, il problema è che è fatto male. Che c’entra Ubuntu? Comunque adesso nascerà un client open per skype (di skype stessa) e quindi ogni distro potrà patcharlo e distribuirlo direttamente.

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  21. Alessandro
    29 aprile 2010 alle 11:44

    Quando fai i confronti tra sistemi operativi sono da intendersi subito post installazione vero?

    Perché se è vero che windows è più disordinato di GNOME e meno sicuro di default, ormai in sta piattaforma si trovano tanti di quei software che puoi fargli un re style completo o modificarlo quasi completamente (non il kernel ovvio ma l ‘ esterno tutto). Con programmi tipo Dexpot,Fences gestisci il desktop. Abbiamo la rocketdock, launchy per usabilità, etc..

    Certo nell’ ottica di risorse sprecate, siamo ancora dietro, usiamo molte risorse per avere effetti che in altri SO ci sono di base ma ogni SO ha i suoi vantaggi, io ad esempio trovo la super bar più comoda della dock di mac per vedere almeno programmi aperti.

    Ultimamente su windows ho scoperto file hippo con il suo checker, una scopiazzatura dei repository ma devo dire che mi ci trovo bene.
    Per il resto ti quoto in tutto anche perché su GNU/linux non ho una conoscenza così profonda

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  22. 29 aprile 2010 alle 11:53

    Ottimo, ottimo, ottimo. Dovrebbe essere stampato su opuscoli e distribuito in scuole e università!

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  23. 29 aprile 2010 alle 11:59

    Complimenti… questo articolo è un contributo davvero imponente

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  24. giowck
    29 aprile 2010 alle 12:11

    veramente un bel post di riflessione, mi hai fatto ricordare l’essenza di ubuntu… dato che ultimamente mi sono fatto prendere dalle dicerie della massa..

    bravo!

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  25. xan
    29 aprile 2010 alle 12:13

    e sempre un piacere leggere questo blog, COMPLIMENTI

    secondo me questo post è paragonabile a
    http://www.phrack.org/issues.html?issue=7&id=3&mode=txt
    http://www.eff.org/~barlow/Declaration-Final.html

    secondo me dovresti scriverlo in inglese e mandarlo a canonical

    sarebbe perfetto sulla home page di ubuntu

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  26. 29 aprile 2010 alle 12:38

    Ciao Guido,
    hai messo nero su bianco molti concetti che condivido al 100%.
    Aggiungerei che il nostro Mark è perfettamente conscio di dove arrivare e come arrivarci cercando nel suo piccolo di tracciare una potenziale rotta (a prescindere che si condivida o meno sempre di percorso si tratta).

    Gran bel pezzo di…. articolo 😀

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  27. Gianni
    29 aprile 2010 alle 12:46

    Ciao Guido, seguo da tempo il tuo blog e grazie anche ai repo del 2.6.32 ho potuto testare il nuovo kernel prima di renderlo definitivo (il wifi ora è stabile e il segnale eccellente sul mio 1000he con già un anno di vita). Grazie a queste prove ora utilizzo stabilmente già da un mese la 10.04, reinstallando e risolvendo tanti piccoli problemi. Ho letto con molto interesse l’articolo, ma mi dissocio su un punto che magari è una tendenza solo degli ultimi tempi e non piu’ di un paio di anni fa. E riguarda i netbook … dato i bassi costi di questi dispositivi, vedo Ubuntu Desktop una carta vincente rispetto all’obsoleto e insicuro Windows XP e al mangiarisorse Windows 7 con il castrato Starter (lo sto proponendo ad un amico nonostante abbia una regolare licenza d’uso e glielo affiancherò proprio a questo OS già preinstallato sul suo netbook Samsung con lettore USIM incorporato, che spero funzioni al primo colpo, ma mi informerò).
    La considero già dalla precedente release, un’ottima scelta per sfruttare le nuove macchine e far rivivere le vecchie, e un vantaggio per chi è stanco di riformattare (data la natura web e social dei netbook e quindi dei ‘contagi’) e rimanere al passo con i tempi! Ottimo articolo e riflessioni, e ottima release la Lucid 😉

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    • 29 aprile 2010 alle 12:57

      parlavo di fallimento proprio perché Asus e Acer hanno usato distro del cavolo invece di Ubuntu. Dell che ha usato Ubuntu non se ne è pentita.

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      • Gianni
        29 aprile 2010 alle 13:10

        lo avevo intuito … ho provato a cercare di configurare uno dei primi eeepc (quelli con Xandros se non erro) … e ho capito immediatamente il flop che sarebbe seguito a breve, non del settore netbook in sè che è cresciuto molto, ma della perdite di immagine per la goffa scelta della distro. una qualsiasi netbook edition (Ubuntu o anche Moblin, ora meego) sarebbe già stata piu’ adeguata. Non vedo ancora pronto il nostro sistema per diversi settori anche se la maggioranza degli uffici (soprattutto nella PA) utilizza la videoscrittura, la posta elettronica, il web ma si concedono investimenti ZERO sulla sicurezza e spende milioni in licenze OS e Office, per poi rimanere diverso tempo bloccati per i fermo macchina. Ma piu’ che le macchine, non è pronta la gente ad accogliere la novità. L’attuale Ubuntu invece è ormai matura per i netbook, per questo la vedo quasi perfetta! e da ora in poi credo che acquisterò soltanto sistemi senza OS preinstallato o quanto meno che mi diano possibilità di scegliere. Utilizzo anche Macosx su Mac Mini ma a breve lo sostituirò degnamente con uno Zotac con ION2.

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  28. 29 aprile 2010 alle 12:51

    Uno dei migliori articoli mai letti su Ubuntu e sul mondo di Linux in genere. Complimenti!

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    • 11 luglio 2018 alle 1:44

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  29. 29 aprile 2010 alle 12:53

    Bell’articolo, complimenti.

    Sono d’accordo su quasi tutto quello che hai scritto. Forse, però, sei stato un po’ troppo indulgente nella sezione”Le cose che sono già migliori”.

    Il fatto che si possa scegliere tra più di un desktop, personalmente, non lo ritengo un vantaggio.

    La possibilità di intervenire su ogni aspetto del proprio sistema, ovviamente, è un vantaggio straordinario che solo il software open source può dare. Ma bisogna stare attenti nel rendere la personalizzazione (o addirittura la sostituzione) dell’ambiente desktop troppo facile. la bruttezza, in un mondo ideale, dovrebbe essere molto difficile da raggiungere.

    Detto questo, anche io mi aspetto molto da questa e dalle future versioni di Ubuntu, e comunque sono già molto soddisfatto del livello attuale.

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    • 29 aprile 2010 alle 12:56

      Il fatto che si possa scegliere tra più di un desktop, personalmente, non lo ritengo un vantaggio.

      Mi spiace ma ti sbagli. Se GNOME e KDE non fossero così diversi, ad occhio avremmo un 20-30% di utenti in meno.

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  30. ani_d
    29 aprile 2010 alle 13:19

    certo che quando ci sei ti fai davvero sentire 😉

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  31. 29 aprile 2010 alle 13:23

    ottimo articolo

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    • 29 aprile 2010 alle 13:26

      ammetto però che la esfera mi terrorizza
      e trovo gli indicatori di ubuntu davvero molto brutti e scomodi
      però è già qualcosa.

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  32. 29 aprile 2010 alle 13:57

    Bravo.
    Bellissimo post.
    UNITI per migliorare un sistema libero e a disposizione di tutto, per fare tutto.

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  33. apriamo la caccia ai piccioni
    29 aprile 2010 alle 14:00

    Ho provato e riprovato a usare Linux in ambito ‘professionale’, però gli ostacoli sono tanti e non sempre hai tempo e voglia per metterti lì a cercare di superarli.
    A titolo di esempio cito i software di firma digitale, della Camera di Commercio e dell’Agenzia delle Entrate.
    Per uso personale può essere sufficiente a patto tu non debba fare l’editing dei filmati delle vacanze (prego astenersi dal citare questo o quell’altro software perchè una roba semplice, funzionale e funzionante come Microsoft Movie Maker non c’è) o giocare.
    Ci sono poi problemi di ordine generale molto più difficili da risolvere perchè discendono dalla filosofia stessa di GNU/Linux e mi riferisco alla quantità di distribuzioni, di pacchetti, di idee, di librerie grafiche, caratteristiche che non aiutano le standardizzazioni e le manutenzioni.
    Concludo con alcune note personali
    1) gli autori di software *NIX spesso e volentieri sono inutilmente arroganti. Ti sto solo dando un’opinione, un consiglio, un’idea… non vuoi tenerne conto, fallo! ma non spaccarmi i marroni con la solita litania ‘lo faccio gratis, se non ti piace pagati qualcuno che…’
    2) KDE 4 è stato un vero disastro

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    • 29 aprile 2010 alle 14:14

      ecco, questi sono proprio i commenti che fanno capire due cose:

      a) non hai letto l’articolo
      b) non sai di che parli.

      Tanto per dire:

      a) io uso la firma digitale, sono l’Amministratore di una società. E lo faccio con Ubuntu
      b) kdenlive è decisamente meglio di Movie Maker. Se poi parliamo di Cinelerra andiamo a sfiorare da vicino Premiere e Final Cut

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      • apriamo la caccia ai piccioni
        29 aprile 2010 alle 16:44

        >Tanto per dire:
        >a) io uso la firma digitale, sono l’Amministratore di una società.
        Spero non quotata in borsa

        >E lo faccio con Ubuntu
        Non ho detto che non è possibile, ho detto che gli ostacoli ci sono. Cosa devo fare? Usare il software FEDRA in windows (o in wine o in qualche emulatore) per poi poter dire ‘l’ho firmato con Ubuntu’?
        O devo seguire complicatissime procedure per riuscire a far funzionare i software dell’agenzia delle entrate.
        La risposta è NO, non ne vale lo sforzo. Non sono un sacerdote del software libero, non mi pagano per provare a far funzionare Linux. C’ho provato, non ci sono riuscito punto e a capo.

        > b) kdenlive è decisamente meglio di Movie Maker.
        Sì, sì… hai ragione, visto che non so di cosa parlo ti credo sulla parola. Tanto quando uno dice che un programma Linux non funziona c’è sempre chi risponde che non hai saputo installarlo, usarlo al meglio o che il tuo hardware… ecc. ecc.
        Kdenlive o altri software similari avranno raggiunto, a parecchi anni dall’esordio, un minimo di usabilità, non ne dubito. Sta di fatto che per l’ultimo montaggio video in cui mi sono cimentato ho usato transcode e mencoder (che funzionano!) per tagliare/ricodificare, ma alla fine, dopo molti tentativi con programmi vari, mi sono dovuto affidare a Movie Maker.

        > Se poi parliamo di Cinelerra andiamo a sfiorare da vicino Premiere e Final Cut
        In effetti il mondo è pieno di gente che usa Cinelerra per montare i filmati delle vacanze.

        Vedi dove si sbaglia: ho scritto delle cose, lei hai lette frettolosamente e mi hai bollato come l’ennesimo troll poco addentro al marchingegno senza spostare di un millimetro la questione.
        Buona serata

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        • 29 aprile 2010 alle 17:46

          firma elettronica: non sia di che parli, c’è DIKEL pacchettizzato per Ubuntu, c’è opensc… wine? ma che stai blaterando?
          video: appunto, se non lo sai non parlare…. Peraltro se devi solo tagliare o ricodificare va bene anche avidemux, anzi è proprio l’ideale.

          questi sono i commenti di cui parlavo nell’articolo, persone che non sanno di che stanno parlando e si lamentano.

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          • apriamo la caccia al piccione
            29 aprile 2010 alle 20:33

            Parlo di Fedra [1] e tu rispondi di Dike
            parlo di kdenlive e tu citi avidemux
            controlla l’installazione perchè ha qualche problema. Dovevi selezionare lingua e tastiera italiana!

            [1] http://goo.gl/DgpM

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          • 29 aprile 2010 alle 21:30

            tu mi parli di firma digitale e io penso a dike, non a fedra che serve ad altro. Sei tu che scarti come un treno deragliato 🙂
            Ti ho citato avidemux perché da quello che hai scritto kdenlive è pure troppo per ciò che devi fare.

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  34. Max
    29 aprile 2010 alle 14:12

    Ottimo articolo, molto interessante….. uso Ubuntu ormai da tre anni, e aspetto Lucid per aggiornare la mia vecchia Intrepid, e devo dire che sono molto contento di aver conosciuto questo SO ….. una piccola chicca (forse) OT …. ieri sono stato in un ufficio pubblico, mentre aspettavo dentro l’ufficio, è venuto un loro collega che lamentava il fatto di non leggere un file da loro mandato in .odt stranamente per un ufficio pubblico usano openoffice anche se il SO è winxp, …. semplicemente non sapevano di salvarlo come .doc…. quindi intromettendomi nella discussione, ho detto loro di fare questa operazione….cosa dire, speriamo che un giorno cambino anche il SO, facendo risparmiare alla comunità un bel po’ di soldini…..

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  35. 29 aprile 2010 alle 14:15

    Mi spiace ma ti sbagli. Se GNOME e KDE non fossero così diversi, ad occhio avremmo un 20-30% di utenti in meno.

    Non ne sarei così sicuro. In ogni caso, avere a disposizione ambienti desktop molto diversi tra loro non è certo un limite. Però mi piace la scelta che, fin da subito, ha fatto Ubuntu. L’ambiente desktop di Ubuntu è Gnome, e basta. Poi, per chi le vuole, ci sono versioni con un altro nome che hanno un aspetto completamente diverso. Versioni che, nel sito ufficiale, sono giustamente relegate ad una voce derivates della navigazione secondaria.

    L’approccio di altre distribuzioni, che durante un processo di installazione guidato ti chiedono se vuoi usare Gnome o Kde, mi è sempre sembrato ridicolo. Se sei il tipo di utente che sa cosa sono Gnome e Kde, saprai come cambiare da solo l’ambiente desktop secondo i tuoi gusti. Se non sei quel tipo di utente, costringerti ad una scelta del genere prima ancora che il sistema sia installato non fa che creare confusione, e mostrare tutta l’insicurezza di chi ti fornisce il software.

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    • 29 aprile 2010 alle 14:20

      Insicurezza? mah. Mi pare che parli a sproposito. Semmai dimostra le opportunità che altri s.o. non offrono.

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      • 30 aprile 2010 alle 10:37

        Insicurezza? mah. Mi pare che parli a sproposito. Semmai dimostra le opportunità che altri s.o. non offrono.

        Secondo me, se un’azienda che distribuisce un sistema operativo non riesce a fare una scelta precisa sull’aspetto del suo desktop, mostra insicurezza e scarsa personalità.

        Per questo mi piace il fatto che Canonical abbia scelto subito Gnome, e continui ad investire su Gnome.

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        • 30 aprile 2010 alle 12:29

          il desktop di default di SLED è GNOME. Questo lo sanno tutti. KDE è ugualmente supportato ma la scelta è stata fatta. OpenSUSE invece usa KDE come default (adesso) ma supporta GNOME ugualmente.

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  36. fil
    29 aprile 2010 alle 14:31

    Ottimo articolo!
    La lunga assenza dalla ribalta del blog era dovuta alla stesura del suddetto?
    Come al solito, complimenti!

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  37. Khamel
    29 aprile 2010 alle 14:41

    e) […] Lo troviamo persino nei televisori più moderni. Credo che solo il tostapane non vada, ma potrei essere smentito.

    Se non erro,pure sul tostapane è stato utilizzato!

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  38. Stefano.85
    29 aprile 2010 alle 15:34

    Bellissimo post (tra l’altro scovato per caso:P).
    Vorrei aggiungere (almeno che non sia già stato fatto nelle risposte) un altro programma Open source degno di nota, il mitico XBMC media center, che ha conquistato il mio cuore con tutti i suoi plugin ecc, e che adesso è installato sul nettop attaccato alla tv lcd e legge l’impossibile. Non ha nulla da invidiare al media center di windows!
    Di nuovo i complimenti per l’articolo!
    saluti

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    • 29 aprile 2010 alle 17:49

      concordo, solo che sul pc normale non mi piace avere un media center, però certo è ottimo. Sto provando vdr, anche quello è una figata, praticamente fai un videoregistratore digitale con possibiltà di masterizzare dvd, sparare il contenuto in rete e tantissime altre cose, tutto gratis.

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  39. 29 aprile 2010 alle 15:56

    bell’articolo! hai tradotto proprio la parola GNU/LINUX…

    😉

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  40. 29 aprile 2010 alle 16:43

    Ottimo articolo 🙂

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  41. Tommaso Miraglia
    29 aprile 2010 alle 16:49

    Un articolo fantastico sul computing e l’opensource. Continua così.

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  42. 29 aprile 2010 alle 17:04

    Il merito maggiore di questo articolo è di aver riassunto egregiamente l’attuale situazione del nostro OS preferito e di rendere dignità ad un sistema in cui molti degli stessi utenti non credono più, ormai sedotti dalla chiMela morsicata.
    Leggendoti sempre con piacere permettimi però alcuni appunti:

    1. Fermo restando che nessuno mette in discussione il ruolo di Canonical in questi anni, penso che più che credere a GNU/Linux creda a Linux. Questo in virtù delle ultime scelte compiute in ambito dei servizi e software oltre che nei confronti della comunità. Mi riferisco a UbuntuOne che è proprietario come Dropbox e UbuntuMusicStore che, sfruttando una piattaforma terza, utilizza solo file con codec proprietari. Come fai a scrivere più in basso “La battaglia contro i brevetti dovrebbe vedere tutti impegnati” se poi porti questo come esempio positivo?
    2. Parli sempre di Open Source ma mai di Free Software. Scelta precisa o solo divulgativa? In entrambi i casi scelta opinabile che fa la differenza e in qualche modo si riallaccia la punto precedente.
    3. Sul successo di un OS/device, secondo me sottovaluti l’importanza dell’evoluzione della pubblicità e del marketing nelle scelte dei consumatori e di chi veicola contenuti. Apple è marketing e fashion allo stato puro. Lo è a tal punto da sovvertire i ruoli tra prodotto e veicolo e creare dipendenza unidirezionale. Ovvero un noto magazine online deve parlare dell’aifon se vuole stare sul mercato, il che non fa che rafforzarne ulteriormente la posizione innescando un meccanismo che si autoalimenta.
    4. Concordo sulla eccezionalità di Lauchpad, soprattutto ora che è stato liberato, ma mi spieghi perché se voglio contribuire ad una traduzione e non sono d’accordo per il rilascio obbligato sotto licenza BSD non lo possa fare?
    5. Aldilà delle comprensibili incompatibilità di un’applicazione tra le differenti versioni di Ubuntu e viceversa, mi piacerebbe poter affrontare ogni avanzamento di versione serenamente. Senza quell’incertezza che ormai mi assale ad ogni upgrade. Se una cosa ha funzionato eccellentemente fino ad allora DEVE poter funzionare anche in seguito. Che senso ha avere tante belle lucine e 10” in meno in avvio (comunque benvenuti, intendiamoci) se poi mi devo sbattere per far andare una cosa che andava da sola e alla grande fino ad allora. Questa si che sarebbe una conquista.
    6. Ok sui formati liberi e il ruolo della PA, ma se ognuno di noi interagisse con gli “altri” usando per primi i formati liberi sarebbe già un successo. E questo vale per gli IM, i documenti, i microblogging ecc ecc…
    7. Riguardo alla categoria “problematica” di chi critica Ubuntu mi sembra che tagli un po’ in grosso. Il fatto che ci siano degli aspetti di Ubuntu che non mi piacciano e gli manifesti non penso che faccia di me un troll o un ignorante in materia o addirittura mi impedisca di continuarlo ad usare. O no?
    Saluti

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    • 29 aprile 2010 alle 17:34

      1. UbuntuOne a livello server è proprietario, mentre il client è totalmente libero. E’ una prassi già seguita da Canonical, anche launchpad non era libero poi lo è diventato. Quindi alla fine credo che succederà pure per U1. Riguardo l’MP3 il problema è che nessuno store vende in ogg, si sono dovuti adattare a 7digital, comunque Shuttleworth ha promesso un impegno a chiedere file anche ogg.
      2. non ho mai scritto free software, ma ho scritto software libero o programmi liberi, visto che siamo in Italia 🙂
      3. non l’ho sottovalutata, ma nel caso di Ubuntu ha funzionato l’hipe sul web, come ho spiegato. Certo chi ha tanti soldi fa tanta pubblicità. Comunque Novell ha fatto tanta pubblicità: ora è in svendita. RH ne fa molta molta meno ed è in piena salute.
      4. la FSF rilascia le traduzioni addirittura nel pubblico dominio, praticamente perdendo ogni copyright. La BSD almeno permette di mantenere l’attribuzione, mi pare equo.
      5. l’upgrade funziona se le differenze tra una release e l’altra solo minime. Ma quando vai a deprecare pezzi importanti come HAL e a introdurre nuovi framework, non puoi aspettarti che tutto vada liscio. Reinstallare è una precauzione per evitare altre rogne. Il tempo che si perde è persino minore.
      6. sono d’accordo
      7. tu hai fatto delle critiche ragionate. Ma su tanti siti (e persino sul mio blog) leggo stronzate galattiche. Ad esempio c’è gente che ritiene che Xorg è lento quando invece ci sono vari test che dimostrano che le schede nvidia sono più veloci su GNU/Linux che su Windows. C’è gente che ripete cose vere 15 anni fa ma non più vere tipo che Xorg non accede all’hardware e per questo è lento mentre su Windows è il contrario e quindi è veloce. C’è chi sostiene che Windows è migliore perché Firefox ora avrà il rendering 2D accelerato e non sa che su Xorg/GNU/Linux questo c’è sempre stato. C’è chi dice che Windows Movie Maker è un buon programma di editing video o che la firma elettronica non si può usare su GNU/Linux (peraltro su Unix la firma elettronica esiste da decenni).

      E tante altre cose.

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      • 30 aprile 2010 alle 1:56

        Grazie per le risposte puntuali. Continuando su questa falsariga rilancerei dicendo:
        1. Aspetterò quel giorno… Nonostante capisca l’esigenza di offrire un prodotto competitivo secondo gli attuali canoni del marketing, la contraddizione rimane e non è che la sua risoluzione in prospettiva ne riduca l’ampiezza.
        2. Però open source l’hai scritto :D! L’appunto voleva rimarcare il fatto che mi pare che a molti sfugga ancora la differenza tra software libero e open source (http://ur1.ca/4uqh). Si continua ad usarli come sinonimi o, peggio, si individua l’open source come l’unico antagonista al software proprietario.
        4. Giustamente la FSF evita di far valere il diritto d’autore sulla traduzione, per evitare eventuali richieste di compensi o divieti di copia, che ne impedirebbero la libera distribuzione. Al contrario la licenza BSD garantirà pure l’attribuzione, ma non come verrà usata la tua traduzione. La stessa Lauchpad ne è consapevole definendolo come rischio da correre considerati i vantaggi in termini di produttività.
        5. Purtroppo mi riferivo in generale quando si passa da una release all’altra, anche dopo una fresh install per intenderci.

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  43. George Frusciante
    29 aprile 2010 alle 17:12

    Premettendo che concordo col tuo post, volevo intervenire su una tua affermazione: cioè che usare spotlight per aprire un’applicazione sarebbe un dramma. Al contrario! Non ho mai trovato un sistema così veloce ed efficiente, dovrebbe essere implementato in ogni sistema!

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    • 29 aprile 2010 alle 17:41

      quindi tu devi sapere che il programma si chiama in un certo modo, lo devi scrivere e devi aspettare uno – due secondi il risultato (se va bene sennò pure 3-4, dipende dal carico del pc) poi devi scorrerti i vari risultati, cercare di capire quello giusto e infine clickare. Contento te.

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      • 30 aprile 2010 alle 8:45

        (Dopo i dovutISSIMI complimenti per il post):
        A mio parere invece il menu di Gnome soffre del problema opposto. Spesso cerco un’applicazione della quale conosco il nome (es. “Totem”, o “Synaptics”) e non la trovo, perchè l’hanno ridenominata con nomi come “Riproduttore multimediale”, “Gestore pacchetti” (solo per citare i casi più eclatanti).
        D’accordo sull’obiettivo di rendere comprensibile lo scopo di un’applicazione, ma il suo “nome proprio” potrebbero almeno lasciarlo in parentesi.
        Cari saluti a tutti.

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      • George Frusciante
        30 aprile 2010 alle 14:44

        Esagerato, Tra scrivere “fir”+ invio e l’apertura di firefox passano sì e no 2 secondi, che è comunque meno di qualsiasi metodo alternativo poiché la maggior parte dei programmi che ho installati li conosco e ne ricordo il nome. Se devo cercare “tra” le applicazioni la soluzione della barra di Ubuntu è efficacissima, ma non mi pare di aver negato questo aspetto.

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        • 30 aprile 2010 alle 20:17

          dai non è così e lo sai, non è che non ho mai usato un mac.

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  44. Sara
    29 aprile 2010 alle 17:18

    Bell’articolo Guido!

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  45. carandirù
    29 aprile 2010 alle 17:21

    Semplicemente Fantastico!!!
    Grazie

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  46. Tommaso
    29 aprile 2010 alle 18:02

    Mi accodo ai complimenti…un articolo veramente ben scritto e su cui molti dovrebbero riflettere. Dovrebbe diventare una sorta di vademecum per gli sviluppatori che contribuiscono a migliorare GNU/Linux…

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  47. luigi
    29 aprile 2010 alle 18:31

    Leggo: “Il motivo è che Windows ha avuto successo, anche nell’ambito server, anche nell’ambito remunerativo delle aziende, grazie al fatto che è (ed era) presente su tutti i desktop.”

    Assolutamente no ! Windows ha vinto sul lato server perchè ha un servizio di directory che manca totalmente in Linux. E’ pertanto scontato che quest’ultimo occuperà sempre e solo posizioni ancillari.

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    • mrdevilhand
      29 aprile 2010 alle 19:03

      E cosa sarebbe “un servizio di directory”, scusa?

      Guiodic, complimenti davvero. Questo insieme alla spiegazione “Cosa sono Gnu, Linux e Software libero” sono tra gli interventi migliori che abbia mai letto. Fantastico, davvero.

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      • 29 aprile 2010 alle 21:23

        si riferisce ad active directory, peccato che su Unix esistano da ancora prima che Windows nascesse… vedi che intendo per gente che parla a schiovere?

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        • gio
          2 Maggio 2010 alle 13:52

          Errorino storico: Su unix esistevano/esistono LDAP e Kerberos, e già farli parlare tra loro due è ed era abbastanza difficile. Inoltre non esiste una configurazione definita standard di questi strumenti. Active directory non è solo questo. E’ anche un sistema di distribuzione software, di politiche di configurazione dei clients, di script di logon, di replicazione files e varie altre cose. Il tutto è standardizzato, cioè non esiste una installazione di AD che si usi in modo diverso di un altra (cosa che invece su UNIX con LDAP, Kerberos e altre decine di pacchetti vari diventa un inferno personalizzato per ogni realtà). Quindi un tecnico formato su AD sarà in grado di mantenere diverse installazione AD anche non create da lui. Non solo, un produttore di software da distribuire su molti clients può tranquillamente usare i servizi di single signon e configurazione centralizzata tramite policy sapendo esattamente che funzionerà in tutte le installazioni AD senza ore di riconfigurazione.
          Come al solito sottovalutando il nemico (AD :)), non fate altro che fare il suo gioco. E infatti AD tutt’ora vive e impera nei CED delle aziende italiane con ZERO alternative valide in ambito Open.

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          • 2 Maggio 2010 alle 15:33

            mi spiace ma non è come la dipingi tu la situazione. Che Windows “imperi” è tutto da dimostrare. Semmai è l’esatto opposto.

            Riguardo la possibile confusione tra configurazioni diverse, questo è possibile se l’amministratore fa di testa sua e non segue i manuali della distribuzione in uso. Red Hat ha una sola documentazione, non 10.
            Del resto questa disomogeneità accade anche con Windows. Sai quante infrastrutture IT usano software di terze parti? tutte. Chi per il desktop remoto, chi per la virtualizzazione, chi per il voip, ecc.

            Ammetto che AD è un ottimo framework … che fa le cose che Unix implementa più o meno nativamente da 30 anni … sostenere che da questo punto di vista Windows è il paradiso mentre Unix è l’inferno è una grossa fesseria.

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    • 29 aprile 2010 alle 21:18

      vabe’, dopo sta fesseria chiuditi nel cesso e tira la catena.

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    • Ely
      29 aprile 2010 alle 22:03

      Ma io veramente ho letto che Windows ha avuto successo nell’ambito server, ma non mi pare di aver letto che abbia vinto….

      A parte questo, che dire, un articolo semplicemente fantastico!

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      • 29 aprile 2010 alle 23:09

        sì infatti non ho detto questo, ma stava per succedere, è stato Linux a frenarlo prima del disastro.

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  48. Bucky
    29 aprile 2010 alle 19:09

    ma lo sai che sei citato anche nel corriere della sera?

    http://malditech.corriere.it/2010/04/il_giorno_della_lince.html

    mamma mia, ormai sei un opinionista pronto per il tg5!
    😛

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    • 29 aprile 2010 alle 21:20

      wow! sarà perché ho scritto male di Repubblica? 🙂

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      • 29 aprile 2010 alle 21:47

        No, sarà perché sei bravo
        (se poi scrivi male della concorrenza ancora di più 🙂

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        • 23 dicembre 2018 alle 1:12

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  49. Ale
    29 aprile 2010 alle 19:25

    Preciso!!! non ho molto da dire visto che ho ubuntu da pochi mesi xò è un bellissimo commento!!! l’open source è il mejo del mejo!!!io anke su windows usavo possibilmente software open source…prima di tutto perchè son liberi e sinceramente se cerco qualcosa di preciso l’open source mi da sempre in preciso quello che cerco e cmq ho sempre avuto un supporto maggiore!!! l’ho sempre consigliato ma nessuno praticamente mi da retta…va bè… ciaooooooooooooooo

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  50. 29 aprile 2010 alle 21:28

    una errata corrige e un commento/proposta

    errata corrige: “vendor lock in” e non “vendor locking”

    commento/proposta: quanto spendono le amministrazioni pubbliche UE per usare un software proprietario pieno di buchi (che’ se e’ il marketing a decidere le release, sono inevitabili), che non si puo’ ispezionare se non in parte?

    ci sarebbero gli estremi per considerare la cosa come un “problema di sicurezza nazionale”, IMHO, senza contare la questione economica

    quanto costerebbe assumere quel tot di programmatori/mantainer/ecc che ha SuSE o Canonical (restando ai pacchetti “di base”) e fare una distro “UE”?

    il discorso non si limita all’OS (windows/linux), ma anche a browser, strumenti office, database…

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    • 29 aprile 2010 alle 21:41

      hai ragione, lock-in.

      l’ue un poco ha spinto sul floss ma certo poco rispetto a quello che servirebbe, comunque nel resto d’Europa sono molto più avanti, in Germania, Spagna e Francia soprattutto.

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    • 3 Maggio 2018 alle 1:12

      I really enjoyed reading what you had to say. excellent post and thought I was reading your page and my boyfriends stupid puppy spilled a pitcher all over my new computer. Thanks for this post, I found it to be very encouraging.

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  51. Psy
    29 aprile 2010 alle 21:48

    Davvero un ottimo intervento, che ho letto dalla prima all’ultima riga con interesse crescente.

    Soltanto su un punto non sono d’accordo: quello del penultimo. D’accordo nel difendere l’open-source, ma in questo nostro e bellissimo mondo dobbiamo ritenerci fortunati se esiste quel determinato software di cui abbiamo bisogno.

    Mi spiego: voglio fare montaggio a livello professionale su Linux? Non posso, almeno per ora (Lightworks docet). Esistono decine di progetti per il videoediting, alcuni completi ma masochisticamente complessi (Cinelerra), altri proprietari (MainActor) e decine e decine di progettini opensoure che nella migliore delle ipotesi hanno solo l’interfaccia e non fanno nulla.

    Se poi c’è qualche progetto interessante, portato avanti da un gruppo di ragazzi appassionati, di punto in bianco tale progetto potrebbe cessare di esistere, magari perché i ragazzi abbiano trovato un lavoro che non permette loro di dedicarsi alla loro passione. Già, passione, perché per questo tipo di progetti è l’unico incentivo ad andare avanti.

    Se non arriva un segnale dall’alto (ancora una volta LightWorks) è difficile, difficilissimo che software per lo più amatoriali possano raggiungere una loro maturità.

    Certo, questo è un problema che finalmente non riguarda più le applicazioni mainstream: Firefox, OpenOffice, Gimp. L’utenza potenziale per questo genere di software è esponenzialmente maggiore rispetto a quella di un software di VideoEditing ed è anche per questo motivo che i succitati software hanno raggiunto ormai lo status di “maturo”.

    Spero di non sembrare uno che rientra tra “i problemi veri” (gli utenti che usano linux), uso Linux dal Kernel 2.0 (non so neanche quanti anni sono passati, parecchi temo) e l’ho visto trasformarsi da un OS per nerd a un qualcosa di amichevole, piacevole e semplice da utilizzare. 😉

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    • 29 aprile 2010 alle 23:13

      Cinelerra non è affatto complesso, è una leggenda. Certo non lo consiglierei a chi viene da Movie Maker ma uno che ha usato Premiere può usarlo.

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    • apriamo la caccia al piccione
      29 aprile 2010 alle 23:59

      Per supportare quanto dici parlando di ragazzi pieni di buona volontà basta citare Smile e 2ManDVD. Premesse ottime, autore bravissimo, sviluppo che procede a strappi e un prodotto finale affidabile che non arriva mai.
      Il problema che nessuno sembra cogliere è: posso fidarmi? quanto tempo dovrò perdere per avere qualcosa che funziona?
      In ambito aziendale è un casino, a casa invece sono libero di decidere se passare le nottate a dormire o a litigare con qualche parametro della shell.
      Ripeto… se ne vuole discutere bene, se si pensa che basti evocare il nome di qualche software per risolvere i problemi allora mi faccio da parte.

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      • 30 aprile 2010 alle 0:09

        Be’ ma non credo che Smile e ManDVD siano usati in ambito aziendale. Come non credo che uno usi Paint.net in ambito professionale. Ogni software ha il suo target.
        A proposito, hai visto che infocamere pubblica modelli per OpenOffice?

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        • apriamo la caccia al piccione
          30 aprile 2010 alle 14:26

          Mondo OpenOffice? Ho visto qualcosa, ma nulla di cui mi serva.
          Comunque se qualcuno è interessato posso fare un report abbastanza dettagliato delle prove infruttuose di integrazione di un desktop Linux in ambito aziendale fatte circa un anno fa.

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  52. deviantdark [deusnova]
    29 aprile 2010 alle 21:52

    Usi Ubuntu da 3 anni. Abbiamo iniziato nello stesso periodo 🙂
    Concordo largamente con quanto sostieni in questo articolo/propaganda.

    Spero davvero che tra qualche anno si torni tutti qui a leggere, e ad esclamare “toh, c’aveva visto lungo il buon Guido”.

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  53. Mattia
    29 aprile 2010 alle 22:29

    Gran bell’articolo, mi ero preoccupato vedendo un paio di tuoi interventi su pollycoke e invece il tuo blog sui feed ancora vuoto, ho pensato che l’avessi abbandonato, ma eccoti qui con un post eccezionale.
    Unica cosa, io preferirei avere milioni di utenti con MS office e IE su GNU/Linux invece che utenti con firefox e OO su windows, tanto di sw proprietario su ubuntu ce n’è e ce ne sarà sempre con più insistenza in futuro, e almeno così il bug numero uno sarebbe solo un ricordo.

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    • 29 aprile 2010 alle 23:15

      Mattia, mi spiace ma se dici così non hai capito nulla del motivo per cui questo sistema esiste, né del perché va usato al posto di Windows o Mac.

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      • Mattia
        30 aprile 2010 alle 14:18

        no aspetta, questa non è la mia speranza, semplicemente si sceglie il male minore, io preferirei avere del sw proprietario su un sistema libero, che utilizzare un sistema proprietario con del sw libero, anche perchè in fondo noi del sw proprietario su un sistema libero già lo stiamo usando..

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        • 30 aprile 2010 alle 20:11

          ma non è la stessa cosa scusa… un conto è un driver un conto è un’applicazione, un conto è il solo flash un conto è Office, non facciamo paragoni del genere per favore. Poi il discorso dei formati aperti dove lo metti? e la standardizzazione del web? (IE non rispetta gli standard) Queste sono cose più importanti persino dello stesso software libero.

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          • Mattia
            1 Maggio 2010 alle 11:54

            si ma un altro conto è tornare a windows, sarebbe solo un grande passo indietro, ho capito il discorso dei formati liberi, ma se sei poggiato su un sistema che di libero non ha nulla…questo è il ragionamento mio.
            scusami ma questa cosa, a questo punto, se tu hai capito quello che voglio dire io (che tra l’altro sarebbe un utopia, stiamo facendo comunque un processo alle intenzioni), non credo di comprenderla…

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  54. Alex
    29 aprile 2010 alle 23:19

    È valsa la pena attendere un tuo nuovo post: raramente ho letto un’analisi così ben stilata. Complimenti davvero Guido…

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  55. zaq
    30 aprile 2010 alle 0:17

    Non capisco perchè ti sei fissato con questa distro, quando esiste OpenSuse che, per quanto mi riguarda, risolve egregiamente parecchi dei problemi da te citati riguardo Ubuntu.
    Poi ci sarebbe anche SLED volendo…

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  56. zaq
    30 aprile 2010 alle 0:20

    Ahhh, dimenticavo, non ho nemmeno capito perchè devi fare pubblicità occulta a quel PC della ASUS … dev’essere che nel mondo Open un pò tutto è aperto, anche il portafoglio…

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  57. nikiza
    30 aprile 2010 alle 7:56

    E’ un po’ che seguo il tuo blog e devo dire che si conferma sempre di più un “luogo” pieno di buon senso, merce non propriamente diffusissima nel mondo Linux, nel quale albergano troppo frequentemente “fanatici” incapaci di pensieri razionali. Nel futuro che hai descritto mi ci sono visto e mi ci ritrovo. Io per il lavoro di tutti i giorni, essendo anche all’interno di un team, difficilmente potrò rinunciare a Windows nel breve periodo. Nell’ambito privato, tuttavia, ormai da qualche anno ho del tutto dismesso Windows a favore di ubuntu. La vera rivoluzione, tuttavia, arriverà come hai detto dai nostri figli. Al mio Mattia (10 anni) per il compleanno ho regalato un netbook nel quale ho immediatamente installato ubuntu. Mattia non sa nemmeno cosa sia Windows e non perchè non lo abbia mai usato, ma semplicemente perchè non ne ha bisogno. Ieri sera era bramoso di vedere installato Lucid e, mentre lo osservavo scoprire le novità di ubuntu 10.04, pensavo a quello che tu avevi scritto nel blog: la rivoluzione vera, silenziosa ma inesorabile, arriverà da loro, la nuova generazione. E’ su di loro che il mondo Linux deve puntare. Invece di regalare ai vostri figli una playstation, regalate un PC con Linux!

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  58. Alberto
    30 aprile 2010 alle 8:16

    complimenti ottimo lavoro, sarebbe bello vedere questo tipo di articoli precisi e oggettivi anche nelle testate dei giornali nazionali invece dei soliti commenti da persone tecnologicamente non preparate.
    complimenti ancora.
    Uso solo Ubuntu da un paio di anni mentre prima utilizzavo il dual boot con windows, e certe volte mi viene da pensare quanto tempo sprecato per nulla.

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  59. 30 aprile 2010 alle 8:53

    Ottimo post che mi fa ritornare la voglia di riprovare a passare a UBUNTU.
    Ma vorrei far capire che si parla di facilità nell’utilizzo troppo facilmente (e scusate il gioco di parole).
    Per capici meglio voglio portare la mia esperienza nell’abbandonare il classico Windows e passare a Linux.
    Incomincio citando che non sono uno “smanettone” e non ho molte ore disponibile da passare sul pc se non quelle che mi servono per lavorare (il mio lavoro è designer per cui passo una media di 9 ore al giorno).
    Detto questo sono un fautore del software libero come del “vivere libero” (ma questa è un’altra cosa) e quindi in due occasioni ho provato a installare UBUNTU e ad utilizzarlo.
    Dopo essere rimasto ipmotizzato dal suo splendore all’accensione avvenuta ho capito che dovevo avere una connessione ad interne e da qui i problemi.. Avevo all’epoca una chiavetta usb di una nota compagnia che funzionava a dovere con Windows ma niente da fare con Linux e dopo una settimana di notti perse dietro ai forum, ho capito che se non ero un cervellone in informatica non ci sarei mai riuscito.
    Ho continuato ad usare Microsoft ovviamente, ma non ho rinunciato.
    Dopo qualche anno e qualche release, ho riprovato e tralasciando l’impossibilità di utilizza i programmi che mi permettono di lavorare e divertirmi (anche questo è importante) , ho avuto problemi nel capire come si installano le applicazioni, dove trovare i file che scarico e tante piccole cose che sono risolvibili ma se sei al mio livello ti fanno spendere parecchio tempo e purtroppo non ne ho per ora.

    Questa è la mia esperienza per dire che una grossa maggiornaza, vorrebbe maggiore aiuto dal software anke a scapito di stabilità e per alcuni anche di sicurezza.

    Ovviamente per mia natura Io non demordo e grazie a questo post che hai scritto riproverò appena ho del tempo libero (anche perchè finalmente ho gettato la chiavetta e ho messo una connessione fissa a casa!)

    Chi Ama il softwar Libero, Ama un Mondo “Libero”

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  60. the hoplite
    30 aprile 2010 alle 8:54

    Complimenti per l’articolo. Veramente notevole.
    A parte la competenza ti invidio la capacità di porti come un’osservatore obiettivo. Io purtroppo a volte non riesco a fare a meno di atteggiamenti da fanboy, articoli come il tuo aiutano a vederci più chiaro.

    Luka

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  61. Paolo Roberti
    30 aprile 2010 alle 9:43

    Molto interessante l’articolo, come al solito.

    Personalmente uso Ubuntu dal 2006, assiduamente solo dalla metà del 2007 quando mi è arrivata l’adsl. Posso dire che ora ho più difficoltà con Windows, infatti chi mi dice che GNU/Linux è difficile replico, che, per me è più semplice da gestire (non ho mai usato Mac quindi non posso fare un confronto).

    Mi trovo ad usare Windows solo per software CAD come Catia (dove lavoro), AutoCAD o software di nicchia (es. software per centralina controllo motore Marelli). Per il resto uso software professionali come: Matlab, StarCD, StarCCM, Fluent (fluidodinamica 3D), HyperMesh (analisi FEM), GTPower (simulazioni 1D) e altri programmi professionali sotto GNU/Linux.

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    • 30 aprile 2010 alle 12:46

      Per Catia potresti usare Solaris, puoi scaricarlo gratis (dico proprio Solaris non OpenSolaris).

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      • Paolo Roberti
        30 aprile 2010 alle 13:38

        So che si può installare su Solaris, manon l’ho mai usato, dovrei documentarmi un po’.

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  62. 30 aprile 2010 alle 9:45

    Complimenti. Ottimo articolo.
    Anzi … perfetto.

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  63. Elorfin
    30 aprile 2010 alle 9:57

    Ciao, innanzitutto complimenti per la tua analisi!
    Il punto sull’aggiornamento dei programmi è proprio il motivo che mi ha spinto a cambiare distribuzione. All’epoca usavo Jaunty ed ero scocciato perchè da tempo era uscito firefox 3.5 e nei repo c’era ancora la 3.0, e dovevo aspettare l’uscita di Karmic per avere tale aggiornamento (senza dover per forza impostare repo esterni). Allora mi sono guardato intorno e ho scoperto che esistono le distro Rolling Release che a mio parere sono fantastiche. Ora, la soluzione che hai indicato nel tuo articolo, ovvero aggiornare periodicamente alcuni programmi chiave, va bene ma a patto che questo periodo coincida con il rilascio della nuova versione e non costringa l’utente ad aspettare due/tre/sei mesi, perchè io l’aggiornamento di un programma (dopo che questo è uscito dalla fase testing quindi è stabile) lo voglio SUBITO!

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  64. 30 aprile 2010 alle 9:58

    Salve,
    ho letto con attenzione ed interesse il tuo articolo.
    Da parte mia, utente windows da quando ho conosciuto il computer ovvero dal 2000 con windows98, c’è interesse al mondo linux.
    Varie volte mi sono cimentato nella prova con live cd o con installazioni parallele di distribuzioni linux.
    Attualmente, ad esempio, accanto a windows xp, sul mio portatile, ho ubuntu 9.10.
    al di là dei luoghi comuni, il problema per gli “abituati” è uno: non so usarlo.
    Non sono riuscito ad avere la traduzione completa in italiano, non mi riconosce l’antenna wireless quindi niente internet, quindi niente driver, quindi niente linux.
    Va beh, mi sforzo di conoscerlo a grandi linee e poi col tempo… col tempo, quando accendo il pc e devo scegliere cosa avviare, windows o linux cosa mai sceglierò? Ovviamente windows. Non ho voglia di spingere un tagliaerba, preferisco quello dove mi ci metto comodamente seduto. E purtroppo, per gli “abituati” il cambiamento è una esperienza drammatica quando sei perfettamente appagato dal sistema che già usi e conosci profondamente.

    una cosa però l’ho imparata: dopo un po’ di indagine sono riuscito a cambiare lo sfondo del desktop, però adesso me lo sono dimenticato nuovamente.

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    • Elorfin
      30 aprile 2010 alle 10:15

      Beh, hai partizionato il disco e hai installato una distribuzione linux, non è certo come cambiare lo sfondo del desktop 😉
      se hai curiosità e voglia di imparare non dovresti avere troppi problemi. Quando hai avviato per la prima volta Win98 non credo fosse tutto facile, hai dovuto provare e riprovare, fai lo stesso con linux!

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    • 30 aprile 2010 alle 12:44

      se ti va di risolvere questi problemi chiedi su un forum, ad esempio LQH, se non ti va pace, ma non lamentarti, prova ad installare Windows da zero con il cd di installazione della microsoft e vedi se ti funziona anche solo la metà di quello che c’è.

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      • 12 gennaio 2018 alle 1:45

        This website really sparked my couriousity. Thanks for writing this. You could survive a Zombie apocalypse. Your points are well made.

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  65. Enrico
    30 aprile 2010 alle 10:30

    Parlando degli sviluppi economici a lungo termine, Keynes, il padre della macroeconomia, diceva: “Nel lungo periodo…. saremo tutti morti”. Questo vale anche per la tecnologia: parlare di un futuro sviluppo di Ubuntu come un concorrente valido dei S.O. microsoft confidando nella memoria del quindicenne diventato capo d’azienda o della capacità di essere opinion leader di un carrozziere o di un macellaio è chiaro sintomo che linux è “alla canna del gas”. Si diventa competitors seri oggi, al massimo domani, ma non ci si può “tenere su” confidando che lo si diventerà tra vent’anni o che “magari” potrà accadere.
    Le rivoluzioni “silenziose” sono quelle che falliscono, perchè la rivolta vera fa sempre rumore, in un modo o nell’altro. GOOGLE docet.
    Si vince se si offre qualcosa di meglio e ciò che linux offre, oggi, è solo il fatto di essere gratis, cioè di costare, rispetto ad una licenza OEM di microsoft, 9-11 euro in meno, e di far risparmiare in boot quei 20 o 30 secondi, che su una giornata lavorativa di 8 ore fanno più o meno lo 0,1%.
    Pochino, mi pare.
    D’altronde, qualche difettuccio pure linux ce l’avrà, se VMWARE, con la sua nuova release VSPHERE 4 ha deciso, di fatto, di abbandonare il supporto a linux, e se IBM ha deciso, per i server e le macchine BLADE, di puntare solo su VSPHERE.
    Oppure sono sempre e solo i cattivoni di redmond che cospirano contro il software libero?
    Ah, un consiglio… fatevi i conti sulle differenze di costo degli antivirus per linux e per windows (i secondi costano come licenza annuale, a parità di affidabilità, da 3 a 10 volte meno) e poi, magari, capite cosa è più conveniente per un’azienda…. E non venitemi a raccontare che linux non ha bisogno di antivirus perchè “tanto linux bug non ne ha”.

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    • mrdevilhand
      30 aprile 2010 alle 12:13

      Cosa c’entra un bug con l’antivirus?
      Io ti sfido (seriamente, non sto scherzando) a prendere un pc con Linux e vedere se mai ti si infetta. Se succede vorrei sapere anche dopo quanto tempo dall’installazione e con quale assurdo virus preso dalla rete. Secondo me non parli con cognizione di causa, almeno nelle ultime cinque righe.

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      • Enrico
        30 aprile 2010 alle 14:37

        Ciao.
        Seriamente mi hai “sfidato” e seriamente ti rispondo.
        Se la tua prospettiva è il pc di casa, statisticamente hai ragione tu. Ma la sicurezza di ogni sistema informatico il cui valore sia superiore a zero non si può basare sulla statistica: è necessario comunque adottare ogni ragionevole precauzione per evitare incidenti, e questo incide sui costi. Il fermo rete di una rete di 10 macchine per 4 ore, a causa di un malware che, semplicemente tentando di replicarsi manda in flooding uno switch costa alla società che lo subisce circa 600 € più il costo dell’intervento tecnico di riparazione, e quindi siamo sui 1000 €. Se la rete è di 100 macchine, moltiplica per 10.
        A riguardo dell’esistenza di virus linux, collegati alla voce “linux malware” di wikipedia in inglese, oppure alla lista di exploit che trovi su insecure.org.
        Il fatto che si trasmettano con meno virulenza è dovuto semplicemente al numero molto basso di macchine linux sulla rete.
        Comunque, un’azienda, piccola o grande che sia non accetta discorsi statistici ma pretende, giustamente, la realizzazione di una infrastruttura di protezione per cui, ad oggi, l’implementazione di una struttura aziendale linux costa DI PIU’ di una uguale implementazione windows. Se vuoi saperne di più ti posso fare i calcoli euro su euro.

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        • mrdevilhand
          30 aprile 2010 alle 15:31

          Hai mai letto l’articolo di Guiodic sui Virus per Linux?

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          • Enrico
            30 aprile 2010 alle 15:42

            No, ma assisto Team IT che amministrano reti. Ho come clienti 3 ospedali, 2 banche, 2 assicurazioni, e a proprgli linux come S.O. senza adeguate protezioni “sparano a vista”. Sono tutti stupidi?

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          • 30 aprile 2010 alle 20:35

            se usano come client Windows hanno ragione loro. Ma se usi solo Linux non ne ai bisogno. Poi il problema è che per legge devi metterlo lo stesso.

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          • mrdevilhand
            30 aprile 2010 alle 16:06

            Hai mai provato a chiedere perché?

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          • Enrico
            30 aprile 2010 alle 16:25

            Si, un paio di volte. I motivi sono i costi (vedi la mia replica al post di guidodic), la minor durata del supporto (da 18 a 60 mesi contro 120), il maggior costo dei consulenti (600 contro 3/400 € a giorno) e la minor certezza sulla compatibilità tra le varie versioni, soprattutto sulla scorta delle brutte esperienze di incompatibilità che si sperimentano spesso nel mondo Java/apache/tomcat.

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          • 30 aprile 2010 alle 20:38

            Sì peccato che le aziende in maggioranza scelgono proprio quello che i tuoi presunti clienti non vogliono. Dai, vai a trollare altrove.

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          • Enrico
            30 aprile 2010 alle 16:27

            Poi, per quanto riguarda lo specifico della sicurezza, ove ci sono dati riservati o personali, la legislazione che riguarda gli incidenti informatici prevede, specificatamente, che le protezioni debbano essere allo stato dell’arte, e di sicuro non si può scrivere in un DPS “..eh, ma tanto non capita mai!”

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        • 30 aprile 2010 alle 20:15

          guarda, stai proprio sparando a vuoto, soprattutto se mi citi quell’articolo di wikipedia. Evidentemente non conosci l’inglese e non conosci le fonti. Nessuno di quei malware è attivo, tutti sono innocui. Informati.
          I problemi di sicurezza con Unix sono di altro genere e non c’entrano nulla i virus.
          Il fatto che non si trasmettano non è affatto dovuto al numero basso di macchine Linux, che invece è altissimo se consideri i server (pure quelli sono connessi a Internet se sono server web, ftp, ecc.)

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          • enrico
            1 Maggio 2010 alle 15:17

            Tantissimi? quanti?
            E poi se c’è un baco, c’è, indipendentemente dal fatto che qualcuno lo usi. In quanto tempo una distribuzione linux ripara un bug? O pensi seriamente che linux nasca perfetto?
            Le mie citazioni sono solamente orientate a dimostrare che linux i difetti li ha, e se qualcuno li può usare, va fermato preventivamente.
            A prescindere.
            Sai fare un calcolo di quanto costa un’ora di fermo macchina di una rete di 100 pc a causa di un exploit?
            E poi, come dicevi tu, le protezioni vanno messe, e non devono essere dei palliativi come gli AV gratuiti.

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          • 1 Maggio 2010 alle 16:03

            In quanto tempo una distribuzione linux ripara un bug?

            ma parli per provocare o sei ignorante? quanto ci mette la microsoft: se va bene un mese (è la loro politica: aggiornamenti una volta al mese) ma ci sono bug segnalati e irrisolti dal 2003 (consulta secunia). Ci sono bug che MS si è rifiutata di risolvere: http://www.pcpro.co.uk/news/security/357262/microsoft-refuses-to-patch-infected-windows-xp-machines
            ma di che parliamo?

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    • 30 aprile 2010 alle 12:42

      GOOGLE docet.

      La rivoluzione di Google chiamata Android ha fatto ben poco rumore. Eppure Android ha venduto 20 milioni di telefoni e attualmente il traffico generato da Android è *superiore* a quello generato da iPhone, che è l’unico parametro realmente attendibile per giudicare la diffusione e la capacità di un prodotto di generare profitto.

      confidando nella memoria del quindicenne diventato capo d’azienda

      Non attaccarti alla singola frase. Se ignori il contesto non capisci cosa ho detto.

      VMWARE, con la sua nuova release VSPHERE 4 ha deciso, di fatto, di abbandonare il supporto a linux

      hai le traveggole. vmware sta ampliando il supporto a Linux non restringendolo. Ad esempio attraverso il nuovo vcenter per Linux e attraverso il supporto al kms per il quale vmware lavora direttamente con il team del kernel.

      fatevi i conti sulle differenze di costo degli antivirus per linux e per windows

      ma LOL!!!! ma da dove vieni?

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      • Enrico
        30 aprile 2010 alle 15:34

        Ciao.
        Allora oltre a me, le traveggole ce l’hanno anche gli specialist di VMWARE che hanno presentato in IBM VSPHERE 4. E anche IBM stessa, che nella stessa conferenza, a cui ero presente, ha detto che punterà sulla coniugazione VSPHERE – WINDOWS server.
        Ma ammettiamo che io abbia sognato e facciamo un po’ di addizioni.
        Una licenza a.v. F-Secure per server linux costa, all’anno, da 200 a 300 €. Una uguale licenza G-Data per server windows ne costa 40. Windows 2008 Server STD costa 600 € “una tantum”, quindi, nel ciclo di vita di un server, 5 anni, il costo è di 1000/1500 € per un server linux e 800 € per un server windows. Senza contare che windows supporta i S.O. per 10 anni, mentre linux, se va bene, per 5.
        Stai ancora ridendo?

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        • 30 aprile 2010 alle 20:31

          scusa tu sai a cosa serve la virtualizzazione? se lo sai ti sei risposto da solo.
          Sennò te lo spiego.
          Riguardo il discorso antivirus, mi pare che confrontare due prodotti diversi non abbia senso. E’ ovvio che hanno prezzi differenti. Del resto molti provider usano come antivirus clamav, costo zero. Riguardo il supporto, ti sbagli. RH è supportato per 7 anni e quando finisce il supporto l’upgrade non ha alcun costo aggiuntivo, mentre se devi passare da win 2000 a win 2008 devi ripagare per tutti i server.
          Informati.

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          • enrico
            1 Maggio 2010 alle 14:40

            Alcune precisazioni. I miei “presunti” clienti sono gente “con le palle” vere. Il fatto che tu ti illuda che io stia bluffando è, ovviamente, dovuto alla pochezza dei tuoi argomenti, cosa testimoniata anche dal fatto che non sai a cosa attaccarti quando ho parlato di soldi (vedi sotto). E poi mi spieghi dove sta questa “maggioranza” di aziende che sceglie linux se la percentuale dell’installato linux é da almeno 5 anni costante attorno all’ 1%? Che fanno, non lo dicono? Si vergognano?
            Renditi conto che io non ho mai detto che linux è un pessimo S.O. ma che nel confronto sui grandi numeri, le grandi reti, presenta sempre gli stessi difetti strategici di dieci anni fa: poca compatibilità tra le versioni, breve durata del supporto, incompletezza nei servizi, occasionalità nello sviluppo. In altre parole, non si sa adattare alle esigenze del mercato. E lo sai perchè?
            Il problema del mancato sviluppo di linux sta proprio nella testa di chi lo usa o sviluppa, di quelli come te che ideologicamente decidono che tutti gli altri sono dei gran coglioni, e che non vale neanche la pena di confrontarcisi.
            Perfetto, se uno vuol stare tranquillo illudendosi di essere “er mejo”, ma resta il fatto che nel business, perdete sempre 99 a 1. Ora, se tu fai l’informatico per diletto, va benissimo, ma per chi ci lavora, in questo campo, sta spocchia da primo della classe porta sempre nello stesso posto: a farsi le pippe nel primo bagno aperto (mentre gli altri fanno business).
            Alcune risposte:
            – windows 2000, dopo 10 anni, è ancora supportato, e chi lo usa ancora , semplicemente, non ha bisogno di aggiornarlo perchè è perfettamente compatibile con 2003 e 2008.
            – Le versioni long term non sono tutte come RH. Ad esempio, la star del momento, UBUNTU, ha una durata massima di 5 anni.
            – La prospettiva economica è a comunque a 5 anni, dopo i quali di solito si pensiona l’hardware e si ricomincia comunque con un’altra licenza OEM (ma sto già guadagnando rispetto a linux).
            – Se uso un AV gratuito non ho certezze contrattuali di aggiornamento e quindi la protezione della rete va a puttane. Gli antivirus gratuiti sono da escludere, con qualsiasi S.O. proprio perchè nel contratto di licenza onerosa il produttore si vincola a reagire ad un exploit in un certo numero di ore, oltre il quale deve pagare i danni. Se non paghi nulla, nulla puoi pretendere.

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          • 1 Maggio 2010 alle 15:54

            1. L’1% si riferisce ai desktop. Dovresti sapere che sui server la situazione è molto diversa, se fossi uno del campo.
            2. Io facevo l’informatico per lavoro.

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          • enrico
            1 Maggio 2010 alle 14:49

            Ah, a proposito della virtualizzazione. Serve per poter modellare l’assegnazione di risorse HW sulla base delle esigenze di potenza di calcolo e ram di un gruppo di server. E’ fondamentale anche nella resilienza del sistema perchè può consentire di consente dite di conservare snapshot delle machine riutilizzabili in qualsiasi istante e, nelle configurazioni ad alta affidabilità consente di far saltare una macchina da una lama all’altra di un sistema blade senza che la rete se ne accorga (HA e Vmotion).
            In altre parole, disgiunge l’HW dal SW.
            Questo semplicemente rende più flessibile tutto il sistema, indipendentemente dal S.O.
            Visto che ne so (ah… guarda caso… ti sto scrivendo da un client windows 7 che ho emulato su un host ESXI 4.0), mi fai la cortesia di spiegare perchè “mi sarei risposto da solo?”

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          • 1 Maggio 2010 alle 15:56

            hai risposto bene, ma hai dimenticato il motivo fondamentale per cui la virtualizzazione è nata. e lo hai dimenticato apposta perché se lo avessi scritto sarebbe stato ovvio il perché del mio appunto. Sei un bravo troll, non c’è che dire.

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          • enrico
            1 Maggio 2010 alle 15:07

            Ti devo ancora una risposta. Lo sai perchè le aziende usano windows come client? Perchè non esiste nessuna azienda che distribuisce linux che abbia il coraggio sufficiente di credere nel proprio prodotto, fare accordi ad ampio spettro con produttori HW e crearsi strutture di formazione per diffondere sistematicamente la conoscenza del S.O. a fini lavorativi.
            In altre parole, non hanno le palle per replicare il modello di business di microsoft che, devi ammettere, si è dimostrato vincente.
            Si vuoi vincere, devi iniziare a chiederti perchè e come il tuo avversario, finora, ti ha battuto.
            Il baco di fondo è che si pensa che un S.O. libero debba essere diffuso, conosciuto ed acquisito su base volontaria, amatoriale, e non possa “essere imposto” sul mercato per il semplice fatto che è un buon prodotto.
            Ma, certo, è più gratificante continuare a credersi un’elite…

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          • 1 Maggio 2010 alle 15:59

            ma non hai letto il mio articolo? è quello che ho scritto.

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      • Enrico
        30 aprile 2010 alle 15:47

        A proposito delle prospettive, non ignoro il contesto. Dico solo che economicamente delle previsioni di sviluppo di un business, per essere credibili, non possono andare oltre i 3 anni. Più in là tutto si perde nella nebbia delle troppe variabili. Ad oggi, a tre anni, linux ha prospettive ottimistiche di un raddoppio del parco installato che, in rapporto al tutto e considerando i trend crescenti di informatizzazione, porterà la sua quota di mercato dall’ 1% all’ 1,5 – 1,8%.
        E’ sempre una nicchia.

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        • 30 aprile 2010 alle 20:37

          Ti sei fatto tu la statistica? e chi dice che è l’1%? ci sono quelli che dicono 2 o 3 e non mi riferisco al sito del w3c. Per favore, parliamo di cose serie non di cavolate.

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          • enrico
            1 Maggio 2010 alle 14:51

            3%? Davvero? Cazzo, devo preoccuparmi! State invadendo il mercato! come troverò lavoro adesso… povero me….

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          • 1 Maggio 2010 alle 15:58

            non fare facile ironia. sai che nell’ambito server, nell’infrastruttura internet, in applicazioni cluster, ecc. Linux è molto ma molto più presente di Windows. Anzi in certi ambiti Windows è di fatto proprio assente, come nel caso dell’hpc

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          • 23 dicembre 2018 alle 8:53

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  66. 30 aprile 2010 alle 10:32

    Complimenti!!!
    Un articolo che si legge bene ed evidenzia alcune delle cose su cui bisogna ancora lavorare per dare la possibilità, a chi utilizza Windows, di farsi un’idea sull’utilizzo semplice, a livello utente, del sistema Linux.
    A mio parere, l’evidenza data in home page del Corriere.it sull’uscita di Ubuntu 10.04, è fonte indicativa della volontà di “rinnovare” le idee che attualmente circondano gli utenti del mondo IT … un piccolo passo verso l’open source desktop.

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  67. Burt
    30 aprile 2010 alle 10:37

    Raramente aggiungo un commento , e raramente leggo tutti i post di risposta , ma qui hai sfiorato il capolavoro e non posso esimermi dal rispondere.
    Un articolo stupendo che non solo rende giustizia al mondo gnu/linux elogiandolo e criticandolo in maniera costruttiva,ma sopratutto riesce a far capire una volta di più l’importanza del software libero rispetto a quello proprietario,trovo particolarmente illuminante in questo senso questa parte dell’articolo.

    “Non ci sono applicazioni professionali per Linux

    Questo luogo comune si basa su due errori: il primo è la definizione di “professionale”. Una volta mi è capitato un utente che chiedeva un programma “professionale” per fare gli screenshot, come se fosse una attività professionale (cioè qualcosa per cui si viene pagati). Certo a volte qualche “professionista” ha l’esigenza di fare screenshot, ma in genere si guarda bene da usare programmi strani… preme Stamp e via.

    Quello che tanti non sanno è che… GNU/Linux è esso stesso un sistema professionale. Milioni di programmatori e amministratori di sistema usano GNU/Linux. E fanno soldi grazie al fatto che sanno usarlo, configurarlo o programmarlo. Apache è un server professionale, MySQL è un DBMS professionale, Sugar CRM è un sistema CRM professionale, gcc è un compilatore professionale, eccetera eccetera eccetera.

    In secondo luogo, tantissimi programmi professionalissimi sono sviluppati per GNU/Linux: il già citato Lightworks, il Siemens NX (forse il più avanzato sistema CAD/CAM esistente), Autodesk Maya e una caterva di altri programmi sia liberi che proprietari.

    Il luogo comune nasce semplicemente da fatto che non esistono Autocad, Photoshop e Premiere per GNU/Linux. Cioè quelle applicazioni desktop che, per forza di cose, non conviene portare sul pinguino. E qui nasce il successivo luogo comune.

    Bisogna costringere le grandi case di software a fare programmi per Linux

    Programmi proprietari, chiaramente. Nessuno si illude di avere Autocad open, non accadrà mai. Ma all’utente che dice questa cosa non viene neppure in mente che poi dovrà pagare Autocad per Linux, e poi Premiere, e poi … oppure crackarli, fino a riempire il suo sistema open source di programmi proprietari crackati. E quale sarebbe, a questo punto, il vantaggio di usare GNU/Linux rispetto, ad esempio, a Mac?

    La strada semmai è un’altra: trovare nuove modalità di competizione con il software proprietario e dimostrare che l’open source, che ha già vinto in alcuni ambiti professionali, può vincere anche in quelli che oggi sono più difficili. Non c’è alcuna ragione per la quale non possa accadere. Anzi sta già accadendo: il rilascio di Lightworks come software libero è un segnale che si può fare..”

    Mi si sono aperti gli occhi, sono un sostenitore del software libero ma ho sempre pensato che autocad o photoshop sarebbero stati importanti anche su linux, dopo aver letto il passaggio sopracitato , mi sono convinto del contrario.

    E poi il finale :

    Ma ci riusciremo, come comunità, solo se non perdiamo di vista due imperativi.

    Il primo, ricordare perché esiste il software che usiamo: il software libero nasce per risolvere un problema, l’esistenza del software proprietario. Ok all’interoperabilità, ok agli investimenti aziendali, ok anche ai compromessi quando servono a fare un passo in avanti. Va bene pure imitare Mac e sforzarsi di creare delle GUI più fighette. Ma se cadiamo nella trappola che per diffondere GNU/Linux serve più software proprietario in realtà uccideremmo GNU/Linux stesso, mancando l’obiettivo. Il punto è diffondere l’open source, non un certo sistema operativo, perché poi di sistemi liberi non c’è solo GNU/Linux ma tanti altri. Arrivo a dire che per me, utente Ubuntu, è meglio se tutti usassero Windows con OpenOffice e Firefox, piuttosto che avere centinaia di milioni di utenti GNU/Linux con MS Office e Internet Explorer (ovviamente è una iperbole, dubito che vedremo mai IE e Office per Linux).

    Il secondo imperativo è non scoraggiarsi. Non credere che un certo evento possa interrompere il nostro percorso. Non credere che siccome tutti parlano di Mac, iPhone, iPad, Windows 7, eccetera allora GNU/Linux non conta nulla. Il software libero è molto ma molto più presente di quanto crediamo e vediamo. E sta cambiando il modo in cui ci rapportiamo ai computer e all’informatica.

    Una chiamata alle armi (in senso buono) un iniezione di coraggio,fiducia e speranza per tutto il mondo del software libero.
    Qua, permettimi una citazione fuori luogo ma permettimela http://www.youtube.com/watch?v=6NRVKCetOWU dal 40° secondo in poi.

    Unica sbavatura ma potrei sbagliarmi e quando parli dell’aggiornamento dei programmi,in realta sarebbe più corretto parlare di passaggio alle nuove versioni , in quanto i programmi vengono comunque aggiornati.

    Chiudo qui il mio intervento , sentendo la necessita di ringraziarti per quest’articolo stupendo.

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  68. Burt
    30 aprile 2010 alle 10:40

    P.s.

    Se ti sembra il caso modifica pure il mio post ( a rigurdarlo mi sembra di aver esagerato)

    ciao e perdonami

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  69. Antonio
    30 aprile 2010 alle 11:49

    Sono “atterrato” qui per puro caso e credo proprio che in futuro sará uno dei Blog che leggeró regolarmente e volentieri.
    Non posso che essere d’accordo su praticamente il 100% dell’intervento.
    Gli argomenti pro o contro Linux in generale sono esattamente ed incredibilmente gli stessi che fornisco io nell’azienda in cui lavoro oltre che a discuterli con Novell o Red-Hat.
    Trovo inoltre che l’articolo sia facilmente assimilabile da tutti i potenziali lettori che siano essi principianti o esperti, coprendo a 360 gradi tutti gli aspetti dell’argomento in questione.
    Complimenti!

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  70. 30 aprile 2010 alle 11:56

    Caro Guido, una precisazione su una tua affermazione è doverosa.

    In particolare, nella sezione “I falsi luoghi comuni” dichiari « Per esempio Ubuntu è nata come fork di Debian ». Ciò non corrisponde al vero. La nozione di “fork” nello sviluppo di software, ed in particolare di software libero, implica che il nuovo prodotto (Ubuntu in questo caso) segua una nuova linea di sviluppo indipendente dal prodotto sul quale si base (Debian in questo caso). Si veda sull’argomento: http://www.catb.org/~esr/writings/cathedral-bazaar/homesteading/ar01s03.html

    Nel caso di Ubuntu, gli sviluppatori integrano periodicamente i cambiamenti Debian in Ubuntu e contribuiscono “all’indietro” i loro. Certamente possiamo disquisire su quanto abbia successo realmente questa pratica (che è pratica doverosa nel software libero), ma è tuttora un intento dichiarato dello sviluppo di Ubuntu, come si può leggere nella filosofia di Ubuntu a: http://www.ubuntu.com/community/ubuntustory/debian

    Chiamare Ubuntu fork di Debian è dunque inappropriato: Ubuntu è una distribuzione derivata da Debian, che integra periodicamente le migliorie Debian e le distribuisce ai propri utenti. Volento riassumere in una concisa frase “giornalistica”, la migliore è probabilmente asserire che “Ubuntu è una distribuzione basata su Debian”.

    Saluti

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    • 30 aprile 2010 alle 12:25

      hai perfettamente ragione. Correggo. Ho usato il termine fork per “nobilitarlo” perché tutti ne hanno un concetto negativo mentre non è così. Prendi ad esempio egcc che è diventato il gcc ufficiale.

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  71. 30 aprile 2010 alle 13:35

    Un applauso virtuale Guiodic!

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  72. KillJoy
    30 aprile 2010 alle 14:55

    Ciao Guido bellissimo articolo complimenti, come sempre è un piacere visitare il tuo blog.
    Io mi son preso una polmonite brutta e son finito ricoverato d’urgenza in ospedale ora mi trovo in Francia nel Var a continuare le cure perhè stavo lasciandoci le penne.
    Ho piallato definitivamente windows dal mio pc e ho messo ubuntu 10.04 e mio padre sul fisso a kubuntu 9.10.
    La famiglia non usa piu’ windows è contribuiamo nel nostro piccolo, stammi bene un abbraccio mi mancate cavolo spero di tornare al pc presto ciao ciao
    Vaino

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    • 30 aprile 2010 alle 20:18

      Spero che ti rimetterai presto 🙂 in bocca al lupo e grazie.

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      • 23 dicembre 2018 alle 9:09

        I first saw this blog about 9 months ago and it is really great to see you’re still here. You has interesting and great content. I kind of hate that this computer battery is dying. I have been following this website for some time now and I really like the changes you’ve made to your blog. Amazing write up. That really is a brilliant way of thinking about it.

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  73. 30 aprile 2010 alle 16:13

    Grande Guido!
    Ottimo post – venceremos! 😀

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  74. 30 aprile 2010 alle 17:04

    Mi piace, ti linko nel mio blog

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  75. SirFederix
    30 aprile 2010 alle 19:29

    «Il fatto che un ragazzino di 15 anni installi Ubuntu per fare il figo con il cubo di compiz non porta neppure un centesimo nelle casse di Canonical. Oggi. Ma domani il discorso è diverso. Quel ragazzino conoscerà un altro sistema, userà OpenOffice, navigherà con Firefox, si abituerà all’ordine del menu di GNOME. E se domani quel ragazzino si troverà ad essere il capo di una azienda, o il capo del settore IT di un ente pubblico, forse farà scelte diverse rispetto ai dirigenti che negli anni ’90 sostituivano Sun OS con Windows NT.»

    L’APOTEOSI.

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  76. 30 aprile 2010 alle 21:34

    Grazie per l’accurata e condivisibile disamina.
    Mi hai fatto riflettere e siccome, non so perchè, ma sul forum di Ubuntu c’è una specie di gioco al lamentarsi di questa ultima release, mi son sentito un pochino solo.
    Il tuo post mi ridà fiducia e un po’ più di forza.

    Grazie ancora 🙂

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  77. simpe94
    30 aprile 2010 alle 21:36

    Post stupendo, mi inchino virtualmente.

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  78. betaversion
    30 aprile 2010 alle 21:45

    Leggendo questo post mi sento orgoglioso di usare il pinguino da diversi anni e conoscere persone come te. Grazie … bellissimo post

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  79. 30 aprile 2010 alle 22:16

    Complimenti, ottimo post

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  80. Davide
    30 aprile 2010 alle 23:34

    Minkia avevi ragione “Attenzione: questo post è molto lungo, ma vale la pena leggero.”

    Guiodic sarà il prossimo presidente della Canonical 😛

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  81. gufo rosso
    1 Maggio 2010 alle 3:31

    guarda, openoffice ha avuto la malsana idea di crearsi un formato e di lasciare che l formato (aprto) invadesse il mondo.
    Detto questo oggi basta che qualcuno introduca un formato aperto (esotico fuori standard) per programmi “professionali” cad, elettronica, controllo industriale e lo rilasci il software gli utenti fanno il resto.
    Quello che manca e’ un dbfs, dove un os == ad un altro possono scambiarsi le informazioni, anche i programmi, devono essere in un formato diverso.
    se volessi darmi le tue foto connetto il mio pc al tuo “db” vedo la lista e le scarico, ma scarico anche le procedure di modifica delle foto se non le ho, se e’ una rubrica la stessa cosa. vale anche per trasferire un dbfs da un pc ad un altro trasferisco tutto impostazioni comprese. Comunque linux per vinvere la sfida dovrebbe crearsi un hardware “propietario” di cui ha tutte le specifiche e tentare di aprire una breccia nelle cose innovative: 3d, alta definizione, programmi di simulazione meccanica, e ciofeche (netbook), poi l rilascio di __specifiche__ per costruire hardware linux,
    non il software che cerca di far funzionare l’hardware ma l’hardware fatto “fare” per quel software, poi cosa molti importante la GUI, gnome va bene ma bastano pochi click va a farsi benedire quindi un servr meno vulnerabile a impostazioni o a pacchetti non corretti. poi un altra cosa i pacchetti disinstallabili per i fatti loro tipo i giochi o evolution, ma chi lo vuole. Le icone di default di linux fanno cagare, e non sono impostabili i XeY a valori arbitrari 48×48, il gdm che non permette di cambiare i premessi. altra cosa i link alle applicazioni non si possono impostare l’esecuzione da root (salva password) non c’e’ nella gui. poi che pensare alla riga di comando dovrebbero pensare a un os dove non ci sia la tastiera e devi configuare la wlan. non scopiazzare xp/seven/vista ma una gui come del resto gli abitue ? mancano software per la gestione di CIE, firma digitale, contabilita fatta dai commercialisti (qui l’ordine e’ in mano a una cosca) perch spendono dalle 600 euro/anno a pc per l licenze, cosa farebbero nelle tasce di un opensource ?
    rimanendo a tema i programmi dell’agenzia delle entrate sono scritti coi piedi (sono quelli per la dichiarazione redditi apertura PIVA ecc…..) che poi abbia il cubo fa figo, ma canonical sta invenstendo su una cosa a 30a anni.
    domotica linux ?
    stampa di un giornale ? le rotative ad esempio
    controllo di macchine CNC ?
    embedded e realtime ?
    che facciano gli standard come hanno fatto per w3c, scrivo un programma mi attengo allo standard di funzionamento descrtto, va su linux.
    in windows essite la certificazione, su linux potrebbe esistere la l’autocertificazione
    non solo lo standard puo essere creato da chi scrive il kernel.
    faccio una stampante da dove inizio ? prendo le specifiche del kernel di linux per la stampa e so cosa fare. in windows sono detti DDK linux non ha nulla del genere
    proretre innovazione VERA dove serve. cioe dove qualcuno puo pagare visto che non sono soldi suoi. se una tassa deve finire nelle tasche di un privato e’ gusto evadere le tasse. Considera solouna cosa: 8100 comuni piu di 1.000.000 di pc windows senza considerare il resto e i server. li e’ da fare breccia. Un db e’ un db che io ci metto i film e un ente ci mette le carte d’identita o le strade ecc… se funziona bene, per tutti e’ meglio se poi e’ open e’ ancora meglio. comunque la rivoluzione puo avvenire in 6 mesi in modo globale se ci sono i programmi giusti e non in 30 anni alla fine quanto tempo ci vuole a cambiare os ?

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  82. aury88
    1 Maggio 2010 alle 8:27

    un bellissimo post come sempre!

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  83. The Doctor
    1 Maggio 2010 alle 9:17

    Grande Guiodic, come sempre del resto. Io sono uno di quelli che ci crede in GNU/Linux e Ubuntu. Per i grandi cambiamenti ci vuole tempo, però ci credo.

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  84. ASPLODEC
    1 Maggio 2010 alle 9:31

    Bel post, senz’altro.
    Aggiungerei che un’indubbio aiuto alla diffusione di Linux sarebbero i giochi.
    Non sono più un ragazzino e uso Ubuntu per lavoro, ha tutto quello che mi serve, compresi i client VPN più diffusi e un ottimo desktop remoto, ed è velocisismo.
    Non mi passa neanche per la testa di giocarci, però vedo però i colleghi più giovani (inclusi neolaureati) che hanno in testa solo i giochi e i telefonini spaziali.
    Quando mi vedono usare Ubuntu, il primo commento che fanno è : “Ma non ci posso giocare..”.
    Che lo si voglia o no questa è la realtà di oggi e quindi, forza coi giochi per Linux.
    Lunga vita a Ubuntu!

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  85. George Frusciante
  86. 1 Maggio 2010 alle 15:55

    Complimenti. Ottimo post!
    Io avrei dedicato un paragrafo anche allo spreco fatto dalle pubbliche amministrazioni, che cestinano moltissimi computer perchè ritenuti “vecchi” (per far girare l’OS di Bill) oltre ad utilizzare software e formati proprietari che non dovrebbe essere una caratteristica della cosa pubblica! E sempre nello stesso ambito all’utilizzo del free software nella scuola per abbattere i costi di licenza e per fare passare il concetto di condivisione della conoscenza, che ritengo uno dei concetti più educativi della nostra società.

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  87. aytin
    1 Maggio 2010 alle 16:37

    Ahhhh.
    Il miglior articolo sullo stato di Lucid che ho letto finora.
    Era ora, dopo aver letto per mesi di gente che si strappava i capelli perché i pulsanti erano a sinistra.

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    • aury88
      1 Maggio 2010 alle 17:32

      quoto, come se i principali cambiamenti in lucid fossero solo il nuovo tema e la posizione dei pulsanti.
      comunque la situazione secondo me è ancora migliore di come l’abbia descritta guiodic.
      certo, abbiamo perso un occasione ghiotta con l’uscita di (s)vista, me c’è sempre stata una crescita nella diffusione di gnu/linux in generale e di ubuntu in particolare.
      qualche giorno fa ho scoperto che un mio collega universitario, accanito sostenitore di windows e mac, si è deciso ad installare sul vecchio pc ubuntu e l’ha definito un buon sistema operativo; ed altri 5 amici invece aspettano che abbia tempo libero per aiutarli nell’istallazione in dual boot con windows.
      piccoli passi, ma è con i piccoli passi che si sono avute le conquiste più grandi.
      ancora grazie a guiodic per il bellissimo ed interessantissimo post!
      continua così

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      • 1 Maggio 2010 alle 17:41

        pure io spesso scopro degli “insospettabili” che hanno installato Ubuntu.

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  88. sganassa
    1 Maggio 2010 alle 20:21

    gran post. Complimenti sinceri

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  89. Formicatossica
    1 Maggio 2010 alle 22:21

    Ho iniziato a usare stabilmente Ubuntu (N.R.) un paio di settimane prima del rilascio della 9.10 su un netbook Acer prima ho sempre usato S.O. Microsoft.
    Come tanti prima di me, ogni tanto installavo qualche distro per piallarla al primo problema ma, cazzarola, sul net credo che sia il S.O. perfetto. Funziona tutto e volendo non c’è nemmeno bisogno di passare dalla linea di comando (croce e delizia per chi tenta di fare il grande passo).
    Da questo punto di vista, Ubuntu è facile nè più nè meno che Win, solo che è più intuitivo perchè i vari programmi si autocatalogano da soli nei menù oltre al fatto che c’è già tutto quello che serve e anche di più.
    L’ unica cosa è che flash sull’ acerino (youtube) mi manda in crash l’ intero sistema operativo (poco male, tanto mi crashava anche con le varie versioni di windows) e non c’è stata guida che abbia mai risolto.
    La mia esperienza mi sta portanto anche a rivalutare in positivo la linea di comando per merito di Backtrack in dual boot sull’ acerino perchè nelle varie guide che si trovano in giro spesso spiegano anche cosa significano i comandi che bisogna copiare-incollare.
    Una delle tante domande senza risposta è quando leggo che GNU/Linux non si usa come Windows. Ma perchè, come si usa Windows? E GNU/Linux?
    Ahh. a parte le questioni filosofiche, hai scritto un gran bel pezzo di articolo!

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    • 2 Maggio 2010 alle 2:21

      il problema di flash può essere forse dovuo alla scheda video. è una gma500 per caso?

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      • Formicatossica
        2 Maggio 2010 alle 22:24

        E’ una potentissima GMA 950. Funziona tutto, anche il led del wi-fi, tranne flash che manda in crash l’ intero S.O. Al massimo apro un post su LHQ?

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  90. 2 Maggio 2010 alle 5:48

    Visto? repubblica.it ha dato la notizia di ubuntu.

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  91. Paolo
    2 Maggio 2010 alle 10:29

    Ottimo articolo, Guido, mi ricorda tantissimo un Wave che portavamo avanti qualche giorno fa (se vuoi ti invito, puoi contattarmi via mail).
    Logicamente non sono d’accordo con te su ogni punto, ma su uno in particolare non sono per niente con te: l’apporto di SW closed. Io ritengo che attirare questo genere di SW sia il vero cavallo di Troia che può dare ad Ubuntu la spinta giusta: caduta la barriera dell’impossibilità di farci girare certo SW di fatto hai ottenuto due scopi fondamentali:
    1) attirare utenti, che non potranno più lamentarsi di non trovare i giochi che usano su Windows
    2) attirare le grande SW house: l’ipotesi di usare il SW Center per vendere anche programmi closed è già nei piani di Canonical.
    Gli effetti collaterali saranno positivi: tantissimo supporto HW in più (nvidia, ati e gli altri dovranno per forza darsi una mossa), una base di utenti molto superiore, tantissima concorrenza tra le SW house (chi vende deve confrontarsi con i tanti prodotti liberi e gratis => o ti apri anche tu o dai effettivamente molto di più).

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    • 2 Maggio 2010 alle 13:08

      scusa ma che senso ha? c’è già un ottimo sistema così: si chiama Mac Os X.
      GNU è nato con ben altri presupposti.
      E’ come se Wikipedia si fosse prefissa di creare un enciclopedia chiusa: esistevano già prima non c’era bisogno di wikipedia. E ovviamente una iniziativa del genere non avrebbe avuto nessun successo.
      Esistono tanti sistemi Unix proprietari o semi proprietari, non c’è bisogno di averne un altro.

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      • Paolo
        2 Maggio 2010 alle 17:16

        Sinceramente, Guido, non vedo cosa centri MacOS X in questo discorso. Io ho detto semplicemente che la venuta di prodotti closed non può che aiutare la diffusione di Linux e, con essa, la diffusione del SW libero.
        Ti sembra paradossale? A me no. Ho deciso di passare a Linux quando mi sono accorto che la maggior parte dei prodotti che usavo erano open source: allora mi sono detto “Perché non provare anche un SO open?”.
        Ma non sarei mai rimasto se non avessi avuto qualche prodotto closed come il plug in per flash o Dreamweaver e TOAD funzionante con wine.
        Quante altre persone potremmo convincere se altri prodotti closed fossero disponibili? E questi si aprirebbero inevitabilmente alla concorrenza con quelli aperti; con il risultato che o migliorano o si aprono a loro volta.
        In che modo Mac OS X soddisferebbe questi requisiti?

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      • 2 Maggio 2010 alle 18:37

        Mac OS X è un sistema Unix è ha tutti quei programmi. A che serve Linux se si accetta la logica che hai proposto? a nulla.

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        • Paolo
          3 Maggio 2010 alle 13:29

          Quindi l’unica differenza tra Mac e Linux sono i programmi closed?
          Scusami, ma non ti seguo.
          A cosa servirebbe Linux? Ad avere un SO libero: ti sembra poco?

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        • 3 Maggio 2010 alle 14:47

          scusa e a che diavolo serve un s.o. libero con i programmi proprietari? la cosa importante sono i programmi non il s.o. la gente non usa il sistema operativo ma i programmi. O tu stai tutto il giorno a spostare file con “cp”?

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          • Paolo
            4 Maggio 2010 alle 12:28

            E come pensi di riuscirci? Io credo che questo passi anche attraverso la possibilità di favorire l’uso di SW closed.
            Più SW closed significa più attenzione da parte delle SW House; questo significa più driver, ma anche più concorrenza. Significa che se voglio fare concorrenza a Photoshop posso considerare la possibilità di aprire i miei programmi, sperando nell’aiuto della comunità.
            Supponiamo che un giovane oggi decida di provare Ubuntu, ma che non possa fare il passaggio perché Photoshop e 3 giochi a caso non ci girano sopra; supponi che quel giovane non usi alcun programma open source. Se domani Photoshop e i suoi 3 giochi ci girano allora può cambiare idea e passare ad Ubuntu; immediatamente si ritroverà con una quantità di prodotti open che prima non usava. Questa è la logica: cavalli di Troia per attirare una platea più ampia di utenti e aziende.
            Ma alla fine, senza flash, tu useresti Linux? Io no.

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          • e.v.
            4 Maggio 2010 alle 18:37

            scusa e a che diavolo serve un s.o. libero con i programmi proprietari?

            e a che diavolo serve un s.o. libero senza programmi?

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  92. Paolo
    2 Maggio 2010 alle 10:37

    Altri errori da Repubblica: “Ubuntu One” è identificato come il negozio di musica e OpenOffice è segnalato come di Sun (questo è il meno).

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  93. Mattia
    2 Maggio 2010 alle 11:03

    non ho letto ancora tutto… però una precisazione… (non polemica, solo informativa) DKMS è stato creato da Mandriva anni ed anni fa, quando ancora si chiamava Mandrake e Dell manco si sognava di vendire pc con Linux.

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  94. Ryo
    2 Maggio 2010 alle 12:21

    Complimenti! Mai lette tante idiozie in un post così lungo. Curioso che la crociata contro Windows abbia sempre le stesse menzioni…da 10 anni a questa parte. “Virus”..”tassa”.. Peccato che tutto nasce dall’utonto che c’è dietro il pc. Io non ho mai preso un virus e dico MAI. Tutti i pc che ho usato con Windows, soprattutto Vista e 7 hanno una stabilità perfetta. L’Office di Microsoft non è neppure da comparare con OpenOffice che è solamente un programmino che cerca di rincorrere la suite di redmond senza purtroppo mai riuscirsi (e seguo openoffice quasi dagli albori…dai tempi di staroffice). Come va “di moda” usare Windows, noto che per tanti “va di moda” essere “cool” ed voler esternare la diversità usando linux…
    E ricordatevi che uno se ha le palle e vuole entrare in un pc, ci riesce sia che l’altro abbia Windows che Linux. Non a caso molti server anche con linux sono stati violati. Sveglia.

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    • Marco
      2 Maggio 2010 alle 12:52

      Mi sembra che anche tu di idiozie ne scrivi e neppure poche.
      L’utonto come lo chiami tu, è il 90% di chi utilizza il PC in ambiente domestico.
      Quindi si, molto spesso parliamo di utonti, che si muovono su internet in maniera “leggera” prendendosi virus vari.
      Anche io non ho mai preso virus in vita mia su Win, e lo uso da 14/15 anni.
      E allora? Io e te siamo estremi, così come sono estremi quelli che ne prendono 1 al mese. Peccato che i conti si facciano sulla media e non sugli estremi.
      Ultima cosa: win considerato tassa dici che non è vero?
      Fammi capire: io perndo un pc e l’unica cosa che ci posso mettere sopra è windows.
      Me lo fanno pagare pure caro.
      In fondo non è una tassa che sei costretto a pagare?

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    • mrdevilhand
      2 Maggio 2010 alle 12:54

      Quindi il tuo ragonamento sarebbe “visto che se uno vuole entrare entra comunque, tanto vale usare il prodotto più scarso e più incline a farsi bucare”? Bello, ottima scelta! Sopratutto considerando che in questo caso il prodotto più scarso è anche quello più costoso!

      Se poi si vuole parlare di OpenOffice.org, ok, è vero che mancano ancora moltissime cose che sono a disposizione su Microsoft Office, ma considera che l’uno la paghi, l’altro no (sempre se vuoi stare nella legalità).

      Non devi dare per scontato inoltre che tutti abbiano tempo e voglia di stare a capire come funziona un computer, come funziona una rete, come si propagano i virus… Per i n00b (e se ti fai un giro nel mondo vedi che la maggior parte sono in questa categoria) tenere un PC pulito e stabile con Windows è IMPOSSIBILE. Sia a livello di stabilità che di velocità o di virus.

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      • 2 Maggio 2010 alle 13:13

        cosa mancherebbe a OOo? sentiamo. Vuoi che ti faccia l’elenco delle cose che mancano a MS Office e invece OOo possiede?

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        • mrdevilhand
          2 Maggio 2010 alle 13:18

          guiodic, io non ho nulla contro OpenOffice (anche se non uso questa suite preferendo Gnumeric e Abiword, ad esempio, ma solo per “sfizio”), ma quando l’ho consigliato a un mio ex professore di latino che cercava soluzione alternative a Microsoft mi disse, tra le altre cose, che MSWord era più completo di OOWord (che credo abbia un nome diverso). Mi fece un discorso su alcuni tipi di formattazione, sulla scomodità di stampare lettere e buste e anche mia cugina, alla quale ho consigliato la suite la settimana scorsa, mi disse che provandola non riusciva, ad esempio, a fare i biglietti di auguri come in MSWord. È vero che possono sembrare cazzate, ma queste sono le motivazioni che ho sentito io. (Tutti su Windows però, non so se c’è qualche differenza con Linux).

          Poi, ti ripeto, io OO non lo uso da due mesi buoni mentre la suite MSOffice non la tocco da più di un anno.

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          • 2 Maggio 2010 alle 14:45

            queste cose si fanno tranquillamente pure con Writer. Anzi ci sono delle estensioni con tonnellate di template per le etichette, buste, cartoncini, cover per dvd.

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          • mrdevilhand
            2 Maggio 2010 alle 16:26

            guiodic, non so che dirti, la mia non era una critica, ma solamente un riportare i problemi che mi sono stati posti, tutto qui.

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        • dave
          9 Maggio 2010 alle 23:49

          Manca,manca…..esperienza personale: con OO io ci ho scritto la tesi. Tutto perfetto (se si eccettuano problemi di conversione nel formato di MS office, ma il prof usava quello). Ma quando sono andato per creare la presentazione, mi sono cascate le braccia…La differenza con powerpoint 2007 è un abisso, ci ho perso un sacco di tempo con impress e ho ottenuto una presentazione che se mi mettevo a fare i disegnini su carta igienica veniva molto più professionale, mentre con powerpoint in credo meno di un minuto avevo una grafica ottima, certo non era un’opera d’arte e non brillava per originalità, ma era leggibile e gradevole, che è esattamente ciò che volevo ottenere. Ora mi si potrebbe anche ribattere che per OO “basta che” fai questo, quello e quell’altro, ma il problema è che avrei dovuto prima informarmi, poi capire come fare, poi farlo, e ognuno di questi passaggi avrebbe comportato tutta una serie di tentativi e fallimenti con conseguente frustrazione e perdita di tempo. Con powerpoint non dovevo neanche sapere cosa stavo facendo, in pratica mi ha guidato il programma.

          Conclusione: writer ottimo (ma non lo saprei confrontare con ms word, visto che non ho avuto bisogno di usarlo); impress insufficiente, se non mi avessero prestato un pc con windows e msoffice sopra mi sarei trovato nella popò.

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          • 12 Maggio 2010 alle 10:52

            Cazzate. Ne ho fatte tante di presentazioni con l’uno e con l’altro.
            Powerpoint in più ha solo un migliore editing delle immagini, in compenso le animazioni sono di meno e non ci sono quelle 3D. In più Impress esporta in molti più formati e conserva le transizioni persino nei pdf. Sai che figurone quando aprono il pdf e vedono le transizioni?
            Forse pensi così perché OOo ha pochi modelli preinstallati, ma basta cercare e ne trovi a bizzeffe.

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    • aytin
      3 Maggio 2010 alle 7:06

      Sono certo che non sia una trollata quindi mi aspetto dati, link e spiegare perché dal punto di vista della “perforabilità” Windows e gnu/Linux siano equivalenti.

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  95. Marco
    2 Maggio 2010 alle 12:39

    Ottimo post, da diffondere (vuoi vero?)

    Una cosa, all’inizio hai scritto:
    “Attenzione: questo post è molto lungo, ma vale la pena leggero.”

    Correggi leggero con leggerlo 🙂

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  96. Facocero
    2 Maggio 2010 alle 17:19

    Qualcosa si sta muovendo, è questo che penso vedendo che anche Repubblica.it, solitamente refrattaria riguardo Linux e in genere abbastanza asservita al monopolio Apple/Microsoft nei suoi articoli, viene annunciato il rilascio di Ubuntu 10.04. E se una testata nazionale di questo livello prende in considerazione Ubuntu, lo dico, qualcosa sta cambiando.

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  97. 2 Maggio 2010 alle 18:32

    Complimenti per l’articolo, davvero interessante!

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  98. 3 Maggio 2010 alle 12:15

    Il tuo post contiene una delle più complete, vere e competenti analisi del pianeta linux che io abbia mai letto negli ultimi 6 anni! lo segnalerò sul mio blog.

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  99. 3 Maggio 2010 alle 16:42

    davvero bel post, ci ho messo 30 minuti, ma ne è valsa la pena, sono stati tutti spesi bene. complimenti guiodic

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  100. 3 Maggio 2010 alle 23:52

    Ciao!

    Innanzitutto mi presento: sono un niubbo di 50 anni.

    Condivido in toto il tuo post! (il che potrebbe non essere molto lusinghiero per te, data la mia qualifica, ma fortunatamente x te non sono il solo a quotarti…). 😉
    In particolare: verissimo che le tante distribuzioni accelerano la diffusione di Linux!

    Ad es Lucid sul mio eeePc Asuss 1101HA (Poulsbo) ha troppi problemi (scheda video e microfono x es: basta e avanza! delusione!) e allora ho installato un fork forse poco politicamente corretto che è Jolicloud completo di driver e codec probabilmente immorali, ma vede tutti i formati e supporta benissimo poulsbo (gma500?)
    : insomma funziona tutto e i programmi mancanti dal suo catalogo software li trovo sul web in .deb (x es startup-manager) o in .bin (x es google earth)
    Joli ha un sacco di limitazioni, ma anche moltissimi vantaggi che per l’uso che devo fare con il netbook va benissimo. Ubuntu invece l’ho installato sull'”ammiraglia”: un vecchio, ma “serio”, tablet-pc: uno Stylistic (però c’è ubuntu 9.04, quelli dopo non vanno x ovvia anzianità hardware). La pecca maggiore di linux sui tablet-pc: manca un riconoscimento calligrafico per le parole (per le singole lettere c’è, ma si va troppo lenti).
    Sui Win conviventi sulle due macchine: OpenOffice, VLC e Firefox, of course!!!
    Saluti e complimenti!

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  101. Jean-Louis
    4 Maggio 2010 alle 0:53

    Ho letto tutto il post con molto interesse, non sono d’accordo su tutto, ma per fare un elenco completo delle discrepanze dovrei ripartire dall’inizio e:

    vista l’ora non mi sembra il caso 🙂
    con tutti gli argomenti che hai trattato e’ maticamente impossibile trovarsi d’accordo su tutto 😛

    Una cosa pero’ vorrei approfondirla…

    durante tutto il post fai spesso riferimento a Lightworks, quoto alcune parti:

    Altrimenti non si spiegherebbe perché un software eccezionale come Lightworks, già presente da tempo su GNU/Linux, ora diventerà pure open source, aprendo la strada all’uso massiccio del nostro sistema operativo anche nell’ambito dell’editing video desktop.

    In secondo luogo, tantissimi programmi professionalissimi sono sviluppati per GNU/Linux: il già citato Lightworks,/blockquote>

    Devo ammettere che non conosco questo Lightworks, ma sei sicuro che e’ presente da tempo su GNU/Linux e/o e’ sviluppato per GNU/Linux?

    Non vorrei far confusione, ma non si tratta di questo Lightworks, bensi’ di quest’altro Lightworks… dai pdf leggo cose come directx, activex etc… se non sto sbagliando (e spero di sbagliarmi di grosso) ho paura che anche se verra’ rilasciato come open source, prima di vederlo girare (forse) su GNU/Linux un po’ di tempo passa… (a meno di wine e cose simili)

    Anzi sta già accadendo: il rilascio di Lightworks come software libero è un segnale che si può fare.

    Nella press release non dicono che tipo di licenza utilizzeranno, tu hai qualche notizia in merito?

    Perche’ anche se spesso si usano in modo intercambiabile, open source puo’ essere diverso da software libero (e non parlo delle “intenzioni”, perche’ quelle sono sicuramente diverse).

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    • 4 Maggio 2010 alle 2:27

      Ebbene, sembra che mezzo mondo Linux si sia ingannato…. da Phoronix a Pollycoke … Hai perfettamente ragione tu. Lightworks, l’editor video, è sviluppato solo per Windows XP e anticamente lo era per DOS. Ho reperito anche una brochure datata 1996. Probabilmente la confusione è nata da fatto che altri software della stessa casa e che hanno mantenuto lo stesso nome sono anche per Linux. Anche Wikipedia ha sbagliato.
      Un epic fail globale direi. Sono in buona compagnia.
      Il fatto in sé rimane significativo per l’apertura, quando ci sarà, del codice.
      Dubito però che sarà possibile un porting.

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      • Jean-Louis
        4 Maggio 2010 alle 14:41

        Ebbene, sembra che mezzo mondo Linux si sia ingannato…. da Phoronix a Pollycoke … Hai perfettamente ragione tu. Lightworks, l’editor video, è sviluppato solo per Windows XP e anticamente lo era per DOS

        Fa un effetto strano essere dispiaciuti di averci ragione 😉

        Il fatto in sé rimane significativo per l’apertura, quando ci sarà, del codice.

        Su questo non ci piove, anche se finche’ non sapro’ che licenza utilizzeranno, ho deciso di andarci cauto… il termine open source spesso viene “abusato” (… per indicare freeware)

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  102. Mirko
    4 Maggio 2010 alle 12:56

    Interessante, veramente.
    Io uso Ubuntu ormai da 3 anni. Si è vero, qualche problemino c’è, ma anche solo per l’idea che c’è dietro tengo duro, cerco di risolvere e vado avanti.
    Globalmente molto soddisfatto. E cerco di fare propaganda con gli amici.
    Se uno fa un uso normale del PC, cioè Office, mail, Internet, fotografie digitali, ecc Ubuntu è facilissimo da usare. Aggiornare i programmi o lo stesso sistema è molto semplice. Più che in Windows.
    Io le cose serie le faccio su Ubuntu. Su Windows faccio solo le stupidate (emule, le suonerie del Nokia, TomTom).
    Insomma : lunga vita a Ubuntu (e al tuo forum)

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  103. Jumper
    4 Maggio 2010 alle 13:15

    Ottimo “sfogo” .
    Bisogna trattare simili argomenti più spesso anzichè le solite “stronzate” (scusate il termine) dello sfondo più bello il cubo più figo ecc..ecc.. Linux non è solo questo.
    La cosa importante è capire cosa serve alle persone, quando vado a comprare il pane mi devono dare il pane poi magari il giorno dopo offrirmi anche altri prodotti.
    Si parla spesso di Photoshop , autocad , disegni 3d …. ma quante sono queste persone ?
    Io la stragrande maggiornaze delle persone (ci metto la mano sul fuoco) le foto al massimo le guarda e quelle brutte le cancella direttamente.
    Alle persone non interessa il codice sorgente, ma chi se ne frega di capire come funziona un OS . Io devo cliccare e andare , devo collegarmi ad internet, voglio ascoltare musica o guardare un video , e non mi interessa se un codec o un driver non è open source , a me interessa che non sia a pagamento e che funzioni.
    Quindi , fate prima in modo che tutto funzioni anche usando driver proprietari e poi , magari , far capire alla gente l’importanza di avere la possibilità di accedere alle viscere di un OS.
    Concludo e mi scuso, di questa provocazione dicendo che Ubuntu mi ha un pò deluso al contrario mi è piaciuta molto Mint.
    Ciao

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  104. maxx
    7 Maggio 2010 alle 0:52

    Mi hanno segnalato questo link su ubuntu forum. articolo magnifico io mi avvicino da poco al mondo linux e se non fosse stato per ubuntu forse avrei lasciato perdere 🙂

    Bellissmo blog lo metto nei segnalibri complimenti.

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  105. stizzo
    8 Maggio 2010 alle 20:37

    Se io scrivo un software e ci perdo un anno, perchè cazzo te lo devo regalare.
    Allora te lo vendo, se tu vuoi lo paghi, se poi vuoi l’assistenza te la faccio, e se non ti piace la mia la compri da un altro mio concorrente, che, certo non avrà accesso al codice sorgente perchè è di mia proprietà intellettuale, ma può comunque aiutarti ad usare il programma.
    Se poi ci ho guadagnato abbastanza allora posso pubblicare il mio sorgente opensource, oppure posso dare il codice al mio cliente, basta che me lo paghi BENE, per il tempo che ci ho perso “studiando”, “lavorando”, “aggiornandomi”.
    Tutti a decantare l’opensource (che poi decantate solo il GRATIS), ma non pensate che senza il “closed source” ci sarebbero tanti disoccupati in piu’ … Tutti a decantare l’opensource poi quando vanno a fare i sistemisti col cazzo che dicono “Si si , lavoro gratis ” … no, volete essere pagati .
    Linux è bello,stabile e .. fashion. Io lo uso, mi piace perchè me lo configuro come voglio e bla bla bla.
    Ma il mondo reale, dove girano i soldi non si basa sulla gratuità. Gratis ti arrivano solo le cose brutte, o i regali di qualche magnate che s’è fatto già tanti soldi (leggasi la biografia di shuttleworth). Senza nulla togliere al suo lodevole impegno con Ubuntu.
    Io, personalmente, che faccio il programmatore, per il mio lavoro voglio essere pagato, poi se un domani ho 2 ore da perdere ogni weekend posso anche scrivere codice gratis, per la comunità .
    Ma di certo Apple se ne uscirà sempre con un sistema piu’ bello, stabile, trendy di qualsiasi altro che faccia gratis qualcosa…

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    • 9 Maggio 2010 alle 1:59

      Hai ragione, infatti la maggioranza dei programmatori che realizzano il kernel linux, così come altre parti del sistema operativo, o anche programmi applicativi, sono pagati. E anche piuttosto bene.
      Siamo nel 2010, confondere ancora “open source” e “free software” con “programmi gratis” vuol dire vivere nell’ignoranza più abissale sulle fondamenta di questo sistema.

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  106. 12 Maggio 2010 alle 1:09

    Bellissimo articolo,
    ho conosciuto Ubuntu per caso da un amico quando era alla versione 8.10 e mi ha consigliato di installarlo, a casa avevo un pc, l’ho installato assieme a windows giusto per provarlo, dopo un mese in cui usavo solo Ubuntu mi sono chiesto perché utilizzare windows quando posso usarne uno dieci volte meglio?
    Da quel giorno, la domenica successiva nel mio ufficio tre pc che avevano windows sono stati sostituiti da Ubuntu,
    compreso un server che avevo con windows anche quello passato a Ubuntu

    Non ho più avuto problemi di Virus, Windows mi dava tanti di quei problemi che mi stressava la vita.
    Se qualcuno dice che Ubuntu non è professionale rispondo che Windows non vale neanche la metà di quello che costa.

    E quando qualche amico mi porta un pc che non va lo stimolo a passare ad Ubuntu, alcuni li ho convertiti alla grande.

    Gianni
    🙂

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  107. webSurfer_
    14 Maggio 2010 alle 16:53

    Ottimo articolo, complimenti 😉
    Sai come si risolve il problema di firefox dell’hinting su lucid?

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  108. Tommaso
    14 Maggio 2010 alle 18:06

    salve a tutti! davvero un ottimo articolo!
    ogni tanto seguo questo blog e lo trovo interessante.
    comunque passando a cose serie: una grande pecca di ubuntu, IMHO, è la connessione wireless, quanto mi fa inca****re sta cosa! a volte si connette altre volte no, così sono costretto a stare attaccato al modem tramite ethernet, oppure ad usare windows (7). uso windows come SO principale (non mi uccidete!), ma con ubuntu sto facendo un ottimo lavoro di apprendimento! in effetti devo ammettere che anche io appena ho installato per la prima volta ubuntu sono rimasto sorpreso visto che in giro leggevo sempre cose assurde su linux (appunto che era difficile da installare e da usare) ma ho scoperto che era tutto falso. sono molto felice della scelta che ho fatto

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    • 22 dicembre 2017 alle 19:29

      This guy I used to know likes your website. When I read your post I could feel myself getting smarter.

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  109. guido
    16 Maggio 2010 alle 4:54

    Se devo fare un’appunto al tuo articolo mi sembra sia lo stesso che farei a buona parte della comunita’ di linux.
    Ovvero il fatto che si tenda a vedere tutti i difetti solo come “interferenze esterne”.
    Certo, ci sono anche quelli, ma molto dei problemi di distro come ubuntu derivano da mancanze interne (e quindi rimediabili senza aspettare driver o supporti esterni)
    .

    Molti dei miei amici non potrebbero usare ubuntu per semplice mancanze sue: perche’ non si puo’ fare una videochiamata, perche’ non c’e’ un programma efficiente di gestione foto, perche’ se devi installare un programma non nei repository spesso peni, perche’ OO non a ancora tutte le funzioni di MO, perche’ in generale a ogni aggionamento capitano vari problemi…

    Cose che possono venire migliorate, ma non se si continuano a ignorare.
    Ti faccio un esempio:
    “kdenlive è decisamente meglio di Movie Maker. Se poi parliamo di Cinelerra andiamo a sfiorare da vicino Premiere e Final Cut”

    Io lavoro nel montaggio e ti garantisco che il modo piu’ gentile di definirla e “colossale inesattezza”. Cinelerra sta a Final Cut o Premiere come un aeroplanino giocattolo sta a un 747. Non sarebbe meglio ammettere: “Ok , qui non ci siamo. Diamoci da fare!”?

    PS: Mi ha fatto un po’ sorridere la tua diatriba sul fatto che una parte della comunita’ critichi linux in modo prevenuto. A me sembra proprio in contrario. La comunita’ linux, alla pari di quella mac mi sembra fin troppo “gentile” e a volte perfino negazionista con il proprio sistema. Ai limiti della cecita’ su alcuni problemi che agli “esterni” sono fin troppo visibili.

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    • 16 Maggio 2010 alle 12:42

      questo commento dimostra che non sai nulla di Ubuntu né dei programmi che hai citato.

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      • guido
        16 Maggio 2010 alle 13:06

        E questa risposta evasiva e irritata dimostra che purtroppo ho ragione.
        Invece che rispondere sui fatti dici “ma tu non capisci nulla” e scappi.

        Peccato, speravo in un attaggiamento meno integralista. Un’occasione persa.

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        • 16 Maggio 2010 alle 14:35

          ma cosa devo risponderti? hai detto una serie di falsità, chiunque usa Ubuntu sa che non sono vere. Punto.

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  110. 16 Maggio 2010 alle 11:06

    @guido: ngmail.comon c’è un programma per gestire le foto? Hai provato il nuovo F-spot integrato con nautilus? Evidentemente no. Non si possono fare videochiamate? Questa proprio l’hai sparata. Come mai ne ho appena finita una ed uso ubuntu?

    Su OO e MO ti dò ragione. E’ una menata che ogni volta che passo un file mi devo fare mille domande se la formattazione si manterrà. Però è anche vero che la M$ non fa niente per venirci incontro, anzi ci mette il bastone tra le ruote.

    Su l’editing video ti dò parzialmente ragione. Movie maker è molto usabile ed ha le funzioni che si aspetterebbe il 90% delle persone che usa questi sw: vuole soltanto montare le foto delle vacanze con un sottofondo audio. Secondo me però la comunità Gnu/Linux sta impegnandosi su questo fronte ad esempio con il progetto pitivi (solo all’inizio)

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  111. guido
    16 Maggio 2010 alle 13:12

    @danilo
    Le videochiamate che interessano al 99% della gente sono quelle con skype, msn, yahoo. Perche’ vogliono parlare con il resto del 99% del pianeta…

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    • Emanuele
      16 Maggio 2010 alle 13:54

      Beh, nonostante tutte le difficoltà dovute ai software/protocolli proprietari, le videochiamate con skype e msn si fanno senza problemi ormai.

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    • 16 Maggio 2010 alle 14:36

      ecco, questo dimostra che non sai le cose.

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    • Paolo
      16 Maggio 2010 alle 20:18

      Ecco, quindi aveva ragione guiodic: le spari a caso senza saperle.
      Per tua informazione: faccio video chiamate con Ubuntu e skype dalla prima volta che l’ho installato (2 anni fa).

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      • 16 Maggio 2010 alle 20:50

        sai chi mi ricorda? quelli che qualche anno fa dicevano che Linux non aveva l’interfaccia grafica. Adesso è raro sentirlo dire perché basta andare su youtube per rendersi conto che non è così, allora si sono spostati su altri fronti.

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        • Paolo
          18 Maggio 2010 alle 14:10

          Esatto. Esistono leggendo davvero dure da sradicare in cui sguazzano troll e gente che vuole il male di Linux. Fanno presa sulla naturale paura per il cambiamento: quando usi un SO nuovo la prima cosa che pensi se c’è un problema è che dipenda dal SO stesso.
          Ti riporto un episodio significativo del fenomeno. L’altro giorno stavo dando una mano ad un mio amico che si trova in USA: ha dovuto installare Ubuntu in emergenza su un portatile. E’ sempre stato un winaro convinto: quando non riusciva a far funzionare il microfono su skype pensava fosse colpa di Ubuntu: solo dopo diversi minuti di prove si accorse di aver premuto il tastino di spegnimento :-).
          Altro aspetto da non trascurare: spesso si installa Linux su macchine datate, anche per convenienza; questo porta ad errori dovuti a problemi HW che spesso la gente comune pensa sia legata a Linux, non aiutando certo a diffonderne una buona fama.

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  112. krak76
    17 Maggio 2010 alle 0:52

    Salve Guidoic,non so se ti ricordi di me: ci siamo scontrati su ossblog parlando dell’importanza di kernel vs sistema GNU, nonostante su alcune cose il mio pensiero rimanga profondamente diverso dal tuo devo farti i complimenti per questo post, centra perfettamente l’argomento e fa un’analisi scevra da fanboysmi vari sulla situazione di Linux, complimenti di nuovo e continua così, c’è bisogno di leggere post così più spesso.

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  113. Mauri
    16 giugno 2010 alle 10:37

    Certo, benedetta crociata. Ho un amico che la pensa come te, che ha sempre ragione e che sa fare tutto solo lui, salvo scoprire poi che oltre a Ubuntu sul pc tiene installato pure il SOZZO Windows con una marea di programmi rapinati. Chissà perchè? Io un piccolo sospetto l’avrei anche, ma forse sbaglio.

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  114. Mauri
    17 giugno 2010 alle 21:18

    Poi sparisco perchè non voglio rompere oltre, ma tu che dai dello stupido a chi non è del parer tuo, programmi come Adobe Premiere, Photoshop, Acrobat, Pinnacle, Nero, Autocad, Dragon Naturally Speaking, Abby FineReader, ( per non entrare poi in ambiti molto più seri ancora come quello medico, bancario o assicurativo ) li hai VERAMENTE testati oppure, un pochino,più o meno, così così. SE SI’, come puoi fare paragoni, non sei più attendibile, perchè guarda che non sei l’unico ad usare Ubuntu, anzi: SIAMO in moltissimi ad usare Ubuntu, ma non per questo tutti disprezziamo ciò che non è open source o free, perchè non dare merito a chi lo merita???

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    • 21 giugno 2010 alle 10:19

      sì uso (usavo) DOS/Windows da quando esistono. Non ho mai detto che certi programmi hanno un equivalente open al 100%, ma solo che molti programmi liberi possono essere tranquillamente usati in sostituzione di quelli proprietari. Però se tu mi citi “Nero”, francamente….

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  115. 19 giugno 2010 alle 19:05

    Io posso parlare di AutoCAD che all’università ci costringono ad usare (–>comportamento disonesto): è vecchio e sorpassato. Un ottimo sostituto 2D di AutoCAD è HyCAD (freeware), mentre per il 3D…Blender Blender Blender e ancora Blender.
    E’ sorprendente quello che si riesce a fare con questo software e come gira sul mio Ubuntu con 1 solo GB di ram (testato su Win fa letteralmente pena, ci mette troppo solo ad aprirsi, figuriamoci il resto).
    Se devo dare un merito a qualcuno lo do agli sviluppatori di Blender che hanno fatto e stanno facendo un lavoro eccezionale.

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  116. valerio
    28 giugno 2010 alle 15:41

    arrivo molto in ritardo come commento…

    comunque lascio la mia esperienza. Premetto: sto scrivendo da un computer con ubuntu 10 che uso in ufficio.

    pero’.. non posso dire di essere soddisfatto al 100%. ovvero, l’os di per sé è perfettamente funziionante, ma, almeno per le mie esigneze, mi mancano programmi. Mi stavo per l’aapunto chiedendo se vale davvero la pena lavorare al 99% con la virtual box aperta..

    il punto, a mio avviso, è che linux, in quanto OS free e open source, dovrebbe significare libertà..di scelta. Il problema è che in verità non lo è, perché vari programmi commerciali non si possono usare punto. Lo so, spesso auqndo si chiede aiuto eni blog della comunità la risposta che viene data è:”usa l’equivalente open”..
    pero’ ci sono mille motivi epr cui non sia sempre possibile farlo, soprattutto quando si lavora.. esempio classico: se lavoro con delle persone che usano illustrator non posso usare inkscape, perché non posso dare loro file non .ai (spiegalo al capo o all’ufficio con cui collabori che un svg è uguale, semrpe che lo sia al 100% e non al 98%..); e ancora se ho usato per 20 un software propietario non sempre ho tempo (e voglia..) di imparare a usarne un altro in maniera altrettanto buona..e infine alle volte a uno piace un programma e a un altro no e alle volte puo’ anche piacermi un programma propietario benché sia un fan di linux (esempio banale, non smettero’ mai di rimpiangere winamp, è un mio pallino personale).

    Questo per dire che linux, pur essendo oramai un sistema operativo ben maturo e facile da usare, rischia di rimanere incompleto..e alle volte un ottimo motore senza l’automobile intorno (per dirla con un paragone..)..

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    • 29 giugno 2010 alle 22:25

      il punto, a mio avviso, è che linux, in quanto OS free e open source, dovrebbe significare libertà..di scelta. Il problema è che in verità non lo è, perché vari programmi commerciali non si possono usare punto.

      Questa “libertà” è preclusa perché il produttore non fa la versione per Linux. Se il software fosse open source lo farebbe un altro se il produttore non ha voglia. Quindi come vedi il discorso è all’opposto.

      Riguardo al resto, al di là della solita manciata di luoghi comuni, c’è poco nel tuo ragionamento.

      p.s. Illustrator usa anch’esso il formato svg.

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      • valerio
        30 giugno 2010 alle 13:25

        scusa ma personalmente non ml sembrano luoghi comuni..sono i problemi che affronto tutti i giorni nella speranza che un giorno vengano superati… Io uso linux perché mi piace, soprattutto per il fatto nella maggior parte dei casi non mi impone di usare un determinato programma con determinate pratiche da effettuare (qualcosa del tipo ipod iphone itunes che personalmente non riesco a sopportare..). detto questo pero’ rimangono forti lacune. io me ne frego quanto si tratta di winamp, uso vlc e va bene lo stesso, e un prezzo che si puo’ pagare, ma non sono sicuro che tutti siano pronti a pagare questi piccoli prezzi (ognuno di noi ha le sue piccole manie). i problemi pero’ sono più elevati quando si tratta di lavoro. e il significato del mio post (forse non troppo chiaro) è che trovo un po’ limitante l’avversione della comunità linux nei confronti del programma propietario. io uso la virtual box sempre accesa perché di certi software non riesco a fare a meno (ci ho provato e ci continuo a provare tutti i giorni!). forse se la comunità fosse un po’ più comprensibile verso questi bisogni dei nuovi utenti le case di software si interesserebbero a fare versioni linux. Ad esempio io uso opera e skype su lnux e mi sembra funzionino piuttosto bene..

        p.s. il problema non è dare a qualcuno un file svg ma leggere senza problemi (e senza far imballare il pc) un file ai senza illustrator..si puo’ fare, non dico di no, ma non sempre è pratico..e quando sei nervoso e di fretta per lavoro non sempre hai voglia e tempo di litigare con le conversioni..

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  117. bboycagy
    10 luglio 2010 alle 14:16

    non ho parole ottimo lavoro, per me potresti diventare presidente,e altre cose verrebbero risolte

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  118. 22 luglio 2010 alle 17:12

    Di solito evito di leggere post troppo lunghi … ma da quando sto usando ubuntu, neanche da una settimana, la cosa mi sta appassionando molto, specialmente se mi capita di leggere post come questo, grazie, bravo davvero … inoltre devo dire che mi sento effettivamente libero, libero da quello stramaledetto windows che ho sopportato fin dalla versione 3.0 a qualche giorno fa … quando ho deciso di mandarlo definitivamente nel dimenticatoio! … winzoz al bando … GNU/Linux forever ((°[^))

    P.S. All’inizio avevo installato la 64bit e andava molto bene ma forse per qualche errore nello smanettamento non riuscivo a vedere i filmati su youtube … oppure è per via che i driver di adobe flash per amd64 non sono a tuttora disponibili?

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    • 23 luglio 2010 alle 22:51

      flash a 64 bit non esiste, quindi si usa quello a 32, con tutti i problemi di compatibilità che puoi immaginare….

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      • 24 luglio 2010 alle 4:57

        Salve guiodic, grazie della risposta … tuttavia su http://wiki.ubuntu-it.org/InternetRete/Flash/Architettura64Bit nella fattispecie Installazione manuale sembrerebbe dire il contrario … poiché a questo indirizzo http://labs.adobe.com/downloads/flashplayer10_64bit.html … c’è la dicitura: We have temporarily closed the Labs program of Flash Player 10 for 64-bit Linux … comunque sia mi consigli di usare la 32 che da come ho capito ha molti problemi di compatibilità e fin qui tutto ok … però mi chiedo se la 32 ha di questi problemi non è meglio forse progredire con la 64 se si ha il PC adatto ? …

        … in pratica guiodic, mi appello alla tua esperienza per intraprendere la strada giusta dato che sono appena all’inizio della storia … meglio progredire smanettando con la 32 o con la 64? … (°_°)

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        • 24 luglio 2010 alle 9:17

          non avevo icapito parlassi del plugin a 64 bit, comunque chiedi consiglio su linuxqualityhelp.it

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  119. Franz
    14 settembre 2010 alle 1:59

    Complimenti! Probabilmente il migliore articolo che abbia mai letto su Ubuntu e la situazione di GNU/Linux.

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  120. Geniaccio
    20 settembre 2010 alle 14:01

    bell’articolo! il problema di fondo cmq rimane il fatto che nonostante ci siano tante iniziative e software open source, non c’è ancora un legame open source. Ogni sviluppatore infatti pensa solo alla propria applicazione e non al legame che si può instaurare tra la sua e tante altre

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  121. theFly
    20 ottobre 2010 alle 20:56

    Ma non leggerete mai su Repubblica.it dell’ultima applicazione del cavolo uppata in Android Market, leggerete sempre invece notizie sull’ultima scoreggia di Steve Jobs. Io ormai ci ho fatto il callo.
    .
    infatti:
    http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/10/20/news/nuovi_prodotti_apple-8275284/
    ”Macbook Air”……. lo hanno chiamato.

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  122. federico
    24 novembre 2010 alle 19:14

    l’unico appunto costruttivo,
    non usare “open source” come sinonimo di “software libero” e viceversa, sono due concetti molto diversi, Stallman docet.

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    • 25 novembre 2010 alle 2:07

      è vero, ma per il discorso che volevo fare le differenze non sono rilevanti, io in genere preferisco usare comunque il termine software libero o anche la sigla FLOSS che include entrambi i concetti.

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  123. maxmurd
    22 ottobre 2012 alle 10:34

    Bell’articolo ma IMHO è un po’ riduttivo fermarsi a Ubuntu, sarebbe meglio per tutti noi considerare il complesso delle distro, almeno le più popolari.
    L’equazione Linux=Ubuntu è un altro mito da sfatare. 🙂
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