Sebbene abbia deciso di non usare nei prossimi 6 mesi né GNOME Shell, né Unity (salvo casi eccezionali) non rinuncio a provarle per farmi un’idea di questa che, volenti o nolenti, è l’evoluzione del desktop, in stile tablet: anche Mac OS X ha ora un suo launchpad, forse pure Windows andrà in una direzione simile.
GNOME Shell partiva svantaggiata, fino a qualche mese fa. Unity sembrava avere un progetto coerente, mentre GNOME Shell era preda di indecisioni su un po’ tutto. Oggi mi sembra che la situazione sia ribaltata. GNOME Shell è pressoché finita e chiara, mentre su Unity ancora imperversano vari mockup e soprattutto ad ogni aggiornamento vi sono cambiamenti sostanziali. Vediamo i pregi e i difetti:
GNOME Shell ha una maniera più intuitiva di lanciare le applicazioni (quelle senza icona sulla dock) rispetto a Unity. Basta spostarsi col mouse sull’angolo in alto a sinistra e compare una dashboard con le finestre attive (tipo expose). Cliccando su “applicazioni” compare l’elenco delle applicazioni che si possono lanciare, e a sinistra si può scegliere quale categoria (accessori, grafica, audio/video, ecc).
Il meccanismo di Unity è simile, ma per avere l’elenco delle applicazioni occorre clickare su una icona nella dock, che sta confusa in mezzo alle altre. Inoltre per restringere il campo ad una categoria, per ora c’è un menu a tendina che è molto meno pratico della soluzione di GNOME Shell. Su Unity, se si clicca in alto a sinistra, compare una dashboard con le attività presunte più comuni, di cui francamente non capisco l’utilità su un desktop dove di attività comuni ce ne sono a bizzeffe.
Nessuna delle due soluzioni, tuttavia, mi sembra pratica quando il vecchio menu di GNOME: più click, più spostamenti del mouse… però c’è da dire che avere le icone così grandi è comodo.
Unity invece vince sul lato dell’accesso ai file. Su GNOME Shell non c’è nulla che somigli al vecchio menu “risorse”: mi sono dovuto fare un lanciatore di Nautilus nella dock per sopperire a questa incredibile carenza, con tutti gli svantaggi immaginabili. E’ una mancanza strana visto che invece c’era nella vecchia GNOME Shell prima del “refit”, insieme peraltro a file recenti.
Devo dire la verità: spero che qualche commento mi smentisca e che sia io a non aver visto dove si trova, perché in tutta onestà senza questo, l’uso del desktop diventa terribilmente stressante.
In effetti, a pensarci, né iOS, né Android hanno una gestione dei file, a meno di non installare un apposito filemanager. Ma questo modello app-centrico è totalmente anti ergonomico per un desktop, dove i file sono migliaia e vanno gestiti in quanto tali e non solo come creazioni delle app: anzi, al contrario, il desktop è file-centrico e le app sono solo uno degli strumenti che si usano sui file.
L’altro problema di GNOME Shell (e di Nautilus 3) è che non gestisce i file sul desktop e questo è un ulteriore problema.
Tuttavia va detto che anche su Unity non è che la gestione dell’accesso ai file sia così intuitiva: anche in questo caso solita icona grigia nella dock, in mezzo alle altre.
Altro vantaggio di Unity è la dock che interagirà con i programmi, come ora fa Docky, attraverso dbus. In tal modo sarà possibile controllar il programma dalla dock, cosa che GNOME Shell farà in parte solo con l’area notifiche in basso, ma in modo forse non altrettanto esteso.
GNOME Shell invece mi solletica riguardo la gestione delle finestre e dei work space, che è fatta davvero bene ed è facile da usare. E’ un piacere switchare da una applicazione all’altra e spostare le finestre tra i vari work space che vengono creati e distrutti a seconda delle esigenze, invece di essere fissi.
Certo, sarebbe meglio se la dock potesse essere sempre visibile, in modo da avere contezza delle applicazioni che girano in modo più immediato, tuttavia considerando che in genere con il desktop tradizionale si impazzisce dietro a mille finestre nella barra inferiore, minimizzandole e rimassimizzandole, forse questa soluzione che ti costringe ad usare i work space e permette una maggiore concentrazione sulle singole finestre, non è da scartare.
In quest’ottica, l’eliminazione del pulsante per minimizzare le finestre, ha senso (mentre per massimizzarle basta trascinarle vicino al pannello superiore o cliccare due volte sulla barra del titolo).
Fin qui le mie impressioni. Allora stato attuale, GNOME Shell sarebbe una alternativa da prendere in considerazione rispetto al desktop tradizionale, se non fosse per il problema dell’accesso macchinoso a cartelle e file che è un difetto di progetto che la rende pressoché inusabile.
Insomma, per ora non mi sento altro che dare una bocciatura ad entrambi i progetti, pur vedendone alcuni aspetti innovativi che potrebbero essere integrati in un desktop tradizionale, come par voglia fare Elementary Desktop.
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